“Stupid
white men” di Michael Moore
(Roberto Esposti - flann.obrien@email.it)
- Torniamo
a parlare in queste pagine di Michael Moore: l’occasione ci viene data
dalla
recente
pubblicazione in Italia del suo libro “Stupid white men”, bestseller
negli USA (Mondadori, 14 euro). Destino strano, quello di questo libro: ha
infatti rischiato di non venire mai pubblicato visto che i temi che
affronta (di cui parlerò) vennero ritenuti fuori luogo all’indomani
dell’11 settembre, data all’indomani della quale il libro doveva
essere edito. Solo la costanza e la passione di molti bibliotecari
americani costringerà la casa editrice di Moore a dare alle stampe questo
testo.
Il libro si apre con la storia di come si sono risolte definitivamente le
ultime tormentatissime elezioni presidenziali americane, raccontando con
dovizia di particolari e approfondita documentazione (assoluta costante
del libro) lo strampalato colpo di stato che si è consumato in quel di
Florida in favore di Bush Junior. Moore narra il tutto con ironia ed
umorismo, ma traspare dalle sue parole il disgusto per un’operazione
assolutamente indegna per una grande democrazia, ridotta oggi a
nient’altro che il rivestimento istituzionale di lobby, ben
rappresentate nel governo USA come emerge d’altronde nelle dettagliate
biografie (ospitate nel libro) dei suoi componenti. Si passa poi ad un
appello diretto a George Bush al quale lo scrittore ricorda gli sfaceli
del suo giovane mandato, il fatto di essere un alcolista, un analfabeta e
financo un criminale. Ma attenzione ce n’è per tutti: Moore passa
infatti a descrivere con illuminanti e divertenti esempi, ma anche con
dati documentati i mali dell’America, come il sistema di tassazione,
quello di retribuzione, il diffuso razzismo che fa dell’uomo di colore
un mostro criminale, la dilagante ignoranza anche tra i quadri usciti da
prestigiose università, nonché la piaga della sponsorizzazione
scolastica (ATTENTA ITALIA!!!).
Ma non è finita: in un crescendo di dati commentati con intelligente
umorismo si affronta il problema del riscaldamento del pianeta, quello
della decrescente natalità maschile, la dissennata politica estera
americana e le sue leggi antistupefacenti. Non si creda però che Michael
Moore, giustificato dal taglio del suo libro (ossia un pamphlet e non
un’opera improntata ad un ferreo rigore giornalistico) risparmi critiche
ai Democratici, ossia l’altra faccia della medaglia della politica USA:
nel capitolo decimo essi non fanno davvero una gran figura, soprattutto
nei provvedimenti decisi da Clinton alla fine del suo mandato.
Moore chiude poi dandosi provocatoriamente la colpa dell’elezione di
Bush Junior parlando del suo sostegno al candidato alle presidenziali dei
Verdi, Ralph Nader: indicando secondo noi una possibile via verso il
cambiamento di un sistema politico che, come emerge da questo libro, ha
davvero l’esigenza di cambiare, non potendo più reggersi su
l’alternanza di due partiti ormai troppo appiattiti l’uno
sull’altro. Se cercate dunque una lettura spassosa, ma intelligente,
scritta in una lingua alla portata di tutti vi consiglio caldamente di
guadagnare la tintarella con “Stupid white men” tra le mani. |