Piccola
storia della moneta: Origini della moneta
(prima
puntata)
Ogni giorno tutti quanti abbiamo a che fare con una cosa strana e
seducente che si chiama moneta! La consideriamo ormai un’amica abituale
e simpatica che ci rende felici quando viene a trovarci ma che ci lascia
contrariati e preoccupati quando se ne va. In sua compagnia ci sentiamo più
sicuri e progettiamo sul nostro futuro; insieme a lei risolviamo molti
problemi, riusciamo a dare un valore alle cose che ci circondano e
possiamo anche procurarci tutto quanto ci occorre. Insomma non potremmo
proprio fare a meno di lei, però dobbiamo fare attenzione a non
affezionarci troppo perché essa è una creatura impietosa e senza cuore e
se diventa nostra padrona allora può facilmente farci schiavi e spingerci
a comportamenti devianti e spregevoli. Comunque la moneta, nel bene e nel
male, è ormai diventata protagonista indiscussa dei nostri giorni; grosso
modo si può ritenere che la metà del tempo la impieghiamo in attività
volte a procurarla (lavoro, commercio, industria, professione etc.) mentre
l’altra metà risulta dedicata a manifestazioni di vita che ne impongono
il consumo come alimentazione, casa, salute, divertimento etc. Dobbiamo
tuttavia ricordare che la moneta, così efficiente nel facilitare lo
scambio delle merci, non è un frutto della natura piovuto dal cielo ma è
invece una grande invenzione della cultura umana realizzata faticosamente
e progressivamente in tempi lunghissimi seguendo un percorso vicino e
parallelo al cammino della civiltà e vale la pena soffermarsi brevemente
su alcuni dei tratti più significativi:
(Pietro Frangini) – Origini
della moneta
Fin dalla notte dei tempi l’uomo ha avuto un comportamento sociale!
All’inizio è vissuto in comunità ristrette e limitate alle dimensioni
famigliari
nelle quali ogni membro conferiva i beni e i servizi che possedeva
mettendoli a disposizione di tutti spinto in questo dagli istinti
biologici di solidarietà e perciò tutto veniva scambiato reciprocamente
a titolo gratuito.
Quando poi la specie umana incominciò a sviluppare i peculiari
potenziali di intelligenza, di linguaggio e di organizzazione fu
inevitabile l’allargamento delle comunità che divennero tribù e nelle
quali confluirono gruppi familiari di stirpe diversa; l’allargamento fu
imposto da esigenze di difesa e di sicurezza e anche al fine di disporre
di maggiori quantità di beni e servizi scambiabili al suo interno. Ma
nella tribù, quando lo scambio avveniva tra membri di famiglie diverse
esso non obbediva più al solo istinto parentale e non era più
completamente gratuito; ognuno era disposto a scambiare le cose possedute
con altre a lui necessarie e giudicate di pari utilità e così si avviò
il commercio primordiale basato sul baratto.
All’interno della comunità perciò si prese a barattare il cibo, le
pelli animali, i manufatti di legno e di pietra e altri beni di assoluta e
immediata necessità e ogni parte incominciò a cercare nello scambio un
vantaggio personale dando forma al concetto di guadagno. Lo scambio
tra generi di prima necessità aveva però i suoi limiti! Non sempre le
cose possedute e offerte risultavano gradite e allora nel baratto
entrarono altri beni meno indispensabili ma che incontravano sempre il
gradimento generale perché erano conservabili nel tempo e riuscivano a
soddisfare il bisogno di prestigio negli uomini e di bellezza nelle donne
come pietre colorate, conchiglie, perle, pezzi di ambra, pepite grezze di
oro e di argento, denti di animali etc. che parteciparono al circuito di
scambio come tali e preparati a guisa di collane o altri manufatti
portando così a forme di baratto allargato.
Questi beni durevoli oltre che servire nello scambio potevano anche
essere nascosti e accumulati e piano piano fecero nascere l’idea dell’arricchimento.
Il baratto allargato costituì la forma di commerciò che regolò gli
scambi in gran parte della preistoria finché il progresso umano giunse
alla grande rivoluzione culturale e tecnologica dell’allevamento animale
e dell’agricoltura iniziata circa 15.000 anni fa e da allora nei
circuiti di scambio entrarono a far parte nuovi beni come lana, pecore,
cereali, leguminose, olio e vino.
L’affermarsi dell’agricoltura trasformò anche il sistema di vita
umano che da nomade si fece stanziale e per difendere gli allevamenti e le
piantagioni le comunità dovettero ingrandirsi ulteriormente fino a
raggiungere le dimensioni dei regni estendendo di conseguenza lo scambio
dei beni ad aree più vaste ed a tribù più lontane e allora nel baratto
cessarono del tutto i vincoli parentali di solidarietà e diventarono
imperativi i concetti di utilità e di guadagno.
La rivoluzione agricola portò poi a molte altre conquiste tra le quali
vi furono l’arte di costruire abitazioni e magazzini in pietra, muri di
difesa, fornaci nonché alla scoperta e alla produzione dei metalli ed
alla fabbricazione di manufatti in terracotta; così il baratto si integrò
ulteriormente con le ceramiche ed i metalli.
Assai apprezzati diventarono gli oggetti di metallo come tazze, coltelli,
vomeri, spade, lance e altro perché erano infrangibili, di grande utilità
e anche facilmente nascondibili e perciò consentivano in pieno
l’arricchimento e il potenziamento delle famiglie e delle comunità; così
questi manufatti diventarono sempre più importanti nel baratto e in un
certo senso si comportarono da monete primordiali.
Tra i vari oggetti metallici particolare successo ebbero i pezzi grezzi
ossia non lavorati con i quali si potevano costruire gli utensili
necessari e desiderati e tra questi i più ricercati in assoluto furono
quelli in oro e in argento che servivano per addobbare i templi, le dimore
dei guerrieri e a produrre i gioielli per le donne! Tuttavia l’oro e
l’argento erano scarsi e raggiunsero subito un alto valore di scambio
diventando metalli preziosi molto importanti per il grande
commercio a distanza.
Accanto all’oro e all’argento, molto presto si scambiò anche il rame
e, successivamente, il bronzo anch’esso di notevole valore e di grande
utilità.
L’uso dei metalli nel
baratto divenne importante già nelle grandi civiltà antiche
dell’Egitto, della Mesopotamia, dell’India e della Cina dove dominava
sempre il baratto che però era sempre più basato e regolato sui metalli
che erano disponibili in forme, peso e purezza molto variabili in
relazione soprattutto alle fonderie nelle quali venivano prodotti. Quando
i pezzi metallici erano utilizzati nello scambio venivano allora pesati a
mano o con bilance primitive e la loro purezza era stimata a vista ma
tutto questo portava ogni volta a discussioni interminabili e frenava i
commerci.
I pezzi metallici si ottenevano versando il materiale fuso in forme di
pietra o stampi e ben presto i produttori più seri e organizzati
impararono a farsi riconoscere con segni particolari sugli stampati a
guisa di marchio e questo facilitò molto la valutazione delle qualità
del metallo al momento della transazione. Perciò l’uso di marcare
i metalli si diffuse e si affermò.
In questa situazione che possiamo già definire premonetaria e che
durò a lungo nella protostoria si vennero producendo pezzi metallici,
marcati o no, sempre più regolari e standardizzati nelle forme come
avvenne nel mondo mesopotamico, nella Grecia micenea e anche nell’Egitto
antico dove circolava un pezzo d’oro, probabilmente marcato, del peso
di ¼ di oncia e corrispondente al valore di un bue sano.
Passarono altri secoli e nel primo millennio a.C. si arrivò in Lidia
nell’attuale Turchia, dove la produzione dei pezzi metallici che
venivano marcati dalle fonderie private attirò l’attenzione e
l’intelligenza del re Creso che comprendendone in pieno l’importanza
riservò al proprio Stato tutte le emissioni controllando direttamente
l’attività delle officine che presero a fabbricare pezzi di elettro
(lega di oro e di argento) di forma rotondeggiante e di peso costante che
recavano impresso il marchio reale il quale veniva a simboleggiare la
garanzia sul peso e sulla purezza della lega; questi pezzi si chiamarono Statere
(peso standard) e di fatto divennero le prime vere monete della
storia.
Nel sesto secolo a. C. le monete di Creso ebbero grande successo perché
sapevano rendere facili gli scambi delle merci e inoltre venivano anche
tesaurizzate volentieri dai privati e questo fece loro acquistare un
notevole valore aggiunto rispetto al valore commerciale del metallo
contenuto rendendo Creso immensamente ricco e la sua ricchezza diventò
addirittura proverbiale. Il successo ottenuto da Creso diffuse l’uso
della monetazione nei paesi vicini come la Persia dove l’imperatore Ciro
fece produrre una moneta d’oro, il Darico, corrispondente alla paga
mensile di un soldato e anche nella Grecia del tempo dove si produssero
monete in elettro, in argento, in rame e talvolta in oro a cura delle
principali Città-Stato.
Nella Grecia antica i primi pezzi monetari si chiamarono genericamente nomisma
(corrispondente a legge o costume) e all’inizio furono stampati su una
sola faccia con tecnica detta incusa. L’unità ponderale era la Dramma,
di circa 6 grammi e corrispondente al peso di una manciata di grano. Il
valore della Dramma venne suddiviso in 6 monete di rame chiamate oboli;
successivamente si coniarono anche monete di valore maggiore come lo
Statere equivalente a 2 Dramme, il Tetradramma e il Decadramma.
In Grecia l’arte della monetazione prodotta e garantita da una autorità
statale e ben accolta nei mercati dimostrò in pieno la sua utilità
incrementando tutti i commerci e da lì si diffuse poi rapidamente nel
mediterraneo fino ai popoli Celtici dell’Europa continentale, alla Magna
Grecia, all’Etruria e a tutta la penisola italica dove, insieme
all’affermarsi della scrittura, segnò l’avvento della civiltà
storica.
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