Notizie in... Controluce Notizie in... Controluce
 Versione digitale del mensile di cultura e attualità dei Castelli Romani e Prenestini

sei il visitatore n.

 

home | indice giornali | estratti | info | agenda | cont@tti | cerca nel sito | pubblicità

 

Sommario anno XII numero 9 - settembre 2003

 I NOSTRI PAESI - pagina 8
monte compatri
La biblioteca di filosofia di Monte Compatri ed il ruolo delle biblioteche
(Renato vernini -
renverni@tin.it) - Quando, ancora sbarbatello e fresco di studi classici, iniziai a lavorare in una importante biblioteca di Roma, la decana delle impiegate, una signora che rappresentava anche nel fisico il modello perfetto di bibliotecaria, generosamente mi concesse di dare una sbirciatina ai suoi appunti di biblioteconomia. Il libello, ordinatissimo ed impolverato, iniziava più o meno con questa definizione: “La biblioteca è il posto nel quale si conservano i libri e si mettono gli stessi a disposizione dei lettori”. Era il 1985 e quella definizione poteva risalire ad una ventina di anni prima. È ancora valida? Ritengo sostanzialmente di no. I motivi sono molti e si riconducono alla diversa organizzazione del sapere, alle mutate condizioni sociali almeno nel mondo occidentale ed all’avvento di internet. Le cose sono abbastanza semplici: da Gutemberg all’avvento della rete chi voleva leggere o studiare un testo aveva tre strade, o comprarlo o farselo prestare o leggerlo in biblioteca. Chi poteva e voleva lo comprava, altrimenti si faceva ricorso alle biblioteche. I libri erano pochi (intesi come scelta di titoli) ed a volte rari. La biblioteca, soprattutto prima dell’invenzione della stampa, aveva anche il compito di “testimone” del sapere ed assomigliava, in questo, ad un museo. Molte biblioteche ancora oggi conservano manoscritti, incunaboli, stampe rare e preziose. Questa ultima funzione delle biblioteche è senz’altro rimasta inalterata. È invece sparita l’utilità di conservare in biblioteca una serie di altri documenti. Pensiamo alle raccolte legislative, ai repertori di qualsiasi materia, alle enciclopedie, agli annuari, agli almanacchi: chi ancora raccoglie le Gazzette Ufficiali, o repertori legislativi? I repertori in rete o al massimo su cd-rom aggiornabili periodicamente sono di gran lunga più sicuri, agevoli da consultare, occupano meno spazio e garantiscono un aggiornamento costante, permettendo risparmi di spese sul personale e sulla acquisizione del materiale. La crisi sembra toccare anche altre tipologie di materiale rendendo nella maggior parte dei casi superflua l’istituzione di una biblioteca che abbia “poco di tutto”. La legge italiana prevede che ogni testo stampato debba essere spedito obbligatoriamente alle biblioteche nazionali, ma per le altre che senso ha conservare testi che nessuno, mai, chiederà di consultare? Certo, esistono le biblioteche di quartiere o periferiche che assolvono il compito sociale di poter prestare un libro, anche per diletto, a chi per problemi economici o per scelta personale non può o non vuole comprarlo. Queste sono biblioteche benemerite e quasi sempre di iniziativa pubblica. Questo tipo di istituti, però, debbono fare molta attenzione alla loro politica degli acquisti: debbono comprare libri che abbiano un discreto tasso di appetibilità. Non ha certo senso che una biblioteca di quartiere compri un pregevole trattato di semiotica applicata alle scienze astronomiche quando nel quartiere la gente al massimo legge la biografia di Walt Disney. Molto più senso avrebbe, per esempio, aprire una biblioteca di cultura sportiva se nel quartiere o nel paese esistono dieci palestre e la gente impazzisce per la squadra locale di basket che milita in quarta categoria. Se questa fosse l’unica biblioteca del paese avrebbe senso che fosse collegata in rete con il paese vicino, dove magari si produce dell’ottimo vino ed è stata fondata una biblioteca specializzata in enologia e degustazione dei vini. Entrambe, per assolvere al loro compito sociale, dovrebbero avere almeno due o tre postazioni internet, una raccolta di enciclopedie e repertori in formato elettronico, qualche classico selezionato della letteratura e strumenti didattici di base. Via via il circuito potrebbe allargarsi, come del resto sta succedendo per la Provincia di Roma, ed a queste due biblioteche specializzate potrebbe aggiungersene una terza che possegga del materiale interessante sulla storia del comprensorio, e così dicendo.  Per il resto l’utilità di una biblioteca decentrata generalista si riduce alla non trascurabile funzione di fornire un tetto ed un luogo di incontro a giovani studenti in cerca di un posto stimolante per studiare e non solo.
Questa proposta minima rimane una razionalizzazione ed attualizzazione non troppo scontata di un modo classico di intendere la biblioteca. Grazie a Dio, con lentezza ma inesorabilmente, il concetto stesso di biblioteca classica viene sostituito da nuovi approcci. Per esempio si stanno costruendo ovunque delle biblioteche che non hanno bisogno di mura, tavolini, librerie. Sono le biblioteche elettroniche: biblioteche in rete dalle quali è possibile scaricare interi testi. La strada è resa impervia da due problemi: il diritto di autore (chi e come paga i soldi dovuti all’autore?) e la difficoltà di digitalizzare le opere stampate (trasferire i testi dalla carta ad un formato elettronico). Il primo problema è di politica culturale e gli esperimenti avviati in ogni parte del mondo sembrano essere interessanti. In ogni caso è bene ricordare che molte opere, decorso un determinato periodo di tempo dalla morte dell’autore, non sono più soggette a diritto di autore. Il secondo problema dovrebbe essere affrontato con maggior risoluzione proprio dalle biblioteche, soprattutto quelle pubbliche. In attesa delle biblioteche elettroniche (in Italia un importante esperimento è costituito dal “progetto manunzio” www.liberliber.it e nel mondo anglosassone dal “progetto gutemberg”) possiamo accontentarci delle biblioteche che mettono a disposizione in rete il loro catalogo. L’associazione dei bibliotecari italiani (www.aib.it) offre anche un prestito a distanza che può essere direttamente concluso su internet. Altro discorso vale per i periodici, molti dei quali, soprattutto quelli specialistici, offrono una ottima versione on line.
Tutto questo sproloquio dovrebbe consentirci di riflettere un pochino sul senso della Biblioteca filosofica di autori italiani aperta da qualche tempo a Monte Compatri. Premesso che sono felicissimo della sua esistenza e della sua sede, mi permetto di avanzare alcune osservazioni. La prima: la biblioteca di filosofia è una biblioteca specialistica nata in seno al Centro per la filosofia italiana ed ospitata dal comune di Monte Compatri. Ora la sua connotazione di biblioteca tradizionale e specialistica la rende difficilmente accessibile alla gran parte dei cittadini di Monte Compatri, i quali sembrano poco preoccupati, nel loro complesso, all’oblio dell’essere denunciato da Heiddeger . La specializzazione poi è troppo vasta per renderla competitiva ed accattivante. Posso capire una biblioteca specializzata in Marco Mastrofini, che contenga tutto quello che riguarda il filosofo teologo di Monte Compatri. Saranno 1000 titoli in tutto ed ogni studioso interessato al nostro filosofo troverebbe utile recarsi a Monte Compatri per consultare materiale, anche raro, raccolto nella biblioteca locale. Una biblioteca specializzata in “filosofia italiana” di queste dimensioni non ha molto senso. Mi spiego: la Biblioteca della Pontificia Università Gregoriana di Roma (http://biblio.unigre.it) raccoglie circa 700.000 volumi, di cui 60.000 direttamente nelle sale di lettura, 3550 periodici, 60 incunaboli, 80 cinquecentine, oltre 25.000 opere rare: perchè uno studente di filosofia dovrebbe venire a consultare i testi della biblioteca di Monte Compatri che a pieno regime, come indicato nel sito internet (http://www.filosofia-italiana.it/@_biblioteca.html), potrà averne 20.000? Chi studia filosofia, poi, può tranquillamente rivolgersi alle biblioteche di facoltà, di istituto, ad internet. Secondo: l’istituto che ha posto la sede della sua biblioteca a Monte Compatri svolge una pregevole attività accademica, sempre dal sito internet ricaviamo il titolo dei più importanti convegni annuali finora svoltisi: “Il problema del fondamento”,  “Civitas et civilitas – Rapporto tra Filosofia e Archeologia”, “Scienza e coscienza tra parola e silenzio”, “Il problema della diversità: natura e cultura”. È evidente che questi ameni raduni siano destinati ad un ristrettissimo manipolo di cattedratici e che poco abbiano a che fare con la realtà di Monte Compatri ed in genere dei Castelli Romani. Terzo: a Monte Compatri manca una biblioteca di base, per cui uno che volesse consultare il testo “Fenomenologia della Coscienza morale” di Gatti Pasquale, edito nel 1909, potrebbe agevolmente trovarlo con collocazione 1 G, mentre se uno studente delle scuole medie di Monte Compatri volesse cercare nel torrido agosto un atlante storico o più banalmente una biografia di Garibaldi o volesse avvinarsi alla lettura interessandosi al Birraio di Preston di Camilleri si troverebbe in una qualche difficoltà. Fermo restando quello che abbiamo detto sulle biblioteche di base, oggettivamente questo dato sembra essere importante. Quarto ed ultimo: nonostante queste osservazioni una biblioteca come quella aperta a Monte Compatri offre gran lustro al paese e va valorizzata. Certo che il centro al quale fa capo dovrebbe essere invitato, oltre quello che mirabilmente già fa il suo direttore prof. Ciaravolo, ad una maggiore integrazione con il territorio, utilizzando corsi introduttivi, lezioni monografiche, seminari, tutte quelle iniziative divulgative che possono avvicinare ed introdurre i cittadini che risiedono nel territorio alla filosofia, cui troppo genericamente è dedicata la nostra biblioteca.

monte compatri

Artisti in piazza
(Alfredo Borghini) - Una Esposizione di artisti all’aperto è sempre una esperienza diversa. Il diverso non è nella mostra di per sé, ma nella possibilità di incontrare un “pubblico” diverso.

Qui a Monte Compatri siamo arrivati un po’ alla spicciolata ciascuno con un bagaglio di esperienze e una maturazione artistica diverse. Tutti, però, accomunati dalla voglia di “parlare” al grande pubblico che si avvicina all’espressione artistica anche mosso dalla spinta dell’incontro “nuovo”. Tutti gli artisti presenti hanno espresso compiacimento per l’ambiente in cui l’associazione Pro Azzurra ha scelto di collocare la mostra. Meglio sarebbe stata una grande esposizione di quadri e sculture per tutto lo splendido spazio alberato di Viale Busnago, il che avrebbe indubbiamente contribuito a qualificare l’intervento. Gli artisti che hanno esposto per l’occasione del 10 agosto sono tutti, chi per un verso e chi per l’altro, professionisti d’indubbio valore, ci piace segnalare la presenza di artisti appartenenti all’associazione “Cento pittori di Via Margutta” della nota associazione dei “Pittori Tuscolani” e “Lorenzo Viorni di Ostia”. Quindi una rappresentanza di alta qualità ha caratterizzato questa bella iniziativa che, con un pizzico di attenzione e più spazio potrebbe diventare un fiore all’occhiello delle mostre dei Castelli Romani.
 I NOSTRI PAESI - pagina 8

Sommario anno XII numero 9 - settembre 2003