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Sommario anno XII numero 9 - settembre 2003

 COSTUME E SOCIETÀ
Un viaggio alle isole Azzorre
(Roberto Esposti
flann.obrien@email.it) - Conosciute più per un recente vertice internazionale che per la loro bellezza naturalistica, le isole Azzorre sono un arcipelago di nove isole poste a 1500 km dal Finis Terrae europeo, in pieno Atlantico. Territorialmente parte del Portogallo, godono di un clima temperato, ma caratterizzato da precipitazioni tipicamente atlantiche. Assolutamente fuori da ogni circuito turistico in ragione della distanza che le separa da Europa e America, sono state scoperte solamente nel 1427, data dalla quale il lavoro dei deportati portoghesi ha addolcito la ribelle bellezza del paesaggio, piegandola in ragione di una necessaria sopravvivenza. Il continuo lavorio dei coloni è ben visibile nei pascoli che coprono tutte le isole, favoriti dall’abbondanza d’acqua portata dalle piogge atlantiche e da una terra generosa, perché epidermide di vulcani mai sopiti, e nelle cittadine a dimensione umana.
Il nostro viaggio inizia dall’isola di São Miguel ricoperta da rigogliosi boschi, che scoprono enormi caldere riempite d’acqua: i laghi sono i gioielli di quest’isola, in particolare i due gemelli Azzurro e Verde, dal colore delle loro acque, che la leggenda vuol ricondurre agli occhi di due sfortunati amanti; c’è poi il lago di Furnas, così simile al nostro Nemi, che prende il nome dalle fumarole dove gli abitanti cucinano il Cozido das Furnas, un bollito di manzo cotto riponendo la pila nella terra calda e vaporosa, bontà nata da un indispensabile ingegno.
Un aereo ci porta a Faial, l’isola a forma di stella, l’isola che cresce grazie alle eruzioni del vulcano Capelinhos, capace nel 1957 di far sorgere una collina di 200 metri dal mare come a ricordare che il favore della Terra è capriccioso ed incerto. Ad Horta, la città principale dell’isola, c’è una marina che testimonia lo stesso favore, stavolta concesso dal Mare: mal gliene incorra all’equipaggio che arrivi fin qui e non dipinga il suo colorato omaggio al Mare su di un muro del porto, ce ne sono centinaia e dietro ad ognuno c’è una storia scritta da migliaia di miglia d’acqua. C’è poi il Peter Café, il fermo posta dei traversatori dell’Atlantico: ho visto missive indirizzate a capitani che sarebbero giunti ad Horta solo nel 2006. La gente di mare vive su tempi inconcepibili per noi, esattamente come le tartarughe ed i delfini con cui giochiamo durante una gita in oceano, cercando un possibile incontro con le balene.
L’isola di Pico sembra uno scherzo della natura: piccola piccola con questo vulcano enorme che pare il Fujiyama dell’Atlantico, sempre ricoperto dalle nuvole. Ti sorprende perché prima di svelarsi ti fai un’idea di dove finiscano i suoi 2351 metri, poi si apre e pensi che non sia possibile che arrivi così in alto. La possibilità diventa certezza quando in una notte di luna forte lo scaliamo. L’alba vista dal tetto del mondo è un oceano in fiamme, è l’epifania della bellezza del Mondo, per chi crede è Dio.
São Jorge ci accoglie con le graziose stradine di Velas che ci fanno dimenticare l’asprezza di Pico e della sua gente: qui ti danno una confidenza che non ti aspetti; a Rosais seguendo una tipica corrida con la corda riesci quasi a diventare uno del posto. La bellezza delle calette, delle scogliere e delle valli addolciscono evidentemente la gente: per questo quando la prima sera senti il canto delle anime venire dal cielo, non te lo aspetti ed il sangue ti si gela nelle vene. A Punta Topo c’è la riserva dove questi strani uccelli nidificano e se sei fortunato hai il privilegio di sentirne i canti a migliaia.
L’isola di Terceira è l’ultima che ci ospita: Angra do Heroismo, patrimonio dell’Unesco per la sua architettura rinascimentale, ci accoglie con i suoi café sul mare. Qui l’effetto dei soldi che iniziano ad arrivare, anche dalla UE, si vede: parlare di turismo è però ancora mentire e le piscine naturali di Biscoitos, riempite con un’acqua che è meravigliosa (come in ognuna di queste isole) sono tutte per noi. Mangiamo sempre bene, mai a più di 10 euro ed il vino è buono. Abbiamo il tempo anche di entrare nelle viscere dei vulcani: le grotte dell’isola sono vaste e belle, riusciamo a vedere antichi ingrottamenti lavici. Un pezzo di cuore lo lasciamo in queste Azzorre tappezzate di ortensie.
 COSTUME E SOCIETÀ

Sommario anno XII numero 9 - settembre 2003