frascati
L’8
settembre 1943 a Frascati
(Giovanna Ardesi) - A sessant’anni dal bombardamento della
città di Frascati esce il libro dello storico locale Raimondo Del Nero
dal
titolo
“L’8 settembre 1943 a Frascati - Sessanta anni dopo”.
Il volume è ricco di foto storiche del luogo, che suscitano grande
interesse e commozione e che sono inserite non solo nel testo ma anche in
un’apposita appendice. L’autore,
attraverso un narrazione scorrevole ed avvincente, fa un resoconto dei
fatti storici che portarono a quel tragico giorno, mostrando come la
storia di Frascati e Castelli Romani si sia intrecciata con la storia
d’Italia. Infatti, com’è noto, a Frascati si era installato l’Alto
Comando Tedesco, a seguito del fallimento dell’intento mussoliniano di
“condurre una propria guerra parallela”.
Raimondo Del Nero analizza, inoltre, in modo puntuale la situazione
militare italiana del periodo bellico, facendo dell’opera un testo di
sicuro interesse non solo per le popolazioni locali che subirono i tragici
fatti, ma anche per gli storici più in generale interessati alla seconda
guerra mondiale. Nell’occasione, è stata presentata la medaglia
commemorativa coniata in bronzo su bozzetto di Marcello Ruggeri.
zagarolo
Al
Tordo Matto la certificazione
di tipicità
(Laura Frangini) - Il tordo matto è un vero prodotto tipico
italiano. A dirlo è il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali -
MIPAF - che lo scorso 29 agosto, con pubblicazione sulla Gazzetta
Ufficiale n.200, ha inserito questa delizia gastronomica della zona di
Zagarolo nell’elenco dei prodotti tradizionali del nostro paese.
L’importante riconoscimento è arrivato a seguito di un iter burocratico
che ha visto protagonista la Comunità Montana dei Castelli Romani e
Prenestini, quale promotrice dell’iniziativa che valorizza uno dei
prodotti più importanti della gastronomia locale. Fu l’ente Montano,
circa un anno fa, a sollecitarne la certificazione, finanziando anzitutto
uno studio culinario e storico-legislativo del prodotto, realizzato dalla
cooperativa ecologica di divulgazione agraria Ceda, insieme
all’Associazione Amici di Zagarolo. Questo studio, inoltrato al
Ministero tramite la Regione Lazio, è stato essenziale a dare l’avvio
all’iter di riconoscimento di tipicità. Un altro momento fondamentale
del processo di certificazione è stato sicuramente il convegno a Palazzo
Rospigliosi organizzato a primavera scorsa dall’ente Montano con
il Comune di Zagarolo, in cui, come ricorda Leandro Dominicis del
Ceda, si è cementata quella sinergia vincente, che ha visto la
collaborazione attiva di tutti i partner locali e dell’agenzia regionale
di sviluppo agricolo Arsial. Particolare
soddisfazione per i risultati ottenuti, è stata espressa dall’assessore
alla Cultura e Turismo della Comunità Montana, Sandro Vallerotonda,che
ricorda come già in qualità di sindaco di Zagarolo, avesse seguito con
particolare attenzione questo obiettivo. Dopo questo primo successo, ora
il tordo matto punta alla certificazione da parte dell’Unione Europea. E
ancora una volta l’Ente Montano è in prima fila, con uno stanziamento
finanziario a copertura delle spese per l’ottenimento di quella
denominazione registrata che è indispensabile a difendere dalle
imitazioni e da indebite appropriazioni i produttori locali.
palestrina
Nuovo
ufficio di polizia amministrativa
(Tania Simonetti - Marco Cacciotti) -È stato inaugurato il nuovo
sportello della polizia amministrativa a Palestrina, operativo da
giovedì 25 settembre. Il nuovo ufficio è sotto la dipendenza del
commissariato di Frascati, si tratta di uno sportello di polizia
amministrativa, che rappresenta il primo passo per cercare di dare
risposte agli oltre 70 mila residenti di questa ampia zona dei comuni
Prenestini. Palestrina ed il suo comprensorio avranno il posto di polizia
richiesto da molto tempo dalle autorità cittadine, il nuovo sportello è
situato al piano superiore del comando
della Polizia municipale, in corso Pierluigi 35. Il sindaco di
Palestrina Enrico Diacetti, ha espresso la speranza che, dopo lo sportello
di polizia amministrativa, possa esserci l’istituzione di
un commissariato di polizia, con una unità operativa e vigile, sul
territorio.
castelli
romani
Il
nodo dei Castelli verso un epilogo sfortunato
(Luca Ceccarelli) - Il nodo ferroviario dei Castelli Romani
non rientra più nelle priorità dei lavori infrastrutturali di quello che
viene convenzionalmente indicato come il “nodo di Roma”. L’ultimo
Dpef assegna a Roma risorse soltanto per le linee della metropolitana B1 e
C e il completamento della terza corsia del Grande Raccordo Anulare. Il
Dpef viene preparato in vista della legge finanziaria, e traccia le linee
degli investimenti infrastrutturali per il triennio 2004 – 2007. Ciò
significa che per tutta la legislatura, salva l’approvazione di un
emendamento ad hoc, non verrà iniziato alcun intervento di potenziamento
della rete. Questo è quanto sono riuscito ad apprendere dalla
conversazione con Antonio Rugghia, che, oltre ad essere un parlamentare
dell’area dei Castelli, è stato due volte sindaco del comune di
Ciampino, e ha maturato una
larga esperienza dei problemi delle infrastrutture e dell’economia dei
Castelli, dell’area prenestina e del litorale pontino.
Chi scrive non è, da parte sua, un entusiasta delle “grandi opere”,
che spesso vengono utilizzate da chi governa come un modo surrettizio per
dare linfa all’imprenditoria, finanziando con il denaro pubblico
cantieri di modesta utilità, quando non decisamente devastanti per il
tessuto territoriale. Pensiamo, d’altronde, che la pur legittima
esigenza di superare le pastoie burocratiche e corporative non può
diventare prevaricante, a rischio di introdurre nell’azione di governo
caratteristiche antidemocratiche. Per questo il gigantismo
infrastrutturale del ministro dei lavori pubblici Nerio Nesi ci piaceva
poco, e per il medesimo motivo le esibizioni televisive davanti alla carta
geografica italiana del presidente del consiglio attualmente in vigore
durante la campagna elettorale del 2001 ci sono apparse grottesche e
inquietanti. Del resto, nell’agenda delle opere pubbliche di cosiddetto
interesse strategico troviamo dei veri e propri “ecomostri” come il
Ponte sullo Stretto e l’alta velocità Torino – Lione (oltretutto di
dubbia redditività economica, come appurato a suo tempo da eccellenti
inchieste di Report su RaiTre).
A fronte di queste opere faraoniche e discutibili, che pochi osano mettere
in discussione, il nodo ferroviario dei Castelli Romani, per il quale
erano stati stanziati lo scorso anno 225 milioni di euro (circa 450
miliardi di lire) non sembra, evidentemente, abbastanza appariscente e
redditizio in termini di immagine. Si tratterebbe “solo” di
quadruplicare la linea fino a Ciampino secondo il progetto del VII
Dipartimento del Comune di Roma, e di ridefinire in parte le stazioni, che
sono ancora quelle della seconda metà dell’Ottocento, quando le
ferrovie dei Castelli vennero costruite sotto il regno di Pio IX; di
istituire alcune nuove fermate, e alcune stazioni di incrocio, come già
si è fatto in parte per la ferrovia Roma – Velletri utilizzando i fondi
del Giubileo, pervenendo con ciò ad un sensibile aumento della frequenza
dei treni. Di fare un ulteriore passo avanti
verso l’eliminazione dei passaggi a livello, che rallentano il
traffico stradale e costituiscono un pericolo per l’incolumità delle
persone. E inoltre, di potenziare il trasporto intermodale ferro –
gomma, con la costruzione di nuovi parcheggi e una gestione più razionale
ed efficiente del trasporto su gomma.
Con i fondi per il Giubileo e, prima ancora, con i fondi messi a
disposizione dalla legge per Roma Capitale, nell’ultimo quindicennio si
è pervenuti ad un ammodernamento della rete ferroviaria urbana di Roma e
della provincia, tuttavia, accanto a treni urbani che sono diventati, di
fatto, metropolitane di superficie, con treni nuovi e passaggi frequenti,
ve ne sono altri che restano trenini di campagna, vecchi e antiquati, a
binario unico, con circolazione inevitabilmente ridotta. E questo
prescindendo dalle istanze poste dai nuovi insediamenti abitativi, che,
specialmente nell’area dei Colli Albani, nell’ultimo decennio sono
fortemente aumentati. La famosa “Legge – obiettivo”, pur con molti
aspetti di ambiguità e qualche venatura inquietante, poteva essere
un’occasione per affrontare a dovere le esigenze di un trasporto
pubblico efficiente. Mentre ci avviciniamo al giro di boa della
legislatura, il caso del “Nodo dei Castelli” sembra dimostrare con la
massima evidenza che tale occasione è stata sprecata.
Una riflessione conclusiva. Il mancato inserimento del nodo ferroviario
dei Castelli Romani tra le “opere mature” (così sono state chiamate
nel Dpef quelle che ancora un anno fa venivano chiamate, ambiziosamente,
“opere strategiche”), non pregiudica la possibilità di realizzare
lavori infrastrutturali come la ristrutturazione dei collegamenti con i
Castelli Romani. Le risorse, se si volesse,
si troverebbero. La potestà legislativa per realizzare le opere ci
sarebbe. Però servirebbe, per questo, un’unità di intenti che
travalicasse gli schieramenti, da parte dei parlamentari e degli
amministratori, e quella pazienza e umiltà che permisero di presentare il
Patto per la riqualificazione urbana e sostenibile sul territorio (PRUSST)
dei Castelli Romani e dei Monti Prenestini, a cui lavorarono
amministratori di entrambi gli schieramenti. E, non ultimo, servirebbe il
massimo spirito di collaborazione da parte dell’amministrazione
regionale. Ma com’è noto, tra i politici l’umiltà cede il passo,
troppo spesso, ad un miope narcisismo personale.
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