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Sommario anno XII numero 10 - ottobre 2003

 I NOSTRI PAESI - pagina 11

frascati
L’8 settembre 1943 a Frascati
(Giovanna Ardesi) - A sessant’anni dal bombardamento della città di Frascati esce il libro dello storico locale Raimondo Del Nero dal titolo “L’8 settembre 1943 a Frascati - Sessanta anni dopo”.  Il volume è ricco di foto storiche del luogo, che suscitano grande interesse e commozione e che sono inserite non solo nel testo ma anche in un’apposita appendice.  L’autore, attraverso un narrazione scorrevole ed avvincente, fa un resoconto dei fatti storici che portarono a quel tragico giorno, mostrando come la storia di Frascati e Castelli Romani si sia intrecciata con la storia d’Italia. Infatti, com’è noto, a Frascati si era installato l’Alto Comando Tedesco, a seguito del fallimento dell’intento mussoliniano di “condurre una propria guerra parallela”.
Raimondo Del Nero analizza, inoltre, in modo puntuale la situazione militare italiana del periodo bellico, facendo dell’opera un testo di sicuro interesse non solo per le popolazioni locali che subirono i tragici fatti, ma anche per gli storici più in generale interessati alla seconda guerra mondiale. Nell’occasione, è stata presentata la medaglia commemorativa coniata in bronzo su bozzetto di Marcello Ruggeri.

zagarolo
Al Tordo Matto la certificazione  di tipicità
(Laura Frangini) - Il tordo matto è un vero prodotto tipico italiano. A dirlo è il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali - MIPAF - che lo scorso 29 agosto, con pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n.200, ha inserito questa delizia gastronomica della zona di Zagarolo nell’elenco dei prodotti tradizionali del nostro paese. L’importante riconoscimento è arrivato a seguito di un iter burocratico che ha visto protagonista la Comunità Montana dei Castelli Romani e Prenestini, quale promotrice dell’iniziativa che valorizza uno dei prodotti più importanti della gastronomia locale. Fu l’ente Montano, circa un anno fa, a sollecitarne la certificazione, finanziando anzitutto uno studio culinario e storico-legislativo del prodotto, realizzato dalla cooperativa ecologica di divulgazione agraria Ceda, insieme all’Associazione Amici di Zagarolo. Questo studio, inoltrato al Ministero tramite la Regione Lazio, è stato essenziale a dare l’avvio all’iter di riconoscimento di tipicità. Un altro momento fondamentale del processo di certificazione è stato sicuramente il convegno a Palazzo Rospigliosi organizzato a primavera scorsa dall’ente Montano con  il Comune di Zagarolo, in cui, come ricorda Leandro Dominicis del Ceda, si è cementata quella sinergia vincente, che ha visto la collaborazione attiva di tutti i partner locali e dell’agenzia regionale di sviluppo agricolo Arsial.  Particolare soddisfazione per i risultati ottenuti, è stata espressa dall’assessore alla Cultura e Turismo della Comunità Montana, Sandro Vallerotonda,che ricorda come già in qualità di sindaco di Zagarolo, avesse seguito con particolare attenzione questo obiettivo. Dopo questo primo successo, ora il tordo matto punta alla certificazione da parte dell’Unione Europea. E ancora una volta l’Ente Montano è in prima fila, con uno stanziamento finanziario a copertura delle spese per l’ottenimento di quella denominazione registrata che è indispensabile a difendere dalle imitazioni e da indebite appropriazioni i produttori locali.

palestrina
Nuovo ufficio di polizia amministrativa
(Tania Simonetti - Marco Cacciotti) -È stato inaugurato il nuovo sportello della polizia amministrativa a Palestrina, operativo da  giovedì 25 settembre. Il nuovo ufficio è sotto la dipendenza del commissariato di Frascati, si tratta di uno sportello di polizia amministrativa, che rappresenta il primo passo per cercare di dare risposte agli oltre 70 mila residenti di questa ampia zona dei comuni Prenestini. Palestrina ed il suo comprensorio avranno il posto di polizia richiesto da molto tempo dalle autorità cittadine, il nuovo sportello è situato al piano superiore del comando  della Polizia municipale, in corso Pierluigi 35. Il sindaco di Palestrina Enrico Diacetti, ha espresso la speranza che, dopo lo sportello di polizia amministrativa, possa esserci l’istituzione di  un commissariato di polizia, con una unità operativa e vigile, sul territorio.            

castelli romani
Il nodo dei Castelli verso un epilogo sfortunato
(Luca Ceccarelli) - Il nodo ferroviario dei Castelli Romani non rientra più nelle priorità dei lavori infrastrutturali di quello che viene convenzionalmente indicato come il “nodo di Roma”. L’ultimo Dpef assegna a Roma risorse soltanto per le linee della metropolitana B1 e C e il completamento della terza corsia del Grande Raccordo Anulare. Il Dpef viene preparato in vista della legge finanziaria, e traccia le linee degli investimenti infrastrutturali per il triennio 2004 – 2007. Ciò significa che per tutta la legislatura, salva l’approvazione di un emendamento ad hoc, non verrà iniziato alcun intervento di potenziamento della rete. Questo è quanto sono riuscito ad apprendere dalla conversazione con Antonio Rugghia, che, oltre ad essere un parlamentare dell’area dei Castelli, è stato due volte sindaco del comune di Ciampino, e  ha maturato una larga esperienza dei problemi delle infrastrutture e dell’economia dei Castelli, dell’area prenestina e del litorale pontino.
Chi scrive non è, da parte sua, un entusiasta delle “grandi opere”, che spesso vengono utilizzate da chi governa come un modo surrettizio per dare linfa all’imprenditoria, finanziando con il denaro pubblico cantieri di modesta utilità, quando non decisamente devastanti per il tessuto territoriale. Pensiamo, d’altronde, che la pur legittima esigenza di superare le pastoie burocratiche e corporative non può diventare prevaricante, a rischio di introdurre nell’azione di governo caratteristiche antidemocratiche. Per questo il gigantismo infrastrutturale del ministro dei lavori pubblici Nerio Nesi ci piaceva poco, e per il medesimo motivo le esibizioni televisive davanti alla carta geografica italiana del presidente del consiglio attualmente in vigore durante la campagna elettorale del 2001 ci sono apparse grottesche e inquietanti. Del resto, nell’agenda delle opere pubbliche di cosiddetto interesse strategico troviamo dei veri e propri “ecomostri” come il Ponte sullo Stretto e l’alta velocità Torino – Lione (oltretutto di dubbia redditività economica, come appurato a suo tempo da eccellenti inchieste di Report su RaiTre).
A fronte di queste opere faraoniche e discutibili, che pochi osano mettere in discussione, il nodo ferroviario dei Castelli Romani, per il quale erano stati stanziati lo scorso anno 225 milioni di euro (circa 450 miliardi di lire) non sembra, evidentemente, abbastanza appariscente e redditizio in termini di immagine. Si tratterebbe “solo” di quadruplicare la linea fino a Ciampino secondo il progetto del VII Dipartimento del Comune di Roma, e di ridefinire in parte le stazioni, che sono ancora quelle della seconda metà dell’Ottocento, quando le ferrovie dei Castelli vennero costruite sotto il regno di Pio IX; di istituire alcune nuove fermate, e alcune stazioni di incrocio, come già si è fatto in parte per la ferrovia Roma – Velletri utilizzando i fondi del Giubileo, pervenendo con ciò ad un sensibile aumento della frequenza dei treni. Di fare un ulteriore passo avanti  verso l’eliminazione dei passaggi a livello, che rallentano il traffico stradale e costituiscono un pericolo per l’incolumità delle persone. E inoltre, di potenziare il trasporto intermodale ferro – gomma, con la costruzione di nuovi parcheggi e una gestione più razionale ed efficiente del trasporto su gomma.
Con i fondi per il Giubileo e, prima ancora, con i fondi messi a disposizione dalla legge per Roma Capitale, nell’ultimo quindicennio si è pervenuti ad un ammodernamento della rete ferroviaria urbana di Roma e della provincia, tuttavia, accanto a treni urbani che sono diventati, di fatto, metropolitane di superficie, con treni nuovi e passaggi frequenti, ve ne sono altri che restano trenini di campagna, vecchi e antiquati, a binario unico, con circolazione inevitabilmente ridotta. E questo prescindendo dalle istanze poste dai nuovi insediamenti abitativi, che, specialmente nell’area dei Colli Albani, nell’ultimo decennio sono fortemente aumentati. La famosa “Legge – obiettivo”, pur con molti aspetti di ambiguità e qualche venatura inquietante, poteva essere un’occasione per affrontare a dovere le esigenze di un trasporto pubblico efficiente. Mentre ci avviciniamo al giro di boa della legislatura, il caso del “Nodo dei Castelli” sembra dimostrare con la massima evidenza che tale occasione è stata sprecata.
Una riflessione conclusiva. Il mancato inserimento del nodo ferroviario dei Castelli Romani tra le “opere mature” (così sono state chiamate nel Dpef quelle che ancora un anno fa venivano chiamate, ambiziosamente, “opere strategiche”), non pregiudica la possibilità di realizzare lavori infrastrutturali come la ristrutturazione dei collegamenti con i Castelli Romani. Le risorse, se si volesse,  si troverebbero. La potestà legislativa per realizzare le opere ci sarebbe. Però servirebbe, per questo, un’unità di intenti che travalicasse gli schieramenti, da parte dei parlamentari e degli amministratori, e quella pazienza e umiltà che permisero di presentare il Patto per la riqualificazione urbana e sostenibile sul territorio (PRUSST) dei Castelli Romani e dei Monti Prenestini, a cui lavorarono amministratori di entrambi gli schieramenti. E, non ultimo, servirebbe il massimo spirito di collaborazione da parte dell’amministrazione regionale. Ma com’è noto, tra i politici l’umiltà cede il passo,  troppo spesso, ad un miope narcisismo personale.

 I NOSTRI PAESI - pagina 11

Sommario anno XII numero 10 - ottobre 2003