Piccola
storia della moneta: Nella Roma antica
(seconda puntata)
(Pietro Frangini) - Anche nella preistoria italica il
commercio iniziò con il sistema del baratto tra beni essenziali
allargato
via via a generi complementari e integrato alla fine con utensili di
metallo.
Poi all’inizio del primo millennio a. C. la penetrazione culturale greca
fece progredire tutto il sistema alla fase pre-monetaria nella
quale assunse basilare importanza il bronzo fuso in pezzi di forma e
grandezza variabile che al momento della transazione veniva pesato a mano
o con bilance e che era considerato un bene materiale importante e
strategico accettato da tutti.
I primi pezzi anonimi di bronzo si chiamarono Aes rude poi i pezzi
cominciarono a portare i
segni di riconoscimento della fonderia e si ebbe l’Aes signatum .
I metalli trattati furono, oltre al rame e al bronzo, anche l’oro e
l’argento seppure in minor misura.
Questa era la situazione degli scambi commerciali nella penisola italica
quando nell’Ottavo secolo a.C., presso l’importante mercato esistente
sulla riva sinistra del Tevere vicino all’isola Tiberina, si formò e si
affermò la città di Roma.
Il mercato latino sul Tevere
era frequentato da Sabini, Etruschi, Sardi, Greci e Fenici che ben presto
fecero conoscere le loro monete che incominciarono a essere usate nello
scambio e nella tesaurizazzione privata. I romani ebbero così modo di
apprezzare l’utilità della monetazione e il suo grande potenziale
economico e politico e perciò nel quarto secolo a. C. si decisero ad
avviare una propria emissione di pezzi regolari e rotondi di bronzo
fabbricati su iniziativa e responsabilità statale e recanti, sul dritto e
sul rovescio, i segni di riconoscimento della fonderia pubblica e del
valore di scambio ossia con tutti i requisiti essenziali della moneta.
I tondelli metallici vennero stampati in pezzature diverse ma di peso e
forma costante e coordinata tra loro e costituirono il primo sistema
monetario romano:
metallo tipo monetario
valore
peso
bronzo
Asse
1 Libbra
gr. 327,45
“
Semisse
½ di Asse
“
Triente
1/3 di Asse
“
Quadrante
¼ di Asse
“
Sestante
1/6 di Asse
“
Oncia
1/12 di Asse
Le prime produzioni avvennero a Roma mediante fusione nella fonderia
ubicata sul Campidoglio presso il tempio di Giunone Moneta (Giunone
ammonitrice) e da qui derivò il termine generico di bronzo moneta
e successivamente di moneta.
Questo sistema monetario rimase invariato solo per poco tempo; le
monete erano troppo ingombranti e pesanti (Aes grave) e dopo poche
decine di anni fu deciso di
alleggerirle riducendole a 1/6
del peso iniziale.
Nel 217 a.C. poi, durante la seconda guerra punica, con la legge Flaminia
si effettuò un altro alleggerimento dimezzando il peso delle varie
pezzature cosicché un Asse venne portato a un’oncia e infine,
nell’anno 89 a. C. con la legge Papiria si procedette ad un ulteriore
dimezzamento portando un Asse a mezza oncia.
I vari alleggerimenti
nel peso del metallo non toccarono però il potere nominale di scambio che
rimase invariato e così il valore reale delle monete si fece minimo
rispetto a quello nominale avviandosi in pratica ad acquistare soprattutto
un valore convenzionale o legale attribuito in forza di legge; questo fu
il primo clamoroso esempio di svalutazione monetaria che si sarebbe
ripetuto poi molte altre volte nel corso della storia.
Il sistema basato sul bronzo andava bene per uso interno ma era inadatto
al commercio con l’oriente e la Magna Grecia dove occorreva moneta di
valore intrinseco reale ed allora Roma si decise a coniare monete in
argento somiglianti alla Dramma greca e poi, nel 269 a.C. iniziò una
monetazione argentea propria basandola sul Denario (Denarius):
1 Denaro equivaleva a 2 Quinari oppure a 4 Sesterzi oppure a 10 Assi.
Saltuariamente vennero anche effettuate coniazioni in oro.
L’uso della moneta ridusse progressivamente il baratto fino a farlo
pressoché scomparire e contribuì fortemente allo sviluppo della città,
della economia e della potenza romana.
Il sistema monetario seguitò a modificarsi. Le monete cambiarono spesso
di valore, di peso e di conio per adeguarsi via via alle mode e alle
esigenze del commercio nonché alla disponibilità di metallo. Della
produzione vennero incaricati i magistrati monetari che usarono riportare
sulle facce dei tondelli i simboli e le gesta della Gens alla quale
appartenevano facendoli diventare importanti veicoli di propaganda della
quale approfittarono poi le grandi personalità politiche come Silla,
Cesare, M.Antonio, Ottaviano e tutti quanti gli imperatori.
Con la monetazione si diffusero varie truffe: si fabbricarono coni falsi
per produrre monete in metallo prezioso nelle quali veniva usata lega di
basso valore, si rivestirono monete di rame con lamine d’oro o
d’argento e si imparò anche a limare o tosare le monete diminuendone il
peso; per impedire quest’ultima truffa si incominciarono a produrre
pezzi metallici con bordo dentellato.
La grande espansione di Roma portò alla creazione di molte e lontane
zecche adibite alla coniazione che inesorabilmente variarono le
caratteristiche monetarie determinando incertezze e difficoltà
commerciali e provocando la comparsa di operatori specializzati, gli argentieri,
che funzionarono come banchieri ante litteram effettuando il cambio
delle monete e fornendo il credito a tasso legale e talvolta anche a tasso
di usura. Per frenare la pratica dell’usura, assai diffusa, nell’anno
357 a. C. con la legge Menenia venne stabilito un interesse massimo annuo
dell’otto per cento.
Dalla categoria degli argentieri emersero in seguito finanzieri potenti
che molto influirono sulle vicende sociali e politiche di Roma.
Ottaviano Augusto nel 23 a.C. riordinò il sistema monetario anche per
farlo corrispondere alla vastità e alla ricchezza dell’impero
fondandolo sull’oro e sull’argento e cercando di riportare il valore
intrinseco delle monete vicino al loro valore nominale:
metallo tipo
monetario
valore
peso
val. appr. £ A. 2000
Oro Aureo
25 Denari e 100 Sesterzi gr. 7,80
300.000
“
Quinario ½ Aureo
“ 3,89
150.000
Argento Denario “
3,90
12.000
“
Quinario ½ Denario “ 1,95
6.000
Bronzo Sesterzio ¼ Denario uguale 4
Assi “
27,00
3.000
“ Dupondio 2 Assi
“
13,65
1.500
“
Asse
“
10,90
800
“
Quadrante ¼ Asse
3,24 200
Con l’avvento dell’impero le monete, oltre che mezzo di scambio della
ricchezza, furono utilizzate come importante mezzo di persuasione politica
per diffondere l’immagine dell’imperatore e per esaltarne le virtù
(maestà, potenza, conquiste, realizzazioni etc.) con figure e scritte
impresse sulle facciate e per questo sono in seguito diventate preziosi e
originali documenti storici.
Il sistema riformato da Augusto, pur mostrandosi valido e razionale, subì
molte modifiche con Nerone e Traiano e correzioni più profonde con Marco
Aurelio e Aureliano che esclusero l’argento e il bronzo sostituendoli
con una nuova moneta, l’Antonianus, prodotta in lega metallica
scadente detta billone mentre con Diocleziano venne reintrodotto
l’argento (Argenteus) e il bronzo (Follis).
A partire dal III secolo in poi l’economia e la politica romane
incontrarono molti eventi negativi: diminuzione delle nascite, riduzione
del ceto medio, aumento delle spese imperiali e soprattutto militari,
crisi sociali e religiose. Tutto questo fece sentire il suo peso portando
svalutazione e inflazione dei prezzi con conseguente scomparsa delle
monete in metallo pregiato; si cercò rimedio aumentando la produzione
dell’oro e imponendo il blocco dei prezzi come fece Diocleziano ma
inutilmente perché le monete persero inesorabilmente gran parte del loro
valore reale conservando solo quello nominale stabilito dalla legge.
Crisi monetaria e crisi delle istituzioni statali si alternarono in un
gioco continuo di cause e di effetti che avrebbe portato infine alla
decadenza generale.
L’imperatore Costantino cercò, agli inizi del III secolo, di
riorganizzare il sistema monetario dando maggiore importanza all’oro con
una prestigiosa moneta il Solido (Solidus):
Metallo
Tipo monetario
valore
peso
Oro
Solido
1/72 di Libbra
gr. 4,55
“
Semisse
½ Solido
“
Tremisse
1/3 Solido
Argento
Siliqua
1/24 Solido
gr. 2,27
Bronzo
Follis
gr. 2,70
La monetazione di Costantino ebbe successo per quanto riguardò i tipi
aurei; la coniazione del Solido si prolungò a Roma fino al V secolo e si
protrasse molto nell’oriente bizantino dove servì da modello anche per
altre monete pregiate come il Dirham arabo. A sua volta anche il Tremisse
in oro venne coniato a lungo dai Goti, dai Longobardi, dai Franchi, dal
Papato e poi dai Normanni.
Le monete in argento e in bronzo di Costantino degenerarono invece in
pezzi sempre più piccoli e leggeri arrivando infine nel V secolo a valori
minimi.
Al tempo delle invasioni barbariche la scarsa coniazione dovuta a mancanza
di metallo e di organizzazione determinò in Italia un notevole vuoto
monetario che andò ad aggiungersi al vuoto politico ed economico
generale.
Come abbiamo sommariamente
riassunto la storia della monetazione è stata lunga, complessa e assai
variabile ed ha camminato di pari passo con la storia della potenza e
della economia di Roma. I molti scavi archeologici hanno portato al
rinvenimento di notevoli quantità di monete in bronzo, in argento e in
oro permettendone una buona conoscenza. Lo studio delle monete romane è
un capitolo fondamentale della moderna numismatica.
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