Notizie in... Controluce Notizie in... Controluce
 Versione digitale del mensile di cultura e attualità dei Castelli Romani e Prenestini

sei il visitatore n.

 

home | indice giornali | estratti | info | agenda | cont@tti | cerca nel sito | pubblicità

 

Sommario anno XII numero 11 - novembre 2003

 I NOSTRI PAESI - pagina 7

velletri
La fiaba pittorica di Aldo Cupellaro
(Luca Ceccarelli ) - La personale di Aldo Cupellaro tenuta nel mese di ottobre presso il Museo diocesano di Cupellaro – EmarginazioneVelletri è stata l’esposizione che ha definitivamente consacrato come pittore a tutto tondo questo artista, laddove in passato il nome di Cupellaro, la cui produzione pittorica estremamente varia è almeno trentennale, era noto soprattutto per i suoi paesaggi ad inchiostro di china dei Castelli Romani e del Lazio meridionale: Velletri, Nemi, Cori, Giulianello. Nella mostra al Museo diocesano, oltre a cambiare i motivi tematici cambiano anche le tecniche. Non più semplice inchiostro di china, ma tecnica mista, a base di inchiostro, acquerelli di colori sempre molto chiari e luminosi, polvere di colore, tempera, carboncino. Per la prima volta nella vita ho avuto l’opportunità di visitare una mostra personale di pittura insieme all’autore dei quadri. Il che, forse anche grazie alla profonda libertà di spirito che traspare dalle parole di Aldo Cupellaro, ha dato anche a me un gran senso di libertà.
Come mi ha raccontato il pittore stesso, i titoli dati ai quadri (alcuni dei quali venduti in anni lontani, e prestati dagli attuali proprietari per la mostra) non sono suoi, ma di chi ha contribuito ad allestire la mostra. Titoli azzeccati, nel complesso, vuoi perché scelti da persone competenti e sensibili, vuoi perché derivanti, in taluni casi, da una suggestione dello stesso autore. Tuttavia, è opinione di chi scrive che sarebbe stato preferibile dare un titolo solo quando questo poteva essere collegato ad una suggestione autoriale, come nel caso di Emarginazione (che in precedenza si chiamava Solitudine), di Emmaus, de Il figlio rinnegato (riferimento a Cam, quello tra i figli di Noè che rise del padre nudo ed ebro). Altre opere potevano invece essere lasciate senzCupellaro – Emmausa titolo alcuno, magari avvertendo in un apposito pannello esplicativo che questa scelta era in diretto riferimento alla poetica di Aldo Cupellaro. Una poetica di libertà, come si è già accennato, ma anche di grande apertura. “Ognuno deve’essere libero  di immaginare nel quadro ciò che preferisce”, questo è un concetto che il Cupellaro, durante la nostra visita guidata, ha tenuto a precisare più di una volta. Con i suoi quadri egli vuole accendere la facoltà immaginativa dello spettatore, ma senza la pretesa di tenerla per mano. Deve danzare libera. E questo vale anche per l’immaginazione del critico - recensore, che spesso davanti alla novità è portato ad aggrapparsi pigramente a schemi prefissati di storiografia dell’arte: Manet piuttosto che Ingres, Michelangelo piuttosto che Raffaello, Dalì piuttosto che Kandinskij. È per questo che forse il titolo più indicato per il complesso dell’opera pittorica del Cupellaro è  quello che è stato dato ad uno dei quadri migliori esposti al Museo diocesano: Fiaba. È una tela degli anni Novanta, alla vista della quale il recensore viziato direbbe subito, per assonanza di colori, di linee e di motivi: «qui rivive Fragonard!», ma che, altrettanto a buon diritto, si può associare alle Fêtes galantes di Paul Verlaines, o, ancora, a una sagra di qualcuno dei paesi immortalati nelle opere più conosciute del Cupellaro.


tivoli
Il Castello
(Tania Simonetti-Marco Cacciotti) - L’imponente costruzione della Rocca Pia, in posizione strategica sulla sommità di una collinetta, fu eretta, nel 1461, con materiale di spoglio dell’antico anfiteatro romano, per iniziativa di papa Pio II Piccolomini, come simbolo della supremazia romana, (la Rocca è detta Pia in suo omaggio). È un magnifico esempio di fortificazione pervenutaci pressoché intatta. Il complesso, a pianta quadrilatera, si compone di quattro massicce torri cilindriche, coronate da merli guelfi e unite tra loro da poderosi muraglioni praticabili. È tra le prime realizzazioni di quel tipo edilizio, caratteristico dell’età di transizione, conosciuto con il nome di “Rocca”: non più un castello, anche se ne riprende molte forme, perché nata con scopi specificamente militari, senza più funzioni residenziali; non ancora un forte perché non ancora articolata secondo i dettami della difesa con fuoco radente, da cui sarebbe nata l’architettura bastionata. La sua costruzione fu voluta da Pio II per controllare la storica località e la valle dell’Aniene. Concettualmente è un edificio ancora legato ai moduli medioevali: un quadrilatero con torri tonde agli angoli. Le torri, di diametro diverso, sono fortemente sopraelevate rispetto alle cortine, interrompendo con ciò il cammino di ronda (cosa che si cercherà di evitare nelle rocche successive, per favorire un veloce spostamento della guarnigione da un punto all’altro del perimetro difensivo) e offrendo un bersaglio cospicuo alle artiglierie. La costruzione dell’edificio, intrapresa con lena, andò poi avanti abbastanza a rilento.
A Pio II si deve la realizzazione delle due torri maggiori, inserite nella cinta muraria urbana, le due torri minori, all’interno delle mura stesse, più basse per essere meno esposte al fuoco dell’artiglieria nemica, furono innalzate più tardi, sotto Sisto IV (1471-1484), mentre ulteriori lavori furono eseguiti al tempo di Alessandro VI (1492-1503) e perfezionati da Paolo III (1534-1549).
All’epoca il complesso era ormai obsoleto, ma ancora funzionale per il controllo del territorio. Più che un fortilizio militare la Rocca Pia fu un centro di potere papale, infatti ad essa è legato il ricordo, fra l’altro, di un avvenimento particolarmente importante svoltosi al suo interno: si tratta dell’approvazione data il 3 settembre 1539 da Paolo III, alla regola della compagnia di Gesù, redatta e sottoposta all’alta autorità del pontefice dal fondatore, Sant’Ignazio di Lodola.
La Rocca Pia si pone così come capostipite della gran fioritura di rocche papali, che negli ultimi decenni del Quattrocento e nei primi del Cinquecento fece degli Stati pontifici la regione all’avanguardia nello sviluppo di nuove forme di architettura fortificata.
I lavori iniziati sul finire del Medioevo e terminati nel Quattrocento, in pieno Rinascimento, portano ad un castello dove la transizione fra i due periodi storici balza subito agli occhi.
Bibliografia: (Bonecchi-E.Roddolo-A.&A.Vescovo-F.Conti-Ist. Ital.no Castelli)

monte compatri
Seminari di filosofia
Continuano al Palazzo Annibaldeschi i seminari sul tema “Dentro l’uomo, lo sconosciuto”. L’iniziativa del Centro per la Filosofia Italiana, sostenuta dal nostro giornale e dalla nostra Associazione, è rivolta a chiunque voglia guardare dentro se stesso al fine di dare alcune risposte ai quesiti di sempre dell’uomo. Non occorrono alte culture né titoli accademici per la partecipazione.
Il prossimo seminario si terrà il 30 novembre 2003. A coordinare i lavori sarà il professor Pietro Ciartavolo, direttore della Biblioteca filosofica.

velletri
Legambiente nelle scuole
(Corrado Bisini) - Parte a gennaio del prossimo anno il primo progetto pilota di Legambiente per la Scuola. Grazie all’interessamento di alcune insegnanti ed all’aiuto logistico e finanziario del Circolo “La Spinosa” di Velletri, le due quarte classi dela Scuola Elementare Colle Palazzo, inizieranno tra qualche mese il percorso educativo sul riciclaggio. I percorsi educatvi di Legambiente trattano argomenti e problematiche ambientali quali, oltre ai rifiuti, le aree urbane, il verde, il traffico e la mobilità, la biodiversità, l’adozione di monumenti, le aree protette, la vivibilità e la salubrità degli edifici scolastici. I volumi tematici forniti dall’Associazione Ambientalista, differenziati per ordine di scuola contengono informazioni, approfondimenti, attività e schede di lavoro utili nelle diverse fasi del percorso. Un modo concreto quindi, di svolgere attività relative all’ambiente dentro e fuori la scuola ed impegnarsi concretamente sul proprio territorio.

 I NOSTRI PAESI - pagina 7

Sommario anno XII numero 11 - novembre 2003