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Sommario anno XII numero 12 - dicembre 2003

 ANTROPOLOGIA

Dai Poli al Deserto: letture ‘gelide’ ed ‘aride’
(Mario Giannitrapani) - J. Goldwin, Il Mito Polare. L’Archetipo dei Poli nella Scienza, nel Simbolismo e nell’Occultismo. Edizioni Mediterranee, Roma 2001, è il primo libro dedicato all’Archetipo dei Poli appunto, celesti e terrestri, Nord e Sud, un viaggio profondo, suggestivo, dettagliato nelle fonti consultate e nella ricerca, che ripercorre tutte le teorie più e meno note in merito alle terre circondate dai poli e dai ghiacci perenni. Un filone narrativo che non ha mai smesso di ispirare nei popoli tradizioni, saghe e leggende in merito ad un mitico regno segreto che riemerge ciclicamente nei secoli: Iperborea, Agartha, Shambala... La trattazione vasta, dotta e poliedrica dell’autore, studioso di esoterismo ed alchimia, docente alla Colgate University di New York, sbalordisce per la competenza nell’indagine storiografica e simbolica svolta su temi quali l’Età dell’Oro, la Dimora Artica, le Tradizioni Polari e Solari, nonché su autori da sempre legati a determinati studi, quali Warren, Tilak, Guènon, Evola, Saint-Yves d’Alveydre, Rorich, Blavatsky, e molti altri ancora che, nell’antichità come nei tempi recenti, diedero un impulso spirituale, filosofico, mitologico, geologico, astronomico e letterario all’esistenza in una lontana e remota età preistorica, di una dimora originaria del genere umano, poi nascosta e resasi ‘occulta’ appunto, in seguito all’involuzione cosmica, spirituale dei tempi ultimi, divenendo per ciò appunto, tema di dottrina ed insegnamento esoterico. Una lettura sicuramente consigliata, non solo agli appassionati, ma a tutti coloro che si occupano di letteratura d’evasione, d’avventura, di viaggi, poiché l’indagine sull’Antartide chiama in causa perfino autori come Poe, Verne, Lovercraft; di carne al fuoco, quindi, ce n’è parecchia...  
In tutt’altro sentiero invece, seguendo il petrolio, scopriamo un altro testo interessante: Libia. Natura e Uomo. Geologia, Preistoria e Storia della Libia, di Sergio Marchegiano, AgipName, Milano 1995, che è appunto una ricerca dedicata allo straordinario valore delle risorse naturali della Libia corredata da foto di particolare qualità e straordinaria bellezza; dalla storia degli eventi geologici profondi con i loro riflessi superficiali attraverso circa due miliardi di anni dei bacini di Al Kufrah e di Murzuq, sino alla suggestiva paleostoria di Homo Erectus che, dalle prime presenze dei caccia-raccoglitori paleolitici giunge all’avvincente capitolo dell’arte rupestre di Homo Sapiens Sapiens, cui segue l’epilogo più recente in cui ritroviamo la Libia abitata da popoli antichissimi come i Garamanti (II mill. a.C.), i Tuareg, loro discendenti, ed i più antichi Fenici, Greci, Romani nonchè gli Arabi, per finire appunto con la scoperta del petrolio negli anni ’50 che segnò l’inizio di un’era del tutto diversa rispetto al passato. Una Libia, quindi, come intenso crocevia di civiltà, paese decisivo e strategico del Mediterraneo, ingresso dell’Africa, ove furono ambientati peraltro diversi miti greci quali i giardini delle Esperidi e le fonti del Lete (il fiume dell’Oblìo), vicino Bengasi appunto, nonché patria di quella celebre pianta estinta del mondo antico, ritenuta miracolosa, che nasceva solo in questa terra, il “Silfio,” (la cui pesatura venne raffigurata nella famosa “Coppa d’Archesilao”, pittura a figure nere del VI sec. a.C., Museo del Louvre). Ma ciò che da noi solamente tramite l’ingegneria e l’architettura eccelsa degli antichi romani seppe germogliare, nel deserto libico è stato anche ‘natura’: è possibile ammirare difatti un maestoso “Arco di Trionfo” naturale scolpito nelle formazioni arenarie della formazione Acacus (Libia sud-occidentale), alto più di 50m, ed anche le curiose forme d’erosione “a fungo” sempre della medesima formazione geologica. L’oasi di Ghadamis è poi una delle più antiche e più caratteristiche del Sahara libico, celebre per il contrasto tra il suo verdeggiante palmeto e l’arido deserto che la circonda. Ghat, nel Fezzan, è l’unica oasi abitata in modo permanente dai nomadi Tuareg, ed è posta ai confini con l’Algeria. Come poi non menzionare le meraviglie dell’architettura sacra greca quali i Templi di Zeus e d’Apollo a Cirene, nonché le architetture romane di età severiana di Leptis Magna, i Templi di Liber Pater, di Roma ed Augusto, sublimi presenze dell’irradiazione monumentale che si staglia su di un mare incantato che fa da sfondo magico appunto anche al ricostruito tempio di Iside a Sabratha.  Libia, quindi, fucina e transito di vetuste e straordinarie civiltà che nella pietra lasciarono un indelebile ed arcano ricordo che stride con i mostruosi ponti di cemento della civilizzazione moderna da poco tempo costruiti, seguendo, appunto, il miraggio... del petrolio...

Librando: Le novità editoriali di Stampa Alternativa
(Mario Giannitrapani)
R.Giacobbo, R.Luna, Chi ha veramente costruito le piramidi e la sfinge (E 6,71).
L’unica delle sette meraviglie del mondo antico ancora in piedi su cui permane il mistero della costruzione (come, quando e perché?). L’attenta analisi dei due autori prende spunto dalle riflessioni di Hancock sul significato soprattutto archeoastronomico dell’impresa e del rilievo di Orione. Una lettura gradevole e accessibile per avvicinarsi all’antico Egitto con un’attenzione diversa.

Antichità: G.Feo, Prima degli etruschi (e 12,91); Sesso antico: Arte erotica etrusca e romana,  prefazione di J.Marcadè (E 12,91).
Nel primo testo l’autore, indagando i misteri dell’Italia preromana, scopre gli indizi dell’esistenza di una presunta civiltà italica ove il culto di una grande «Dea» era stato perpetuato da una razza di «Giganti», insieme a Ninfe, Sibille, Maghi e Sacerdotesse della Madre Terra. A questa grande cultura, sembrano infatti riferirsi molte delle testimonianze archeologiche che sono presentate nel libro con interessanti fotografie e disegni. Nella seconda opera invece, dopo una breve disamina delle principali fonti letterarie classiche sul tema dell’Eros, la narrazione prosegue appunto attraverso «eloquenti» immagini; difatti la civiltà etrusco-romana produsse una ricca e raffinata iconografia pittorica, scultorea, glittica, in cui le nudità, gli amplessi ci trasmettono il lato profondo della pulsione erotica. Lì anche gli Dèi, gli Immortali, parteciparono assieme agli umani all’eterno ed universale gioco di creazione e procreazione. 

Alessandro Giuli, Dadafleur, Ed. Asefi Terziaria, 2001, Eur 7,23.
Un piccolo e grazioso “fiore dada” è questa elegante raccolta di poesie dell’autore, (che recentemente ha dato alle stampe il romanzo alchemico Nigredo) corredate peraltro da interessanti immagini alchemiche ed ermetiche tratte da testi del ‘600 e del ‘700. Come scrive nella premessa Giuseppe Conte, “Alessandro Giuli crede in un’energia alchemica della poesia che trasforma anche la distruttività linguisitica dell’avanguardia in una potente manifestazione del sapere e dell’ordine della tradizione”. Come rilevato, i testi presentati, non tanto per lo stile quanto per i contenuti, ricordano molto Arturo Onofri, specie per quella sapienza occulta, alchemica e magica della vita.

 ANTROPOLOGIA

Sommario anno XII numero 12 - dicembre 2003