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Sommario anno XII numero 12 - dicembre 2003

 STORIA

Piccola storia della moneta: Dal Medio Evo all’Età Moderna
(Pietro Frangini) - La caduta dell’impero romano d’occidente, nel V secolo portò alla crisi politica, culturale, economica e anche monetaria. L’attività delle zecche adibite alla coniazione si ridusse molto per la mancanza dei metalli pregiati necessari che tendevano ad emigrare verso oriente dove si acquistavano le merci e questo accentuò sempre più la depressione dei commerci.
In certi periodi l’insufficienza monetaria riportò in auge forme parziali di baratto. Progressivamente la monetazione romana in oro (Solido) si esaurì mentre rimase una modesta coniazione in argento e rame (Siliqua e Follaro) prodotta a Roma e nel Meridione d’Italia.
La scarsità di moneta aurea circolante venne in parte compensata dalla produzione bizantina di Ravenna, con proprio vantaggio, per quanto riguardava il Solido e in parte dalla coniazione dei Goti, dei Franchi, e dei Longobardi imperniata sul Tremisse d’oro; anche il Papato di Roma contribuì a riempire il vuoto con la cosiddetta moneta di S. Pietro. Inoltre dal settimo secolo in poi acquistò importanza anche il Dirham di produzione araba e quindi il Tari di ispirazione araba ma coniata nell’Italia meridionale. Oltre a quanto sopra la carenza di forti e vaste istituzioni statali si tradusse in grande variabilità delle monete circolanti con relative complicazioni e difficoltà commerciali.
Denario del 774 prodotto a Firenze in onore di Carlo MagnoFinalmente nell’anno 798 Carlo Magno mise mano al riordino del sistema monetario europeo basandolo sull’argento poiché l’oro era diventato molto raro; la vecchia Libbra romana venne aumentata a gr. 408 e costituì l’unità monetaria di base: la Libbra d’argento fù divisa in 20 Soldi e ogni soldo in 12 Denari. La Libbra e il Soldo furono però solo monete virtuali di conto mentre il Denaro fù moneta effettiva circolante.
La monetazione argentea di Carlo Magno effettuata nelle zecche imperiali si impose in tutto Il Sacro Romano Impero affiancata da moneta in rame come l’Obolo e da moneta divisionale in rame o lega prodotta da alcune città, feudi e organizzazioni religiose e riportò un pò di normalità nell’economia; questo permise una moderata ripresa politica che si manifestò con il sorgere dei Liberi Comuni e delle Repubbliche Marinare che a loro volta contribuirono al risveglio delle attività produttive e delle esportazioni.
Nei secoli seguenti però il Denaro in argento di origine carolingia andò svalutandosi perdendo buona parte del potere d’acquisto e del prestigio; allora per far fronte alle esigenze commerciali, in Italia e in Europa, verso l’anno 1200 si coniò una nuova moneta d’argento che aveva il valore di 12 Denari e prese il nome di Denaro Grosso come il Matapan veneziano e il Soldo fiorentino. Così anche il Soldo divenne moneta effettiva mentre la Libbra restava sempre moneta virtuale.
La rinascita commerciale nei primi secoli del secondo millennio riportò in Occidente discrete quantità di oro il che consentì la ripresa della coniazione aurea di grande prestigio come lo Zecchino veneziano, il Fiorino di Firenze e il Genovino ligure che per lungo tempo dominarono il mercato europeo insieme al Tarì arabo e all’Augustale di Federico II; inoltre in molti stati, piccoli e grandi, proseguì la lucrosa e libera produzione di moneta condotta secondo proprie esigenze e con valori differenziati portando ad una situazione assai confusa che rese indispensabile l’opera di professionisti specializzati nell’attribuire il rapporto di cambio detti saggiatori o cambiavalute.
Questi cambiavalute in seguito si sarebbero riuniti in gruppi o monti diventando i precursori delle banche moderne.
In quel tempo nel commercio italico interno veniva usata solitamente moneta d’argento o di rame o di lega che era forse sufficiente dal punto di vista quantitativo ma che aveva scarso valore intrinseco e godeva di poca fiducia. Perciò negli anni 1400 si pensò di creare una nuova e autorevole moneta ispirandosi alla vecchia Libbra carolingia il cui nome nell’idioma volgare era tradotto in Lira; allora la nuova moneta d’argento fù chiamata Lira anche se era di peso notevolmente inferiore (solo 20/25 gr.) ma che era suddivisa, come la Libbra carolingia, in 20 Soldi o in 240 Denari. Soldi e Denari furono coniati in lega o in rame diventando ormai moneta divisionale o spicciola.
La Lira venne prodotta a Venezia, a Bologna, a Milano, ad Ancona con caratteristiche alquanto diverse tra loro e poi si diffuse nel resto d’Italia migliorando la situazione monetaria generale.
Nonostante tutto però per il commercio internazionale in rapido sviluppo vi era assoluta necessità di moneta aurea e allora per procurarsi l’oro, sempre insufficiente e visti gli inutili tentativi degli alchimisti, si dette avvio alle grandi esplorazioni in Africa, in Oriente e anche verso Occidente e questo portò ad allargare le frontiere del mondo conosciuto ed alla casuale scoperta delle Americhe.
La grande quantità di oro e di argento reperite nelle miniere africane e americane dette, negli anni 1500, forte impulso alla monetazione in metallo nobile e favorì l’espansione dei commerci accelerando il processo del Rinascimento europeo e creando le premesse di quella che in seguito sarebbe diventata l’età industriale e capitalistica.
Così nei grandi stati nazionali europei durante il 16° e il 17° secolo si coniarono monete prestigiose come il Ducato in Spagna, il Luigi in Francia, il Tallero e il Gulden in Germania, il Rublo in Russia, il Fiorino e poi la Sovrana o Sterlina in Inghilterra; ulteriori produzioni di monete si ebbero anche in altre parti del mondo (che stava diventando sempre più vasto) complicando ancor più gli scambi tra mercati lontani ed aumentando l’importanza dei cambiavalute e delle banche internazionali.
Negli anni 1700, in diversi stati europei, si iniziò anche la produzione di moneta cartacea poco ingombrante e molto pratica ma che aveva valore intrinseco nullo; per vincere la diffidenza degli operatori la valuta cartacea, per lunghi periodi e su richiesta degli interessati, potè essere convertita tutta o in parte in metallo nobile ma poi in seguito perse inesorabilmente la convertibilità diventando solo moneta legale a corso forzoso così come avviene generalmente oggi in tutto il mondo.
Nonostante le grandi mutazioni subite nel lungo Medio Evo si può ritenere che il vecchio sistema monetario di Carlo Magno sia sopravvissuto fino agli albori della età moderna. Infatti fino al 1600 e 1700, in molte parti d’Italia, i conti venivano fatti ancora in Lire, Soldi e Denari anche se il sistema era integrato da monete auree di grande valore e da moneta divisionale.
In alcune parti d’Italia la storia monetaria seguì strade diverse!
Nel meridione ad esempio dopo il Tarì arabo e il Ducales normanno era stato coniato l’Augustale di Federico II, il Carlino degli Angioini e poi lo Scudo, il Grana, il Cavallo e il Tornese napoletano.
Roma poi, per la sua centralità, ebbe un ruolo importante nella monetazione italica. La zecca di Roma che dopo la fine dell’impero era stata gestita dal Papato e aveva proseguito la coniazione, con tipi prima simili a quelli bizantini e poi con tipi propri, sospese l’attività verso l’anno 1000; fù riaperta nuovamente due secoli più tardi con gestione condotta dalla Repubblica Popolare Romana basata sulla produzione del Denaro Provisino in argento. Nel 1431 la zecca tornò nuovamente alla gestione papale e fù appaltata a grandi banchieri che rilanciarono la coniazione con preziose monete auree come il Ducato, il Fiorino, il Carlino e lo Scudo e, contemporaneamente, con prestigiose monete di argento tra le quali vi erano il Testone, La Piastra, il Giulì, il Paolo e infine anche il Baiocco di rame.
Lira pontificia anno 1866 Pio IXAttraverso altre numerose mutazioni monetarie si giunse così fino al 1866 quando il Papa Pio IX adottò la Lira pontificia suddivisa in centesimi per farla corrispondere al nuovo sistema monetario italiano ed ai parametri della Unione Monetaria Latina.
Con la Rivoluzione Francese, infatti, un vero terremoto aveva investito le monete europee per l’imposizione del sistema metrico decimale ritenuto più razionale.
Nel Piemonte sabaudo prima della rivoluzione, esisteva già la Lira suddivisa però nel sistema duodecimale ma con Napoleone la Lira venne equiparata al Franco francese definita in gr. 4,5 di argento fino e suddivisa in 100 parti o centesimi.
Il nuovo sistema monetario dal Piemonte passò al regno d’Italia con Legge 788 del 24 Agosto 1862; da allora la Lira ha accompagnato la vita di molte generazioni di italiani che in lei hanno trovato speranza e amicizia ma anche tanta delusione. Infatti dalla sua istituzione, in 138 anni, la Lira italiana si è svalutata progressivamente riducendo il suo valore finale di circa 5/6000 volte con tanta buona pace dei risparmiatori. Perciò ricordiamo con affetto ma senza rimpianti la vecchia Liretta andata in pensione nell’anno 2000 e diamo una caloroso benvenuto alla nuova moneta, l’Euro, che sembra promettere bene e che ci fa intravedere nuovi e futuri orizzonti di rinascita.
L’Euro da quando è nata è cresciuta vigorosamente in salute ed ha già conquistato la fiducia degli operatori diventando anche valuta di riserva nel commercio mondiale. E se ha fatto tutto questo a soli tre anni di età chissà mai cosa farà da grande!

 STORIA

Sommario anno XII numero 12 - dicembre 2003