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Sommario anno XII numero 12 - dicembre 2003

 STORIA E CULTURA

Prima dei muraglioni
(Luca Ceccarelli) - I muraglioni innalzati sulle sponde del Tevere alla fine dell’Ottocento hanno posto fine ai continui straripamenti, che per secoli avevano reso perigliosa la vita lungo un fiume che, per molti versi, restava comunque un centro importante della vita romana. Con la loro imponenza, rappresentano una realizzazione molto pregevole, che rende il corso d’acqua non più pericoloso, ma non lo isola dalla vita della città. Tuttavia, l’innalzamento dei muraglioni ha voluto dire la completa tabula rasa di vaste aree dei rioni a ridosso del fiume.
Vasi - L’Isola TiberinaUna è, dalla parte di Trastevere, quella che veniva chiamata la Renella, spiegheremo perché più avanti. Nel rione Trastevere, da Piazza Trilussa parte ancora la Via del Politeama. Solo la via, oggi poco felicemente invasa da automobili in sosta, perché il Politeama non esiste più. Era un teatro che sorgeva nelle vicinanze, a valle dell’antico Ponte Sisto. Una costruzione in legno, realizzata dal macchinista teatrale Luigi Venier, inaugurata il 28 luglio del 1862 con uno spettacolo di prosa della compagnia Cristofari – Archienti. Con una successiva ristrutturazione, nel 1866, venne ingrandito fino alla capienza di tremila e cinquecento persone. Altri interventi vi furono nel 1869 e nel 1875, quando il teatro ebbe un sipario dipinto dal celebre pittore Onorato Carlandi, raffigurante  Orazio Coclite al ponte. In primavera e in estate vi si recitavano anche il balletto e l’opera lirica (è qui che debuttò il celebre tenore Francesco Marconi), e qualche volta, in estate, spettacoli di circo equestre, fra cui quelli delle celebri famiglie Guillaume e Cisinelli (paragonabili per importanza ai Togni e agli Orfei di oggi). Ma nel 1883, la costruzione dei muraglioni impose la demolizione del Politeama, di cui oggi rimangono solo vaghi ricordi di archivio.
Al termine di Via del Politeama, troviamo Via della Renella e Vicolo della Renella. I nomi sono stati dati alle strade con una delibera comunale del 12 settembre 1947 (precedentemente Via del Politeama aveva un percorso più lungo). L’intitolazione alla renella è un omaggio all’aspetto antico di questa zona di Roma. Renella deriva da arenella, che proviene a sua volta dal latino arenula, la sabbia fluviale che, depositata dal Tevere, formava  in questo punto della sponda del fiume un arenile nei periodi di magra. Qui sorgeva, prima della costruzione degli argini, un piccolo stabilimento balneare. Il Vicolo della Renella, che sbocca su Via del Moro, è, comunque, molto antico: è segnalato anche dalla pianta di Roma di Antonio Tempesta del 1593. Per secoli, nel vicolo hanno abitato i barcaioli e i piloti che trasportavano sul fiume merci e passeggeri, e un tempo era detto «de’ Macelli delle Bufale», perché vi abitavano i macellari in case di proprietà dell’Ospedale di S. Spirito. Qui aveva sede anche il Teatro delle Muse, oggi situato nelle vicinanze del Policlinico; ai nn. 94 – 96 vi è un palazzetto tardo – barocco a tre piani con un bel cornicione a mensole e conchiglie con teste femminili.
Vasi - La spiaggia della RegolaSempre tra Ponte Sisto e Ponte Garibaldi, sulla sponda opposta del fiume sorge l’antichissimo rione Regola, con il suo miscuglio di chiese monumentali, palazzi signorili e botteghe artigiane. Per l’etimologia del nome di questo rione, che già dal Medio Evo veniva chiamato “la Regola”, torniamo ad arenula. Regola deriva infatti anch’esso dal latino arenula, poi passato al volgare renola, poiché il rione terminava sulla sponda del fiume, su cui si estendevano abitazioni sempre soggette alle piene e agli straripamenti. Già, perché l’assenza di argini, lo abbiamo già detto, significava una vita minacciata in permanenza dalla rovina, e anche dalla morte.
Particolarmente miserevole al riguardo era la condizione dei “giudii” del ghetto, nel rione Sant’Angelo, una parte del quale ha finito per soccombere all’innalzamento dei muraglioni. Se da Ponte Sisto, tra la foschia e gli alberi enormi dei lungoteveri, oltrepassiamo con lo sguardo la struttura slanciata e moderna del Ponte Garibali oggi non ci appare che l’Isola Tiberina, e la  bizzarra cupola della sinagoga. Ma prima dell’unità d’Italia, sulla sponda del fiume si estendeva una parte del ghetto, con ben tre antiche sinagoghe al posto di quella attuale, e condizioni di povertà, case fatiscenti con l’inevitabile estrema sporcizia. Condizioni che i governanti del Regno d’Italia, conquistata Roma nel 1870, giudicarono intollerabili, sia per motivi di sicurezza che per il loro carattere manifestamente vessatorio, e provvidero ad eliminarle rapidamente, sia risanando il “quartiere giudio” che costruendo la sinagoga attuale, unica nel suo genere per la sua cupola. Le sinagoghe, infatti, non hanno cupole, ma si voleva stabilire il principio che nella capitale del nuovo regno c’era spazio per ogni confessione religiosa, senza differenze di valore tra l’una e l’altra. Per questo, tra le innumerevoli cupole delle chiese romane, doveva innalzarsi anche la cupola di un tempio ebraico. Resta solo un certo rammarico, al riguardo, per l’abbattimento delle tre sinagoghe precedenti, di sicuro valore monumentale.

 STORIA E CULTURA

Sommario anno XII numero 12 - dicembre 2003