Domanda
di grazia a Gesù
(Vincenzo Andraous - carcere di Pavia e tutor Comunità Casa del
Giovane Pavia)
Ho partecipato alla S.
Messa di Natale, ma non a quella di mezzanotte come avrei voluto, bensì a
quella di mezzogiorno del 25, perché nonostante 30 anni di carcere
scontati, dieci di permessi e di lavoro esterno, tre in regime di
semilibertà come tutor nella Comunità Casa del Giovane di Pavia ad
accogliere e accompagnare giovanissimi e ragazzi in difficoltà, rimango
un uomo detenuto, a cui ancora non è concesso di decidere l’ora di una
Messa da ascoltare. Sì, un uomo detenuto, inchiodato a quel fine pena
mai, che mi porto addosso da tre vite. Un uomo detenuto, semilibero,
ma non abbastanza da poter decidere una Messa, un incontro, una parentesi
quadra piuttosto che tonda, figuriamoci graffa.
Trent’anni detenuto,
per tanti anni a rimestare colpa-pena-puniziome, anni a perdere e a
ritrovare, anni importanti che passano, più ancora di quelli a venire.
Sono un uomo detenuto,
per legge, per norma, per etica, per trent’anni lo sono stato, e lo sono
ancora a dispetto dei Sofri, dei Signori Bianchi e dei Signori Rossi, che
di grazia non ricevuta inciampano nella speranza di una firma in calce su
qualche protocollo di intesa che non giunge mai.
Trent’anni alla
catena, perché sprovvisto di innocenza, di proclami e dichiarazioni di
estraneità ai fatti, dunque trent’anni in una cella per il male
perpetrato.
Giustamente ho
trent’anni sottocarico sulle spalle, giustamente perché ne ho tutta la
responsabilità.
Trent’anni non sono
una vita, né due, come si dice nei film, o nei sentito dire, infatti sono
la vita che fugge via. Rimango un uomo detenuto, nonostante gli affetti
ritrovati, i pregiudizi allontanati, il rientro a titolo nel consorzio
umano, sociale e nazionale. Nonostante il lungo viaggio di ritorno.
Trent’anni per pagare
il conto-debito-dazio alla Giustizia, quella Giustizia equa, perchè
consente di comprendere l’interesse collettivo per una pena improntata
al tentativo di riparazione ai drammi consumati.
Trent’anni forse sono
sufficienti per osare alleviare le lacerazioni imposte agli innocenti.
Forse possono bastare per accorciare le distanze e avvicinarci a un
perdono che non sarà mai facile scorciatoia alla sofferenza.
Sono andato alla S.
Messa di Natale, non a quella di mezzanotte, ma a ben pensarci seppure in
ora diversa a causa del fuso orario imposto dalle prescrizioni, Gesù è
nato anche per me, quanto basta per crederci davvero.
|