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Sommario anno XIII numero 1 - gennaio 2004

 I NOSTRI PAESI - pagina 4

colonna
Alla ricerca delle radici
(Giuseppe Strabioli) - Il 18 Ottobre scorso, una folta delegazione di Colonnesi ha fatto visita a Rosora, un piccolo comune di circa 1700 abitanti in provincia di Ancona, posizionato in cima a una collina, al centro dell’area di produzione del famoso Verdicchio dei Castelli di Jesi, dal quale si domina gran parte della Valle dell’Esino (l’Esino è un fiume che taglia le Marche dall’Appennino Umbro-Marchigiano al mare Adriatico in corrispondenza di Falconara Marittima). La delegazione, guidata dal Sindaco Bartoli, ed organizzata dall’iper-attivo Centro Sociale Anziani di Colonna, rispondeva ad un formale invito dell’Amministrazione Comunale di Rosora in occasione della “Festa della Sapa” che il 17-18-19 ottobre 2003 si svolgeva a Rosora. (La Sapa  è un mosto concentrato mediante cottura che serve come condimento o per preparare mostarde, che rappresenta un tipico prodotto locale di questo piccolo Comune marchigiano).
Ma cosa ci può essere in comune fra Colonna, il più piccolo dei Castelli Romani e Rosora, il più piccolo dei Castelli di Jesi? Ebbene: tutto cominciò qualche anno fa, quando l’Amministrazione Comunale di Colonna, con l’aiuto di alcuni volontari, ebbe l’ottima idea di riordinare l’archivio comunale. Uno dei frutti di questa iniziativa fu una mostra nell’Aula Consiliare del Comune nella quale furono esposti una parte dei documenti di archivio ritenuti interessanti dagli organizzatori. Un settore polarizzò più degli altri l’attenzione di molti visitatori della mostra: l’esposizione delle schede dei censimenti degli anni 1871 e 1881.
Nello sfogliare le schede, con l’evidente curiosità di ricercare notizie sui propri antenati, una parte dei  visitatori scoprì di avere origini marchigiane. Ovvero, risalendo dai propri cognomi a quelli titolati come “capo – famiglia” nelle schede censuarie, si poteva leggere l’anno e il luogo di nascita degli intestatari delle schede stesse e quelli della relativa famiglia convivente (moglie, figli, parenti conviventi);   ebbene, risultava che molti capo – famiglia erano nati in Comuni in provincia di Ancona e, alla data del Censimento (31 dicembre 1871), avevano figli nati nel Comune di Colonna. Lo stupore fu ulteriormente accresciuto dal fatto che nelle rispettive famiglie nessuno ne sapeva niente, anzi, emerse anche qualche espressione di incredulità al limite del sospetto (si tenga presente un detto benevolmente greve circolante da sempre a Colonna e spesso ripetuto tuttora dagli anziani colonnesi : “Meglio un morto in casa che un marchiciano fuori la porta”, a testimonianza, evidentemente, della tenacia dei marchigiani nel pretendere il pagamento dei debiti).
Spinto da tale curiosità, il Centro Sociale Anziani di Colonna, guidato dall’instancabile Nicola Trivelli, è riuscito a costruire attorno a questa inaspettata rivelazione, un vero e proprio Progetto Culturale che ha portato nell’Ottobre scorso a realizzare una serie di eventi che possono considerarsi una sorta di ideale gemellaggio fra due Comunità, quella di Colonna e quella di Rosora, riunite, dopo oltre 130 anni dalla consapevolezza di avere origini in comune.
Infatti, mentre da un lato proponeva alla XI Comunità Montana del Lazio Castelli Romani e Prenestini la richiesta di finanziamento di un Progetto socio-culturale denominato, appunto, “Dalla ricerca delle radici al miglioramento del futuro”, dall’altro richiedeva al sottoscritto la disponibilità ad indagare ulteriormente nell’Archivio Comunale di Colonna al fine di meglio valutare l’entità di quel flusso migratorio dalla provincia di Ancona verso Colonna testimoniato dalle schede di quei censimenti. Il risultato di tale approfondimento fu la conferma che all’epoca, nel 1871, i Colonnesi “veraci” erano una minoranza; infatti dai documenti di archivio si legge che Colonna aveva 643 abitanti ma, di questi, il numero dei “nativi di Colonna” era  solo di 304 abitanti; il resto , gli altri 339, erano “forestieri”. Non solo, ma dei “forestieri”, ben 154, ovvero circa il 24% del totale, erano marchigiani della Provincia di Ancona, per la maggior parte provenienti proprio da Rosora. Ed ecco spiegato il legame fra Colonna e Rosora.
Primo risultato concreto del suddetto Progetto, è stato quindi, la pubblicazione di una Sintesi Storica ricavata dall’Archivio Comunale di Colonna ed edita dal Centro Anziani, con il contributo della XI Comunità Montana e del Comune di Colonna dal titolo, appunto, “La ricerca delle radici” (Può esserne fatta richiesta di copia gratuita direttamente al Centro Anziani di Colonna, 06-9438719). Non paghi di ciò, i Responsabili del Centro Anziani, hanno fatto sì che le due Amministrazioni si mettessero in contatto fra loro;  non solo, ma volendo ulteriormente riscontrare tale importante flusso migratorio avvenuto in un periodo storico alquanto turbolento – siamo a cavallo dell’Unità d’Italia (1861), della “Breccia di Porta Pia” (1870) e di Roma Capitale (1871) – hanno richiesto anche al Parroco di Rosora, Don Giuliano Gigli, di indagare nell’Archivio Parrocchiale al fine di avere ulteriori indizi sulle famiglie dalle quali risultavano provenire quei nominativi che nell’archivio di Colonna, risultavano nati a Rosora.
La delegazione di circa 70 persone era guidata dal Sindaco di Colonna Gaetano Bartoli, dal Vicesindaco Alfredo Cappellini, dall’Assessore Ferdinando Corrieri e dal Presidente del Centro Anziani Nicola Trivelli. L’accoglienza a Rosora è stata a dir poco squisita. A riceverci c’era il Sindaco Marcello Falcioni, il Vicesindaco e gran parte dei loro collaboratori.
Dopo una esibizione della Banda musicale locale, che ci ha accolto con le note di “Nannì, Nannì”, c’è stato uno scambio di prodotti tipici e di targhe ricordo all’interno di una ben ristrutturata antica cantina, sede dell’Enoteca Comunale e di Sale Espositive, nel centro storico di Rosora. In tale suggestivo contesto i Sindaci dei due comuni ed il Presidente Trivelli, hanno annoverato l’intenzione di continuare a tenere vivo il legame riscoperto fra le due comunità, proponendo di istituire una serie di periodiche iniziative da realizzare già dalla prossima primavera. Gli amici di Rosora ci hanno poi guidato alla visita del centro Storico, dove,  proprio in occasione della “Festa della Sapa”, erano state riallestite le vecchie botteghe artigiane e le antiche cantine del Castello, nelle quali venivano rievocati in costume d’epoca, le antiche tradizioni, e fatti assaggiare i prodotti tipici di Rosora e dei Castelli di Jesi.
A conclusione della intensa giornata, Don Giuliano Gigli aveva organizzato un concerto in nostro onore nella Chiesa Parrocchiale di San Michele, dove c’è stata anche l’opportunità, da parte di Don Giuliano, di raccontare a tutti il suo stesso stupore nell’aver riscontrato, anche con la sua ricerca parallela, le comuni origini, arricchendo ancora di più il nostro interesse con le storie, anche commoventi, di personaggi, i cui nomi e cognomi risultavano nello “stato delle anime” dell’Archivio Parrocchiale, e che per noi rappresentavano i nomi e i cognomi dei nonni dei nostri nonni. Tutto ciò è stato motivo di riflessione sui sacrifici che le generazioni precedenti la nostra hanno dovuto fare per contribuire al nostro attuale benessere senza averne minimamente beneficiato, non solo, ma avendo appurato che il motivo dello spostamento di queste persone era il lavoro, un pensiero è andato a tutti coloro – ed in ogni famiglia ce n’è sicuramente qualcuno – sono stati o sono tuttora costretti a migrare lontano da casa, con mezzi di fortuna, lasciando la propria famiglia e la propria terra per cercare, da “forestiero”, il lavoro per vivere.


palestrina
Il martirio di s.Agabito
(Tania Simonetti - Marco Cacciotti) - La Cattedrale di Palestrina è dedicata a sant’Agabito martire, patrono della città. Il giovane Agabito subì il martirio sotto l’impero di Aureliano, nel periodo più crudele delle persecuzioni che avevano avuto inizio sin dal tempo degli Apostoli Pietro e Paolo, con Nerone, e che terminarono con Diocleziano nel 305.

Di nobile famiglia Prenestina ma residente a Roma, ove stava completando i suoi studi in materia di diritto, Agabito venne arrestato, appena quindicenne, perché professava la religione Cristiana.
Discordi sono gli studiosi nel fissare l’anno di tale avvenimento, alcuni indicano il 272 altri il 274, mentre concordano nel giorno, il 18 agosto. Narrano gli “Acta sanctorum”, il giovane venne tradotto a Preneste, sua città natale, perché nel Tempio di Giove ripudiasse pubblicamente la religione professata. Il giovane rifiutatosi fu percosso, ma anziché lamentarsi affermò di non sentire alcun dolore. Risultando vane le percosse, fu rinchiuso in prigione e lasciato digiuno per quattro giorni, quindi fu avvicinato da un certo Anastasio il quale invano tentò di convincerlo ad abbandonare la fede Cristiana. Allora gli fu versata della brace sulla testa ma il giovane non dette segni di sofferenza ed innalzò lodi a Dio e per questo fu di nuovo percosso, appeso con la testa in giù su un fuoco che sprigionava fumo e fetido odore. Il Santo non si piegò alla volontà dei suoi carnefici e fu quindi legato ad un tronco affinché vi morisse: dopo cinque giorni fu trovato lì non solo libero ma risanato dalle piaghe. Subì ancora altri tormenti durante i quali il prefetto Antioco che inveiva contro di lui, improvvisamente morì. Lo stesso imperatore allora ordinò che Agabito fosse condotto a Palestrina presso il tempio di Giove dove, ancora rifiutatosi di adorare gli dei, il 18 agosto, giorno in cui si celebravano i giochi nell’anfiteatro Prenestino (che secondo studi recenti sembra si trovasse in contrada “Colle dell’Arco”), fu dato in pasto ai leoni che, quantunque affamati, anziché sbranarlo, gli lambirono i piedi.
I ministri dell’imperatore e gli stessi sacerdoti che avevano a cura il culto della Fortuna, anche per dare un esempio e rafforzare la loro posizione, decisero di togliergli la vita e, condottolo fuori all’anfiteatro verso la città, dirimpetto alle mura (probabilmente là dove ora sorge la chiesetta della Madonna del Rifugio o dei Cori) lo decapitarono. Il corpo del giovane, raccolto dai Cristiani, venne inumato nei pressi, in località Quadrelle. Il comportamento dignitoso del Martire, il coraggio dimostrato, la giovane età colpirono in modo particolare la gente e così si diffuse e si tramandò la venerazione ed il culto di Agabito, sempre vivo fino ai nostri giorni. A lui, nel V secolo d.C., venne dedicata la Basilica di Palestrina realizzata utilizzando le strutture di un preesistente complesso edilizio pagano che sorgeva proprio nel centro della città. Sant’ Agabito è venerato a Roma dove, oltre che apparire negli antichi calendari romani, gli è stata dedicata una Chiesa al quartiere Prenestino.
In Italia il culto del Santo è vivo a Maggiora (Novara), a S.Agabito del Molise, a Parma (nel cui Duomo è dedicato un altare al Santo) ed a Tarquinia.
All’estero è venerato in Francia: a Besancon in Borgogna ed a Lione nella Cattedrale; in Germania ed in Austria a Kremsmùnster, dove sarebbe conservata la maggior parte delle reliquie; in Spagna, nella Chiesa metropolitana di Toledo, per merito del Cardinale Ludovico Portocarrero, già Vescovo di Palestrina.
Bibliografia: (Palestrinai di  L.Bandiera – Palestrina Circ. Cult. Pren. R. Simeoni).          
                                                                                                         


castelli romani e prenestini

“Museum grand tour”: arrivano i turisti
(Laura Frangini) - Il neonato Sistema Museale dei Castelli Romani e Prenestini inizia a muovere i primi passi. Inaugurato solo a ottobre scorso e attualmente in fase di organizzazione con la creazione di pacchetti visita organizzati, il Sistema Museale, messo a punto dalla Comunità Montana in collaborazione con le Amministrazioni locali per un rilancio del turismo culturale nel territorio, ha ospitato nello scorso week-end il primo gruppo di visita per una giornata presso alcuni siti scelti. Ospite, l’associazione culturale Kronos di Velletri, che dopo avere visitato in mattinata il Museo Archeologico Nazionale di Palestrina, è stata accolta a Palazzo Rospigliosi di Zagarolo per un tour interno alle sale e al nuovo Museo del Giocattolo, che il 20 dicembre è stato aperto al pubblico con una interessante mostra sui giocattoli d’epoca dai primi del novecento agli anni ’60. Realizzata in collaborazione con la Provincia di Roma, la mostra resterà aperta fino al 31 gennaio 2004.

Dopo un pranzo a base di prodotti tipici, il gruppo di Velletri ha ultimato il tour museale con la visita alle Scuderie Aldobrandini di Frascati e al sito archeologico di Tuscolo. Associazioni, scuole e gruppi interessati ad organizzare gite lungo gli itinerari del Sistema Museale dei Castelli Romani e Prenestini, possono rivolgersi alla XI Comunità Montana del Lazio (Ag. Di Sviluppo ) Tel 06 947.08.20. Notizie sui musei del territorio anche on line, sul sito ufficiale del Sistema www.museumgrandtour.it

 I NOSTRI PAESI - pagina 4

Sommario anno XIII numero 1 - gennaio 2004