colonna
Alla
ricerca delle radici
(Giuseppe Strabioli) - Il 18 Ottobre scorso, una folta delegazione di
Colonnesi ha fatto visita a Rosora, un piccolo comune di circa 1700
abitanti
in provincia di Ancona, posizionato in cima a una collina, al centro
dell’area di produzione del famoso Verdicchio dei Castelli di Jesi, dal
quale si domina gran parte della Valle dell’Esino (l’Esino è un fiume
che taglia le Marche dall’Appennino Umbro-Marchigiano al mare Adriatico
in corrispondenza di Falconara Marittima). La delegazione, guidata dal
Sindaco Bartoli, ed organizzata dall’iper-attivo Centro Sociale Anziani
di Colonna, rispondeva ad un formale invito dell’Amministrazione
Comunale di Rosora in occasione della “Festa della Sapa” che il
17-18-19 ottobre 2003 si svolgeva a Rosora. (La Sapa
è un mosto concentrato mediante cottura che serve come condimento
o per preparare mostarde, che rappresenta un tipico prodotto locale di
questo piccolo Comune marchigiano).
Ma cosa ci può essere in
comune fra Colonna, il più piccolo dei Castelli Romani e Rosora, il più
piccolo dei Castelli di Jesi? Ebbene: tutto cominciò qualche anno fa,
quando l’Amministrazione Comunale di Colonna, con l’aiuto di alcuni
volontari, ebbe l’ottima idea di riordinare l’archivio comunale. Uno
dei frutti di questa iniziativa fu una mostra nell’Aula Consiliare del
Comune nella quale furono esposti una parte dei documenti di archivio
ritenuti interessanti dagli organizzatori. Un settore polarizzò più
degli altri l’attenzione di molti visitatori della mostra:
l’esposizione delle schede dei censimenti degli anni 1871 e 1881.
Nello sfogliare le schede, con
l’evidente curiosità di ricercare notizie sui propri antenati, una
parte dei visitatori scoprì
di avere origini marchigiane. Ovvero, risalendo dai propri cognomi a
quelli titolati come “capo – famiglia” nelle schede censuarie, si
poteva leggere l’anno e il luogo di nascita degli intestatari delle
schede stesse e quelli della relativa famiglia convivente (moglie, figli,
parenti conviventi); ebbene, risultava che molti capo – famiglia erano
nati in Comuni in provincia di Ancona e, alla data del Censimento (31
dicembre 1871), avevano figli nati nel Comune di Colonna. Lo stupore fu
ulteriormente accresciuto dal fatto che nelle rispettive famiglie nessuno
ne sapeva niente, anzi, emerse anche qualche espressione di incredulità
al limite del sospetto (si tenga presente un detto benevolmente greve
circolante da sempre a Colonna e spesso ripetuto tuttora dagli anziani
colonnesi : “Meglio un morto in casa che un marchiciano fuori la
porta”, a testimonianza, evidentemente, della tenacia dei
marchigiani nel pretendere il pagamento dei debiti).
Spinto da tale curiosità, il
Centro Sociale Anziani di Colonna, guidato dall’instancabile Nicola
Trivelli, è riuscito a costruire attorno a questa inaspettata
rivelazione, un vero e proprio Progetto Culturale che ha portato
nell’Ottobre scorso a realizzare una serie di eventi che possono
considerarsi una sorta di ideale gemellaggio fra due Comunità, quella di
Colonna e quella di Rosora, riunite, dopo oltre 130 anni dalla
consapevolezza di avere origini in comune.
Infatti, mentre da un lato
proponeva alla XI Comunità Montana del Lazio Castelli Romani e Prenestini
la richiesta di finanziamento di un Progetto socio-culturale denominato,
appunto, “Dalla ricerca delle radici al miglioramento del futuro”,
dall’altro richiedeva al sottoscritto la disponibilità ad indagare
ulteriormente nell’Archivio Comunale di Colonna al fine di meglio
valutare l’entità di quel flusso migratorio dalla provincia di Ancona
verso Colonna testimoniato dalle schede di quei censimenti. Il risultato
di tale approfondimento fu la conferma che all’epoca, nel 1871, i
Colonnesi “veraci” erano una minoranza; infatti dai documenti di
archivio si legge che Colonna aveva 643 abitanti ma, di questi, il numero
dei “nativi di Colonna” era
solo di 304 abitanti; il resto , gli altri 339, erano
“forestieri”. Non solo, ma dei “forestieri”, ben 154, ovvero circa
il 24% del totale, erano marchigiani della Provincia di Ancona, per la
maggior parte provenienti proprio da Rosora. Ed ecco spiegato il legame
fra Colonna e Rosora.
Primo risultato concreto del
suddetto Progetto, è stato quindi, la pubblicazione di una Sintesi
Storica ricavata dall’Archivio Comunale di Colonna ed edita dal Centro
Anziani, con il contributo della XI Comunità Montana e del Comune di
Colonna dal titolo, appunto, “La ricerca delle radici” (Può esserne
fatta richiesta di copia gratuita direttamente al Centro Anziani di
Colonna, 06-9438719). Non paghi di ciò, i Responsabili del Centro
Anziani, hanno fatto sì che le due Amministrazioni si mettessero in
contatto fra loro; non solo, ma volendo ulteriormente riscontrare tale
importante flusso migratorio avvenuto in un periodo storico alquanto
turbolento – siamo a cavallo dell’Unità d’Italia (1861), della
“Breccia di Porta Pia” (1870) e di Roma Capitale (1871) – hanno
richiesto anche al Parroco di Rosora, Don Giuliano Gigli, di indagare
nell’Archivio Parrocchiale al fine di avere ulteriori indizi sulle
famiglie dalle quali risultavano provenire quei nominativi che
nell’archivio di Colonna, risultavano nati a Rosora.
La delegazione di circa 70
persone era guidata dal Sindaco di Colonna Gaetano Bartoli, dal
Vicesindaco Alfredo Cappellini, dall’Assessore Ferdinando Corrieri e dal
Presidente del Centro Anziani Nicola Trivelli. L’accoglienza a Rosora è
stata a dir poco squisita. A riceverci c’era il Sindaco Marcello
Falcioni, il Vicesindaco e gran parte dei loro collaboratori.
Dopo una esibizione della
Banda musicale locale, che ci ha accolto con le note di “Nannì, Nannì”,
c’è stato uno scambio di prodotti tipici e di targhe ricordo
all’interno di una ben ristrutturata antica cantina, sede dell’Enoteca
Comunale e di Sale Espositive, nel centro storico di Rosora. In tale
suggestivo contesto i Sindaci dei due comuni ed il Presidente Trivelli,
hanno annoverato l’intenzione di continuare a tenere vivo il legame
riscoperto fra le due comunità, proponendo di istituire una serie di
periodiche iniziative da realizzare già dalla prossima primavera. Gli
amici di Rosora ci hanno poi guidato alla visita del centro Storico, dove,
proprio in occasione della “Festa della Sapa”, erano state
riallestite le vecchie botteghe artigiane e le antiche cantine del
Castello, nelle quali venivano rievocati in costume d’epoca, le antiche
tradizioni, e fatti assaggiare i prodotti tipici di Rosora e dei Castelli
di Jesi.
A conclusione della intensa
giornata, Don Giuliano Gigli aveva organizzato un concerto in nostro onore
nella Chiesa Parrocchiale di San Michele, dove c’è stata anche
l’opportunità, da parte di Don Giuliano, di raccontare a tutti il suo
stesso stupore nell’aver riscontrato, anche con la sua ricerca
parallela, le comuni origini, arricchendo ancora di più il nostro
interesse con le storie, anche commoventi, di personaggi, i cui nomi e
cognomi risultavano nello “stato delle anime” dell’Archivio
Parrocchiale, e che per noi rappresentavano i nomi e i cognomi dei nonni
dei nostri nonni. Tutto ciò è stato motivo di riflessione sui sacrifici
che le generazioni precedenti la nostra hanno dovuto fare per contribuire
al nostro attuale benessere senza averne minimamente beneficiato, non
solo, ma avendo appurato che il motivo dello spostamento di queste persone
era il lavoro, un pensiero è andato a tutti coloro – ed in ogni
famiglia ce n’è sicuramente qualcuno – sono stati o sono tuttora
costretti a migrare lontano da casa, con mezzi di fortuna, lasciando la
propria famiglia e la propria terra per cercare, da “forestiero”, il
lavoro per vivere.
palestrina
Il
martirio di s.Agabito
(Tania Simonetti - Marco Cacciotti) - La Cattedrale di
Palestrina è dedicata a sant’Agabito martire, patrono della città. Il
giovane
Agabito
subì il martirio sotto l’impero di Aureliano, nel periodo più crudele
delle persecuzioni che avevano avuto inizio sin dal tempo degli Apostoli
Pietro e Paolo, con Nerone, e che terminarono con Diocleziano nel 305.
Di nobile famiglia
Prenestina ma residente a Roma, ove stava completando i suoi studi in
materia di diritto, Agabito venne arrestato, appena quindicenne, perché
professava la religione Cristiana.
Discordi sono gli
studiosi nel fissare l’anno di tale avvenimento, alcuni indicano il 272
altri il 274, mentre concordano nel giorno, il 18 agosto. Narrano gli “Acta
sanctorum”, il giovane venne tradotto a Preneste, sua città natale,
perché nel Tempio di Giove ripudiasse pubblicamente la religione
professata. Il giovane rifiutatosi fu percosso, ma anziché lamentarsi
affermò di non sentire alcun dolore. Risultando vane le percosse, fu
rinchiuso in prigione e lasciato digiuno per quattro giorni, quindi fu
avvicinato da un certo Anastasio il quale invano tentò di convincerlo ad
abbandonare la fede Cristiana. Allora gli fu versata della brace sulla
testa ma il giovane non dette segni di sofferenza ed innalzò lodi a Dio e
per questo fu di nuovo percosso, appeso con la testa in giù su un fuoco
che sprigionava fumo e fetido odore. Il Santo non si piegò alla volontà
dei suoi carnefici e fu quindi legato ad un tronco affinché vi morisse:
dopo cinque giorni fu trovato lì non solo libero ma risanato dalle
piaghe. Subì ancora altri tormenti durante i quali il prefetto Antioco
che inveiva contro di lui, improvvisamente morì. Lo stesso imperatore
allora ordinò che Agabito fosse condotto a Palestrina presso il tempio di
Giove dove, ancora rifiutatosi di adorare gli dei, il 18 agosto, giorno in
cui si celebravano i giochi nell’anfiteatro Prenestino (che secondo
studi recenti sembra si trovasse in contrada “Colle dell’Arco”), fu
dato in pasto ai leoni che, quantunque affamati, anziché sbranarlo, gli
lambirono i piedi.
I ministri
dell’imperatore e gli stessi sacerdoti che avevano a cura il culto della
Fortuna, anche per dare un esempio e rafforzare la loro posizione,
decisero di togliergli la vita e, condottolo fuori all’anfiteatro verso
la città, dirimpetto alle mura (probabilmente là dove ora sorge la
chiesetta della Madonna del Rifugio o dei Cori) lo decapitarono. Il corpo
del giovane, raccolto dai Cristiani, venne inumato nei pressi, in località
Quadrelle. Il comportamento dignitoso del Martire, il coraggio dimostrato,
la giovane età colpirono in modo particolare la gente e così si diffuse
e si tramandò la venerazione ed il culto di Agabito, sempre vivo fino ai
nostri giorni. A lui, nel V secolo d.C., venne dedicata la Basilica di
Palestrina realizzata utilizzando le strutture di un preesistente
complesso edilizio pagano che sorgeva proprio nel centro della città.
Sant’ Agabito è venerato a Roma dove, oltre che apparire negli antichi
calendari romani, gli è stata dedicata una Chiesa al quartiere Prenestino.
In Italia il culto del
Santo è vivo a Maggiora (Novara), a S.Agabito del Molise, a Parma (nel
cui Duomo è dedicato un altare al Santo) ed a Tarquinia.
All’estero è venerato
in Francia: a Besancon in Borgogna ed a Lione nella Cattedrale; in
Germania ed in Austria a Kremsmùnster, dove sarebbe conservata la maggior
parte delle reliquie; in Spagna, nella Chiesa metropolitana di Toledo, per
merito del Cardinale Ludovico Portocarrero, già Vescovo di Palestrina.
Bibliografia: (Palestrinai
di L.Bandiera – Palestrina
Circ. Cult. Pren. R. Simeoni).
castelli
romani e prenestini
“Museum
grand tour”: arrivano i turisti
(Laura Frangini) - Il neonato Sistema Museale dei Castelli
Romani e Prenestini inizia a muovere i primi passi. Inaugurato solo a
ottobre scorso e attualmente in fase di organizzazione con la creazione di
pacchetti visita organizzati, il Sistema Museale, messo a punto dalla
Comunità Montana in collaborazione con le Amministrazioni locali per un
rilancio del turismo culturale nel territorio, ha ospitato nello scorso
week-end il primo gruppo di visita per una giornata presso alcuni siti
scelti. Ospite, l’associazione culturale Kronos di Velletri, che dopo
avere visitato in mattinata il Museo Archeologico Nazionale di Palestrina,
è stata accolta a Palazzo Rospigliosi di Zagarolo per un tour interno
alle sale e al nuovo Museo del Giocattolo, che il 20 dicembre è stato
aperto al pubblico con una interessante mostra sui giocattoli d’epoca
dai primi del novecento agli anni ’60. Realizzata in collaborazione con
la Provincia di Roma, la mostra resterà aperta fino al 31 gennaio 2004.
Dopo un pranzo a base di
prodotti tipici, il gruppo di Velletri ha ultimato il tour museale con la
visita alle Scuderie Aldobrandini di Frascati e al sito archeologico di
Tuscolo. Associazioni, scuole e gruppi interessati ad organizzare gite
lungo gli itinerari del Sistema Museale dei Castelli Romani e Prenestini,
possono rivolgersi alla XI Comunità Montana del Lazio (Ag. Di Sviluppo
) Tel 06 947.08.20. Notizie sui musei del territorio anche on line, sul
sito ufficiale del Sistema www.museumgrandtour.it
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