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Sommario anno XIII numero 1 - gennaio 2004

 I NOSTRI PAESI - pagina 9

monte compatri
Il paese piange

Ancora una volta il senso della vita raggiunge un elevatissimo picco di emozione a causa di un tragico e doloroso evento che ha colpito il nostro paese. Nella notte tra il 27 e il 28 dicembre 2003, dopo una brevissima ma inesorabile malattia, Roberto Dominicis, di appena 15 anni, è venuto a mancare all’affetto dei suoi cari.

La redazione di Controluce e tutti i soci del Photo Club Controluce, con il cuore pieno di tristezza, partecipano al dolore di mamma Anna e papà Americo che hanno voluto inviarci questa breve nota.

Nei terribili giorni della malattia di Roberto,  mi hanno costantemente inseguito, tormentato ma anche ... consolato, alcune riflessioni tratte dalle lettere dello scrittore cattolico E. Mournier alla moglie, sulla piccola figlia Francoise, inguaribilmente malata. Quei passi li avevo letti quando frequentavo il 2° liceo scientifico, .... quando avevo esattamente l’età di Roberto.... che strana coincidenza!
Quelle riflessioni sulla sofferenza, da allora, non mi hanno mai abbandonato, .... ma mai e poi mai avrei immaginato che un giorno si sarebbero incarnate così profondamente nella mia esistenza ed in quella di Anna. Quei passi vorrei poterli condividere con tutti quelli che hanno pregato per Roberto e ci hanno sostenuto con la loro solidarietà ed il loro affetto.      Americo e Anna

Che senso avrebbe tutto ciò se la nostra piccina fosse soltanto un pezzo di carne sprofondato non so dove, un po’ di vita disgraziata, e non questa piccola ostia bianca che ci supera tutti, un’infinità di mistero e d’amore che ci abbaglierebbe se lo vedessimo faccia a faccia; se ogni colpo più duro non fosse una nuova elevazione, che ogni volta, allorché il nostro cuore comincia ad essere abituato, adattato al colpo precedente, è una nuova richiesta d’amore ?
            Tu odi questa povera piccola voce supplichevole di tutti i bambini martiri del mondo, e questo rimpianto della loro infanzia perduta tra milioni di uomini che ci stendono la mano, come un povero ai lati della strada:
 “ Dite, voi che avete il vostro amore e le mani piene di luce: datecene un poco, anche a noi”.
            Se noi non facciamo che soffrire, subire, tollerare, sopportare, non ce la faremo a stendere la mano e mancheremo a quanto ci è richiesto. Dalla mattina alla sera, non dobbiamo pensare a questo male come a qualcosa che ci è tolto, ma come a qualcosa che noi diamo, per non demeritare di questo piccolo Cristo che è in mezzo a noi, e per non lasciarlo solo a lavorare col Cristo. Non voglio che questi giorni vadano perduti, perché ci dimenticheremmo di prenderli per quello che sono: giorni pieni di una grazia sconosciuta…..
            Eccoci allo stesso crocevia, poveri fanciulli deboli come sempre, la gambe stanche, il cuore stanco e che piange. E la stessa mano si posa sulla nostra spalla, ci mostra tutte le miserie degli uomini, tutti i laceramenti degli uomini, quelli che odiano, quelli che ammazzano, quelli che irridono e quelli che sono odiati, e quelli che sono uccisi, …..e poi ci mostra questa piccina ricolma delle nostre immagini future. E che non ci dice se ce la prenderà o se ce la renderà, ma che, lasciandoci nell’incertezza, ci dice dolcemente: “Datemela per loro”.  E dolcemente, insieme, cuore a cuore, senza sapere se Egli la terrà per sé e se ce la lascerà, noi gliela daremo. Perché le nostre mani deboli e peccatrici non sono sufficienti a tenerla, e soltanto se noi l’avremo messa nelle Sue mani, avremo qualche possibilità di ritrovarla, e saremo certi, ad ogni modo, che tutto quello che accadrà da quel  momento sarà bene.
…. Sentivo di avvicinarmi a quel piccolo letto senza voce come ad un altare, una sorta di luogo santo dove Dio parlava tramite un segno.  Una tristezza pungente, profonda, …profonda ma leggera e trasfigurata. E attorno a lei non ho altra parola: un’adorazione.
….Françoise, bambina mia, sentiamo una nuova storia intervenire nel nostro dialogo: resistere alle forme facili della fede firmata col destino, restare tuo padre, tua madre, non abbandonarti alla nostra rassegnazione, non abituarci alla tua assenza, al tuo miracolo; darti il tuo pane quotidiano d’amore e di presenza, continuare la preghiera che sei tu, ravvivare la nostra ferita perché questa ferita è la porta della presenza, … restare con te…..
            Emmanuel Mounier   

Ecco, inoltre, una riflessione di Roberto, ragazzo davvero speciale, scritta quando ancora frequentava le scuole medie:
La luce della speranza
Mi sono chiesto, pensando a tutte le atrocità’
che hanno fatto da protagoniste nella storia,
se l’umanità sia veramente degna di definirsi tale.
Gli uomini continuano ad essere completamente divisi
dietro a bandiere, folli idee, posizioni religiose, senza riuscire a dialogare.
Non può chiamarsi uomo chi non sa difendere quel desiderio di pace
che tutti dicono di volere, e che nessuno riesce a realizzare.
Non può chiamarsi mondo quello in cui dominano rabbia, odio, falsità e ipocrisia
e dove gli unici rumori che si riescono a sentire sono quelli degli spari,
dei morti che cadono a terra e dei milioni di bambini su questo pianeta
che piangono disperati perché non hanno nulla di cui vivere.
Che razza di giustizia è quella che pratichiamo
se l’infanzia continua ad essere tanto maltrattata?
Mi chiedo se in futuro ci sarà ancora una luce che possa regalarci la speranza.
Ma forse la speranza che cerchiamo non dobbiamo cercarla fuori
ma dentro di noi,
per illuminare chi non riesce a vederla.
Roberto Dominicis - 7 Febbraio 2002



frascati
Giuseppe Toffanello - Una biografia - 1
(Valentino Marcon) -  Don Bosco diplomatico part-time”. Era il 6 dicembre del 1998, e con questo titolo, sulla pagina settimanale di ‘Avvenire’ (Lazio sette), veniva pubblicato l’ultimo articolo di Giuseppe Toffanello.
Dagli anni ’70, chiusi i battenti de “Il Tuscolo”, il giornale da lui ideato e diretto, Toffanello si era ritirato, in una sorta di Aventino ma in buon ordine nella sua casa di via della Sorgente, quando sia la cultura che la politica tuscolana, sembravano aver preso una china da lui non condivisa.
Tuttavia, riappariva saltuariamente sulla scena frascatana, approntando rappresentazioni e drammatizzazioni, soprattutto di carattere religioso in Cattedrale, in occasione di alcuni momenti forti dell’anno liturgico con il suo teatro o, ancora, scrivendo qualche articolo per la pagina diocesana di Avvenire che, a partire dalla metà degli anni ’70, riportava cronache della chiesa e della società tuscolana.
 Quando assunsi il coordinamento redazionale dell’inserto ‘Lazio sette’, negli anni ’90, lui, ormai in età molto avanzata – aveva ripreso a mandarmi qualche pezzo da pubblicare. Era un modo per lui non solo di passare il tempo, ma anche di presentare stralci di quella storia tuscolana di cui lui, a differenza di molti nostri concittadini, aveva gran conoscenza e riteneva indispensabile trasmettere soprattutto alle nuove generazioni, perché non dimenticassero le proprie radici.
Non amando muoversi quasi più da casa, mi faceva recapitare i suoi scritti da un suo vicino - Fabrizio De Rossi - accompagnandoli sempre con un bigliettino dal tono riservato e senza pretese. Di solito c’era scritto: “Se va... vada”; che voleva dire: se ritieni che il ‘pezzo’ si possa pubblicare, fallo pure, altrimenti…amici come prima! Ma non si poteva dire di no a chi quanto a stile letterario e giornalistico i premi ed i riconoscimenti che aveva ricevuto durante la sua lunga vita, erano una chiara dimostrazione di competenza, vivacità e lucidità che ancora negli ultimissimi anni di vita aveva conservato?
Eppure di lui si era già quasi persa la memoria ed ora forse solo le persone più anziane o di mezza età lo ricorderanno; eppure per tutto quello che lui ha fatto per Frascati, dedicargli una via o intitolargli qualche premio letterario, sarebbe il minimo per onorarlo degnamente se solo a qualche amministratore o ‘storico’ locale, venisse in mente questa idea se non altro per riparare a quell’assenza ai suoi funerali in cui si contarono non più di ventitré persone.
Si può certamente dire che Toffanello amò Frascati più di molti nostri concittadini. Giornalista, commediografo, polemista, autore di molte commedie e rappresentazioni teatrali, molte per ragazzi, fu praticamente sulla scena frascatana fino a tutti gli anni ’70.
Dagli inizi degli anni ‘90, andai più volte a trovarlo a casa e dialogare con lui, perché - nonostante non abbia mai voluto farsi intervistare né fotografare - amava comunque raccontare alcune delle molte vicende che lo ebbero protagonista per oltre un trentennio nella cultura locale.
 Ora, a cinque anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 6 gennaio del 1999, mi sembra indispensabile ripercorrere alcune vicende importanti della vita e dei ricordi che Toffanello mi aveva confidato, onde farne rivivere la memoria ma anche cercando così di sollecitare un riconoscimento più consistente da parte dell’amministrazione cittadina. E allora chi era Toffanello?
Nato a Ravenna nel 1913, aveva lavorato in un ministero romano, poi, subito dopo la guerra, venne ad abitare nella nostra città, seguendo la consorte che era stata inviata ad insegnare nelle scuole di Frascati. I due coniugi vennero quasi subito ad abitare in quella casa di via della Sorgente dove ancora oggi risiede la moglie, signora Angelina Rizzo, ultranovantenne.
Legato al suo nome, si ricorda anzitutto il giornale Il Tuscolo, da lui fondato e diretto dal 1957 al 1971. Le vicende sociali e politiche degli anni della ricostruzione e della crescita culturale tuscolana erano seguite passo passo da questo periodico, cui davano la collaborazione esponenti della cultura locale, politici di tendenze diverse (e allora c’erano le forti contrapposizioni tra ‘rossi’ e ‘bianchi’, cioè comunisti e socialisti da una parte democristiani dall’altra). Il giornale non godette mai di buona salute (economico-finanziaria), tanto che il suo direttore se ne lamentava spesso e, già al terzo numero (1958), firmava un semitragico trafiletto dal titolo “adesso si chiude”! Tuttavia non chiuse e riuscì a pubblicarlo, se non tutti i mesi almeno…quando poteva!
Quando, l’8 luglio del 1997, ricorrendo i quarant’anni della nascita del periodico, gli feci qualche domanda in merito, mi confidò le difficoltà avute con le tipografie che erano disponibili solo quando non avevano altri lavori urgenti… “eppure, mi disse, fu una intuizione, allora non c’era niente, non avevamo sponsor, ma siamo andati avanti, senza averci rimesso ma nemmeno guadagnato. Ci fu un momento in cui la tipografia ci chiese più soldi, ma non avevamo ancora incontrato tanta gente che lo comprava… Per 50 lire, porca miseria… manco le sigarette! Roba da matti. Poi, subito dopo ci furono le elezioni, venne da me Bozzelli che mi disse, ‘non chiudere, il prossimo numero te lo pago io’. Poi venne anche Micara, ed altri. Certo noi sapevamo cogliere le occasioni, come quando venne il nuovo Vescovo (Liverzani, 1962, ndr) con un numero stampato in sette o ottomila copie, tanto più che la diocesi non aveva un suo giornale, che fece solo dopo”.
Sul giornale, pubblicato la prima volta il 10 dicembre del 1957, si impegnarono a scrivere Francesco e Tommaso Caroni, Dandini, don Razza, Nobiloni, Folli, Filippini, Calderini… La cronaca di Frascati nelle sue principali vicende si dipanava su quelle pagine, a volte anche con qualche punta polemica che rimbalzava tra vicissitudini amministrative e diatribe storico-letterarie. Senza contare che certi articoli su alcuni momenti del passato, dettero poi lo spunto per approfondire meglio la storia di Frascati, con la pubblicazione di volumi come quello sulla Cattedrale (pubblicato da don Razza) e il noto Frascati, Civitas Tuscolana dello stesso Toffanello, stampato in offset per due edizioni (settembre e dicembre 1958) e poi stampato nella terza edizione del 1968.
Particolarmente famose furono alcune iniziative promosse da questo giornale: in particolare il premio ‘Seghetti’ per le scuole, il ‘Notturno magico’ (lo spettacolo di ‘suoni, luci e acque’ a Villa Torlonia), e l’ultraquarantennale premio di poesia -nato proprio in occasione di una cena per festeggiare il primo anniversario de Il Tuscolo - ‘Botte di Frascati’, (oggi: Premio nazionale di poesia ‘Frascati’, dedicato ai poeti Seccareccia e Chiusano). Eppure, nonostante queste ed altre benemerenze, Toffanello mi confidò, che quando, una ventina d’anni dopo, si trattò di designare il presidente per una nota associazione culturale locale, il suo nome fu ‘scartato’, perché lui non era…nato a Frascati!
Ma su questo e altro ancora torneremo nelle prossime puntate.     (1. continua)

 I NOSTRI PAESI - pagina 9

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