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Sommario anno XIII numero 1 - gennaio 2004

 LA NOSTRA CULTURA

Pubblicità e poesia: Tonino Guerra
(Roberto Esposti flann.obrien@email.it) - Oramai da un paio di anni sui nostri televisori passa la reclame di una catena di negozi di elettronica avente per protagonista un ometto che in spiccato accento romagnolo invita ad entrare “nell’era dell’ottimismo”.

La pubblicità ad onor del vero fa apparire abbastanza stupido e persino fastidioso questo signore che la didascalia indica come “Tonino Guerra. Poeta e scrittore”. Certo ormai da tempo la poesia è lontana dalle grandi ribalte mediatiche e magari non tutti conosceranno quest’uomo, che del resto quel poco di notorietà che possiede se l’è guadagnata grazie ad un’altra musa, la settima.
Antonio (Tonino) Guerra può forse essere considerato il più grande sceneggiatore cinematografico vivente, avente all’attivo una novantina di film, ma più che la quantità della sua opera colpisce la qualità di ciò che ha scritto: La notte, L’avventura, L’eclisse, Deserto rosso, Blowup, Zabriskie Point per Antonioni; Amarcord, E la nave va, Ginger e Fred per Fellini; e poi: Matrimonio all’italiana, Il caso Mattei, Lucky Luciano, Cadaveri eccellenti, Il sole anche di notte, Stanno tutti bene. Recentemente La tregua, L’eternità è un giorno, Lo sguardo di Ulisse, Al di là delle nuvole. Insomma: anche De Sica, Monicelli, i fratelli Taviani, Rosi, Tarkovskij, Wenders, Angelopoulos; Tonino Guerra ha collaborato con alcuni dei più grandi registi del Novecento, vincendo moltissimi premi.
Nacque a Santarcangelo di Romagna, il 16 marzo 1920 da un padre fruttivendolo e da una madre analfabeta, scrisse i primi versi (in romagnolo) nel 1945 per alleviare la sofferenza dei suoi compagni di prigionia nel lager di Troisdorf, dove era finito per caso. Una volta uscito raccolse le sue poesie in volumi che grazie all’amicizia di Vittorini, Bo e Contini ebbero pubblicazione ed apprezzamento. Nel ’60 l’incontro con Michelangelo Antonioni per L’Avventura: il resto è storia. Storia del cinema.
Ora vive a Pennabilli in provincia di Pesaro dove oltre a continuare l’attività di scrittore e sceneggiatore, cura particolari giardini-museo che ha chiamato “Luoghi dell’anima”: qui ha incontrato Gianni, il tizio che lo nello spot lo chiama al cellulare; questo signore ha il dono di non poter udire la voce umana, ma solo il canto degli uccelli per via di una rara malattia.
Infine voi vi chiederete: ma perché Guerra si presta a fare pubblicità? La ragione è purtroppo meramente prosaica: Guerra ha dichiarato di non riuscire a vivere con i 2 milioni di pensione che percepisce e quindi di aver accettato di prestarsi per gli spot. A voi ogni giudizio morale ed estetico su quello che nelle intenzioni dello scrittore vuol essere un riuscito matrimonio tra poesia e pubblicità.

 LA NOSTRA CULTURA

Sommario anno XIII numero 1 - gennaio 2004