marino
Il Cielo, la
Terra e la nascita del “Tempo Ciclico” nel Mitreo di Marino
(Piercarlo D’Angeli) - Il buio assoluto, quello per
intenderci segnato dalle improvvise paralisi energetiche e dai blackout di
questi ultimi
tempi,
che genera inquietudine, superstizione e paura ma anche speranza di luce,
fa pensare a quella zona di confine tra la grotta e il cosmo, tra il buio
e la notte, tra l’interno e l’esterno che ha accompagnato la storia
dell’umanità.
Nella notte antica attraversata dal mito, affrescata nella parete di fondo
del mitreo di Marino, il buio della grotta, fonte di disordine e di
pericolo, si dilegua sotto la luce tenue della Luna e delle stelle e
scompare per effetto di un raggio inviato dal Sole che riporta ordine nel
caos e ristabilisce l’equilibrio tra la luce e l’oscurità, tra la notte e
il giorno.
La grotta mitriaca è, dunque, il luogo simbolico del passaggio dalle
tenebre alla luce; lo scenario ideale per la suggestiva rappresentazione
del rituale iniziatico di un culto arcano e misterioso che culmina con il
sacrificio del toro. (fig.1)
Ai lati dell’antro il Sole e la Luna presiedono il giorno e la notte ed
hanno ruoli paragonabili e simmetrici. Il Sole è il simbolo della
conoscenza, la conoscenza diretta, cioè intuitiva, quella dell’intelletto
puro che si contrappone e fronteggia la luce lunare. La Luna che non
brilla di luce propria è la conoscenza riflessa, quella discorsiva che è
propria della ragione e che riceve gli impulsi che la illuminano
dall’intelletto superiore.
In corrispondenza degli astri due giovani formano con Mitra la trilogia
divina che allude al cammino solare: Cautes con la fiaccola levata - sole
ascendente - impersona l’Alba, Mitra Zenith, Cautopates con la fiaccola
abbassata - sole discendente - il Tramonto. Ma la grotta contiene in sé
oltre ai segni del Cielo anche evidenti allusioni alla Terra. Il
sacrificio del toro è infatti l’atto che promuove la vita e la fecondità
della Magna Mater. Le spighe del grano, simbolo di fertilità, spuntano
dalla coda dell’animale colpito a morte nello stesso istante in cui un
cane ed un serpente bevono il suo sangue e uno scorpione assume energia
dal suo seme.
Nel
mitreo delle sette porte di Ostia questi animali ed il corvo, messaggero
divino, sono associati ai quattro elementi che compongono l’essenza della
materia: l’aria, la terra, il fuoco e l’acqua. Dalle loro manifestazioni
dipendono i fenomeni della natura; su di essi si fondano l’ordine delle
cose e la scansione dei ritmi della vita: inverno, primavera, estate e
autunno, ed il passaggio dalla mezzanotte all’alba, al mezzogiorno, al
tramonto. (fig.2)
Le presenze zoomorfe che partecipano attivamente al rito, trovano
rispondenza nei pianeti e nei gradi iniziatici inferiori. Il Corvo (corax),
posto sotto la protezione di Mercurio, è il neofita che si sveglia dal
sonno della morte; il Serpente, associato al nymphus, sotto l’influsso di
Venere rappresenta la nascita e la preparazione ad una nuova esperienza:
quella della luce; mentre lo Scorpione (miles), sotto la tutela di Marte,
allude alla battaglia che il neofita inizia con il suo essere. Il Cane,
infine, alla stregua del Leone (Leo), sotto l’egida di Giove è il gradino
necessario per entrare nella sfera dell’Aldilà, del non commensurabile.
Oltre questo livello si apre infatti una nuova visione del mondo, quella
del mondo fenomenico che consente di accedere con un atto di vigore
interiore alle sfere superiori.
A questo punto è possibile stabilire anche un nesso tra i personaggi
maschili ritratti nel dipinto ed i restanti gradini del percorso
iniziatico. Cautopates, il pastore con la torcia abbassata posto sotto la
protezione della Luna, si identifica con Perses, il Persiano, il grado in
cui l’iniziato per purificarsi procede alla distruzione degli istinti più
bassi. Cautes che solleva la torcia è l’Heliodromo che preannuncia il
sorgere del Sole che si appresta a compiere il viaggio quotidiano attorno
alla terra. Infine Mitra che riceve gli influssi di Saturno è
identificabile con il Pater, la luce che si espande nell’intero universo.
Un’altra interpretazione non meno suggestiva che trae origine dalle teorie
astrologiche di Zoroastro (Mazdeismo) e dalle dottrine astronomiche
caldaico-babilonesi, lega gli animali alla rappresentazione del cielo e
delle costellazioni, ed associa l’uccisione del toro e la presenza del
Sole al meccanismo di processione degli equinozi e al ciclo annuale delle
quattro stagioni. Cautes e Cautopates in questo caso rappresentano il
susseguirsi del giorno e della notte ed in senso più generale il ciclo
vitale dell’esistenza: il calore luminoso della vita ed il freddo gelido
della morte.
Con l’uccisione del toro primordiale Mitra crea, dunque, la terra ed il
cielo e con il suo atto imprime il movimento ai pianeti che a loro volta
con le rotazioni celesti danno origine al Tempo. È il Tempo ciclico,
quello suddiviso in ore, giorni, mesi e stagioni secondo il moto apparente
del sole, legato alle manifestazioni annuali della natura ed alle attività
dell’uomo nei campi; il Tempo che entra in relazione con lo Spazio nel
momento in cui il mitreo, coincidente con il centro della Terra, si
propone come un microcosmo che contiene in sé l’ordine e la struttura
dell’universo .
Dal Microcosmo al Macrocosmo. Il Mitreo Barberini ed i simboli dello
Zodiaco.
“L’antro è l’immagine del Cosmo e le cose situate in esso a intervalli
calcolati sono simboli degli elementi cosmici e delle regioni del cielo”.
Secondo Porfirio il cosmo-mitreo deve rispondere a precise motivazioni di
ordine simbolico e contenere determinati riferimenti di carattere
astrologico.
Nelle
rappresentazioni pittoriche accanto ai pianeti fanno la loro comparsa i
segni zodiacali in una complessa e osmotica serie di corrispondenze
sacrali. La scena della tauroctonia dipinta a Marino, si arricchisce nel
mitreo Barberini di un nuovo elemento decorativo: una fascia in
semicerchio che raccoglie i simboli dello Zodiaco (fig.3).
Lo Zodiaco sopra la grotta denota la volontà di rappresentare la cornice
del Cosmo all’interno della quale si muovono i pianeti; la sua funzione è
quella di mantenere al loro posto gli elementi racchiusi al suo interno in
modo da formare un tutto ordinato. Mitra, infatti, dopo aver messo fine al
caos, con il movimento del mantello ha originato il moto degli astri e la
rotazione delle stelle fisse ed i pianeti hanno iniziato a muoversi,
tracciando il percorso segnato dalle costellazioni.
Dall’azione creatrice della divinità è nato come estensione del Tempo
ciclico il Tempo cosmico scandito dalle rotazioni celesti. L’idea del
tempo universale, presente nella speculazione mazdea, assume quindi un
ruolo preminente che determina nell’azione dei pianeti e dei segni
zodiacali il condizionamento fatalistico e inesorabile del corso
dell’universo.
Nel mitreo Barberini, infatti, l’Universo è ordinato dall’insieme delle
determinazioni temporali e spaziali che sono legate allo Zodiaco per il
rapporto diretto di quest’ultimo con il ciclo annuale e per la sua
corrispondenza con le direzioni dello spazio. La grotta in quanto immagine
terrena della residenza divina coincide con il centro dell’universo; essa
proietta in un fascio di irradiazione la sua immagine nella volta celeste
e questa nel cosmo e si propone come un microcosmo nel quale ogni parte si
identifica con quella corrispondente nel macrocosmo celeste.
L’orientazione rispetto alle principali zone celesti evidenzia una
concezione cosmologica improntata sulla scansione dello spazio in dodici
settori. Nella cultura orientale, infatti, il dodici è il numero
distintivo delle costellazioni zodiacali, dei mesi dell’anno oltre che il
“grande divisore” di 360, il numero dei giorni dell’anno astrologico
arcaico.
Il
raggio del Sole in Capricorno, corrispondente all’asse del Solstizio
d’Inverno svolge il ruolo di polo dell’anno. Un polo temporale che in
virtù dell’identità con il polo spaziale è coincidente con l’inizio e la
fine del cammino del sole. È infatti il punto in cui il Sole raggiunge la
massima declinazione, torna ad avvicinarsi all’equatore celeste e presenta
la minima durata del dì e la massima della notte. (fig. 4)
Il Sole in Capricorno coincide inoltre con il 25 Dicembre, Natalis Solis,
il giorno della nascita di Mitra, e si identifica con la “Porta del
Cielo”, orientata a Nord, in direzione della stella Polare. Esso riassume
in sé due aspetti apparentemente opposti: benefico e malefico che si
ritrovano in Mitra e Varuna, riuniti in una coppia indissolubile sotto la
forma duale Mitravarunau, o del “ Sole diurno” e del “ Sole notturno”. A
seconda dello stato in cui l’essere si presenta, può essere la Porta della
Morte o quella della Liberazione. Nel primo caso l’uomo comune passando
per la Morte torna ad un altro stato di manifestazione, mentre nel secondo
caso è l’essere qualificato a passare attraverso il centro del Sole per
mezzo del settimo raggio .
Nella cornice circolare che adorna la grotta i segni zodiacali si
succedono da destra a sinistra e seguono esattamente il cammino del ciclo
annuale diviso in due metà una ascendente e una discendente. Al centro
Chronos, il mostro leoncefalo, avvolto nelle spire del serpente
(eclittica), governa sul cosmo e sulle influenze planetarie e domina sulla
sfera dell’Universo. Esso allude ad un percorso a tappe che l’anima compie
nel suo viaggio ultraterreno. Nei misteri di Mitra, infatti, si
insegnavano le correlazioni simboliche tra le due rivoluzioni celesti –
quella delle stelle fisse e quella dei pianeti – e “il cammino a spirale
dell’anima attraverso di esse” (Celso).
Il cammino dell’anima attraverso il cosmo, idea comune a molte religioni
di impianto neoplatonico, nel mitraismo si realizza mediante un’ascesi
interiore di carattere salvifico, un incedere progressivo a tappe
incentrato su sette gradi.
Il culto numerologico del sette sottintende, infatti, il viaggio catartico
attraverso il percorso progressivo del rito iniziatico che eleva l’atto
centrale della celebrazione mitraica, il sacrificio animale, a un valore
di salvazione cosmica e universale. È il numero risultante dalla somma
delle quattro direzioni del Cosmo più il centro, lo Zenith e il Nadir, e
dalla combinazione dei cinque pianeti e dei due “luminari”.
Il progressivo passaggio ai diversi livelli può essere, quindi, collegato
all’immagine della scala dai sette gradini, rappresentata dai sette cieli,
cioè gli stati superiori dell’essere che nei mosaici dei mitrei di Ostia
non a caso sono messi in relazione con le sette porte, i sette pianeti ed
i metalli ad essi corrispondenti. |