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Sommario anno XIII numero 1 - febbraio 2004

 I NOSTRI PAESI - pagina 7

frascati
Frammenti: l’underground e il mainstream
(Claudio Comandini) - C’era una volta Frammenti, manifestazione forse acerba ma genuina, che tentava di colmare quel vuoto di proposte e situazioni con cui Frascati e i Castelli Romani rivelavano il loro ritardo. Giunti lo scorso settembre alla terza edizione, sembra che l’associazione culturale Semintesta organizzatrice della manifestazione non abbia soddisfatto gli stessi bisogni che aveva saputo individuare, mentre Daniele Cortese, scrivendo come “responsabile musicale” dell’associazione Castelli undergroud (Vivavoce 24, settembre 2003) sembra non rendersi conto di alcune questioni cruciali.
Ora, il “territorio sommerso” di cui parla Cortese non è tale certo per colpa di Semintesta, ma non emerge neppure per suo merito: una rassegna annuale non può pretendere né di alimentare una scena, né di mantenere una continuità, soprattutto se si esclude intenzionalmente il compito di “costruire un polo per la giovane avanguardia artistica del territorio”. Invece è evidente un ammiccamento di marca mainstream, piuttosto conformista, lontano dall’underground, che oltre al significato letterale di “sottoterra” propriamente qualifica fenomeni culturali di “rottura”. Ma pur riducendosi al semplice intrattenimento all’interno di riconoscibili ambiti di consenso, nemmeno sembra che Frammenti abbia “creato un pubblico”, prendendo semplicemente in prestito i ragazzi da qualche pub. E nello specifico musicale, dove i progetti dei più giovani sono trattati con ostentata sufficienza (“Robe semplicemente campate in aria o terribili”), neanche ci si preoccupa di valorizzare il lavoro di quelli “più grandicelli”, i cui gruppi sono definiti come ancora “alla ricerca di uno stile”, e sostanzialmente deprezzati. Inoltre, i benefici ricevuti dalle istituzioni non sono stati ridistribuiti: bassa copertura pubblicitaria e scarsa attenzione dei media sono il contraltare di un budget che ha coinvolto Comune, Provincia e Regione, dal cui godimento non sono stati beneficiati proprio i musicisti: questo criterio ha certamente escluso molte interessanti situazioni, umiliando invece quelle presenti, che meritavano di essere trattate meglio. Non è da lamentarsi o da stupirsi se Frammenti resta estranea al circuito delle rassegne nazionali, e lontana da situazioni che abbiano una rilevanza in termini d’imprenditoria artistica: e questo purtroppo vale per tutti gli ambiti di cui ha voluto occuparsi, di là della qualità di singole proposte e degli sforzi degli operatori coinvolti.
Il limite è proprio nel concepire il “territorio” in termini istituzionali, assimilandolo alle astrazioni stabilite dagli amministratori sulla base dei collegi elettorali, come se fossimo su un altro continente rispetto a Roma, lasciando Frascati e le città dei Castelli confinate in un’immagine fittizia e irrisolta su misura di scintillanti vetrine e opachi consumatori, subendo l’assalto della periferia senza integrare la forma metropoli, perdendo sia le proprie peculiarità che le più interessanti opportunità del presente.
In questa situazione complessiva Semintesta, proprio per il ruolo che ha saputo conquistare, avrebbe il dovere di recuperare terreno e acquisire maggiore competenza: altrimenti si può ipotizzare che Frammenti, insieme ad altre iniziative spesso prevalentemente decorative, si limiti a costruire un consenso politico: non è uno scandalo, è come vanno le cose. Di fatto la politica culturale di Frascati è decisa dall’attuale sindaco Franco Posa, politico abile seppur sopravvalutato, e mediatore totale capace di scontentare tutti, mantenendo gli equilibri di decisioni già prese: decisioni forse nemmeno prese da lui. Anche lui in fondo succube di tempi in cui cambiamenti già incerti sono resi ancora più insicuri da una gestione del potere dispotica quanto incapace: nel mondo, come da noi.
Al di là di manifestazioni e amministratori, il problema coinvolge la generalità dell’aspetto sociale e riguarda proprio una crescente frammentazione, determinata dall’imperante pensiero unico, per cui sembrano impossibili le condizioni di una cultura autentica. Occorre costruire un nuovo senso di comunità e coniugarlo con la capacità di formulare operazioni culturali che guardino oltre l’intrattenimento banale e populista, e quello, ancora più infame, delle “grandi occasioni”, restituendo alla ricerca artistica e culturale un ruolo guida nelle dinamiche sociali. Anche se sembra inutile e assurdo, va fatto, se non si vuole restare al servizio dei signori del denaro, della guerra e della menzogna.


monte compatri
Lettera aperta a Kofi Annan
(Roberto Esposti flann.obrien@email.it) - Eccellenza, mi permetto di distrarla dal suo alto incarico di Segretario Generale delle Kofi AnnanNazioni Unite per sottoporre alla sua attenzione un caso di ingovernabilità tanto estremo da bloccare le istituzioni democratiche in una città di grande passato e di buone potenzialità future. Lei si chiederà, Eccellenza, in quale tormentata parte del mondo della quale lei ed i suoi collaboratori vi occupate quotidianamente, sia sita questa cittadina che ha fermato il suo civile progredire verso lo sviluppo economico, sociale, culturale cui dovrebbe tendere ogni comunità spinta dagli ideali positivistici che tanto di buono hanno portato nel mondo occidentale. Afghanistan? Iraq? No, Eccellenza, non ci siamo… Il posto di cui parlo è nella democratica Italia che ha dato i natali a tanti teorici del governare come Tommaso D’Aquino, Marsilio da Padova, Niccolò Machiavelli, Antonio Gramsci; il posto di cui parlo è a pochi chilometri da quella Roma che ha inventato il Diritto e che è sede di un’istituzione a lei cara, la FAO. Il posto di cui parlo, Eccellenza, si chiama Monte Compatri. Terra di leggende, Eccellenza, nata dal mito di Glauco di Creta, figlio fuggiasco di Minosse che per sfuggire alle armate micenee naviga fino a raggiungere il Lazio dove si stabilisce su di una maestosa altura da cui si domina la Valle Latina. Quivi fonda Labicum, che prospera per secoli, in pace con gli altri popoli Latini, fino a quando per opporsi all’egemonia di Roma entra nella Lega Latina: i suoi soldati alimenteranno con sangue e ed onore le fatali acque del Lago Regillo e Tito Livio narrerà le pene provate da Servilio Prisco nel 418 a.C. per aver ragione delle sue possenti mura. L’odierna Monte Compatri nasce sulle rovine materiali e spirituali di Labicum, di sì grande storia. Dovrebbe venire un giorno, Eccellenza, a visitare la città per ammirare la sontuosità del Duomo, per perdersi nel dedalo delle vie di Ghetto, per assaporare quest’aria e questo cibo ancora buoni e per ritemprarsi nella quiete del Convento di San Silvestro.
Ebbene Eccellenza, ora che anche a Kabul si riesce ad imbastire un’amministrazione, ora che persino nel paese di Lula in Sardegna, nonostante l’Antistato un sindaco riesce a fare il suo lavoro con continuità, a Monte Compatri non riusciamo Eccellenza e me ne vergogno a dirlo, a mettere in piedi una giunta comunale che duri più del tempo necessario ai suoi neoletti componenti di ricordarsi di quali interessi particolaristici tutelare. Eccellenza è veramente triste vivere in una comunità caratterizzata da una società civile incapace di esprimere una nuova classe politica che non cada vittima del trasformismo di liberale memoria, che pensi in primo luogo al bene ed al progresso della città piuttosto che a quello delle proprie tasche. Eppure Eccellenza, le risorse umane e logistiche ci sarebbero per far risorgere il paese: la sua gente sa essere operosa ed onesta, i suoi giovani hanno le capacità per diventare classe dirigente; la sua vicinanza a Roma, il suo clima, la sua storia possono far fare il salto di qualità a questa città così come è avvenuto in comuni limitrofi che hanno goduto dei benefici di un’amministrazione stabile ed onesta.
L’occasione per cambiare, Eccellenza, sarà data a Monte Compatri con il sacro rito civile del voto che riporterà presto una parte dei cittadini ad esprimersi su chi dovranno essere i prossimi amministratori della città: Eccellenza la mia disillusione mi impedisce persino di augurare al paese un preciso vincitore, ma non mi vieta di invocare il suo intervento riguardo all’invio di osservatori imparziali che presenzino alle operazioni di voto. Sì Eccellenza, ha capito bene: come in Bosnia, in Kosovo e come in qualunque altra parte del mondo in cui la faziosità prevale sulla civiltà. Ce li invii Eccellenza e poi magari ci mandi anche una forza di interposizione dato che in questa disgraziata terra neanche la violenza è risultata essere estranea all’agone politico. Sarebbe un modo per contribuire alla rinascita civile di una comunità che si merita di meglio della classe politica che si ritrova. “Io so che lei è l’uomo che ci può salvare.”
Suo, Roberto Esposti


monte compatri
Aiutooo!
(Mirco Buffi) - Otto Sindaci e quattro Commissari Prefettizi in 16 anni, la chiesa parrocchiale chiusa da 3-4  anni, Palazzo Altemps transennato perché pericolante, parco giochi per i bambini solo nei paesi vicini, strade dissestate dove la gente cade e si rompe le gambe, parcheggi in doppia e tripla fila, nel centro storico una sull’altra, di traverso… come capita… con l’impossibilità di accesso in caso di necessità (ed è successo) di accesso ad ambulanze ed autocisterne dei Vigili del Fuoco; sempre nel centro storico nessuna attività commerciale con il degrado che avanza a passi da gigante, abusivismo dilagante, assenza di segnale televisivo.
Ma che sta succedendo a Monte Compatri? È come se il paese stesse sprofondando lentamente in un baratro senza fine. È come se avesse dichiarato fallimento ed abbia deciso di abbandonarsi incondizionatamente al più squallido degrado ed agli approfittatori. È come se le forze lo avessero lasciato e nessuno riuscisse più a ritrovare la spinta necessaria a risollevare la testa..
Monte Compatri ha bisogno di aiuto! Ma di un aiuto che provenga dai monticiani stessi, vecchi e nuovi, da chi ancora - e ci devono essere - non vuole darsi per vinto. Da chi fino ad oggi è stato a guardare fidandosi ingenuamente degli altri - e con questo non voglio dire che questi altri sono disonesti, ma forse non in grado. Da chi ama i figli e non solo quelli propri, e vorrebbe lasciargli il meglio. Vuole lasciare loro un paese pulito, ordinato, funzionante.
E allora Monte Compatri grida aiuto a queste persone. A chi è capace. A chi vuole. A chi ama. A chi lo sente suo e di tutti.


Rubrica curiosità: Alta tensione
(Paolo Di Lazzaro, Daniele Murra, Sarah Bollanti, Luca Giannessi) - Il fenomeno per cui un corpo si elettrizza in conseguenza di uno strofinio si chiama “effetto triboelettrico”. Dal punto di vista microscopico, lo sfregamento di alcuni materiali con altri materiali produce un movimento di elettroni, e il conseguente caricamento elettrico (positivo per la parte che ha perso elettroni, negativo per la parte che li ha acquisiti). I materiali isolanti, come la plastica presente nei tessuti sintetici, trattengono a lungo queste cariche, perché la loro struttura microscopica ostacola il movimento spontaneo degli elettroni liberi. Sappiamo che cariche elettriche di segno opposto si attraggono, e quindi accade che la penna strofinata sulla maglia attrae un oggetto leggero, come un pezzetto di carta.
L’effetto triboelettrico si manifesta nella vita di tutti i giorni: basti pensare alla scintilla che scocca tra le nostre dita e la maniglia appena scesi dall’automobile. In alcuni casi, la scintilla parte quando la distanza tra mano e carrozzeria è di alcuni centimetri, il che significa che la tensione è molto elevata, fino a qualche migliaio di Volt. Ci sono due possibili motivi perché si generi la scintilla: o noi ci siamo caricati in modo elettrostatico strisciando sul sedile dell’automobile per scendere, e quindi la carica che abbiamo accumulato si scarica verso la massa metallica dell’automobile, oppure la carrozzeria dell’auto si è caricata durante il viaggio a causa dell’attrito con l’aria, ed è rimasta carica perché i pneumatici la isolano dal suolo; in questo caso, la carica accumulata dalla carrozzeria si scarica attraverso il nostro corpo utilizzandoci come conduttori verso terra. Solo nel secondo caso la scintilla si può evitare indossando scarpe con suola gommata isolante, ma… il risultato non è garantito!

 I NOSTRI PAESI - pagina 7

Sommario anno XIII numero 1 - febbraio 2004