frascati
Frammenti: l’underground e il mainstream
(Claudio Comandini) - C’era una volta Frammenti,
manifestazione forse acerba ma genuina, che tentava di colmare quel vuoto
di proposte e situazioni con cui Frascati e i Castelli Romani rivelavano
il loro ritardo. Giunti lo scorso settembre alla terza edizione, sembra
che l’associazione culturale Semintesta organizzatrice della
manifestazione non abbia soddisfatto gli stessi bisogni che aveva saputo
individuare, mentre Daniele Cortese, scrivendo come “responsabile
musicale” dell’associazione Castelli undergroud (Vivavoce 24, settembre
2003) sembra non rendersi conto di alcune questioni cruciali.
Ora, il “territorio sommerso” di cui parla Cortese non è tale certo per
colpa di Semintesta, ma non emerge neppure per suo merito: una rassegna
annuale non può pretendere né di alimentare una scena, né di mantenere una
continuità, soprattutto se si esclude intenzionalmente il compito di
“costruire un polo per la giovane avanguardia artistica del territorio”.
Invece è evidente un ammiccamento di marca mainstream, piuttosto
conformista, lontano dall’underground, che oltre al significato letterale
di “sottoterra” propriamente qualifica fenomeni culturali di “rottura”. Ma
pur riducendosi al semplice intrattenimento all’interno di riconoscibili
ambiti di consenso, nemmeno sembra che Frammenti abbia “creato un
pubblico”, prendendo semplicemente in prestito i ragazzi da qualche pub. E
nello specifico musicale, dove i progetti dei più giovani sono trattati
con ostentata sufficienza (“Robe semplicemente campate in aria o
terribili”), neanche ci si preoccupa di valorizzare il lavoro di quelli
“più grandicelli”, i cui gruppi sono definiti come ancora “alla ricerca di
uno stile”, e sostanzialmente deprezzati. Inoltre, i benefici ricevuti
dalle istituzioni non sono stati ridistribuiti: bassa copertura
pubblicitaria e scarsa attenzione dei media sono il contraltare di un
budget che ha coinvolto Comune, Provincia e Regione, dal cui godimento non
sono stati beneficiati proprio i musicisti: questo criterio ha certamente
escluso molte interessanti situazioni, umiliando invece quelle presenti,
che meritavano di essere trattate meglio. Non è da lamentarsi o da
stupirsi se Frammenti resta estranea al circuito delle rassegne nazionali,
e lontana da situazioni che abbiano una rilevanza in termini
d’imprenditoria artistica: e questo purtroppo vale per tutti gli ambiti di
cui ha voluto occuparsi, di là della qualità di singole proposte e degli
sforzi degli operatori coinvolti.
Il limite è proprio nel concepire il “territorio” in termini
istituzionali, assimilandolo alle astrazioni stabilite dagli
amministratori sulla base dei collegi elettorali, come se fossimo su un
altro continente rispetto a Roma, lasciando Frascati e le città dei
Castelli confinate in un’immagine fittizia e irrisolta su misura di
scintillanti vetrine e opachi consumatori, subendo l’assalto della
periferia senza integrare la forma metropoli, perdendo sia le proprie
peculiarità che le più interessanti opportunità del presente.
In questa situazione complessiva Semintesta, proprio per il ruolo che ha
saputo conquistare, avrebbe il dovere di recuperare terreno e acquisire
maggiore competenza: altrimenti si può ipotizzare che Frammenti, insieme
ad altre iniziative spesso prevalentemente decorative, si limiti a
costruire un consenso politico: non è uno scandalo, è come vanno le cose.
Di fatto la politica culturale di Frascati è decisa dall’attuale sindaco
Franco Posa, politico abile seppur sopravvalutato, e mediatore totale
capace di scontentare tutti, mantenendo gli equilibri di decisioni già
prese: decisioni forse nemmeno prese da lui. Anche lui in fondo succube di
tempi in cui cambiamenti già incerti sono resi ancora più insicuri da una
gestione del potere dispotica quanto incapace: nel mondo, come da noi.
Al di là di manifestazioni e amministratori, il problema coinvolge la
generalità dell’aspetto sociale e riguarda proprio una crescente
frammentazione, determinata dall’imperante pensiero unico, per cui
sembrano impossibili le condizioni di una cultura autentica. Occorre
costruire un nuovo senso di comunità e coniugarlo con la capacità di
formulare operazioni culturali che guardino oltre l’intrattenimento banale
e populista, e quello, ancora più infame, delle “grandi occasioni”,
restituendo alla ricerca artistica e culturale un ruolo guida nelle
dinamiche sociali. Anche se sembra inutile e assurdo, va fatto, se non si
vuole restare al servizio dei signori del denaro, della guerra e della
menzogna.
monte compatri
Lettera aperta a Kofi Annan
(Roberto Esposti
flann.obrien@email.it) - Eccellenza, mi permetto di distrarla
dal suo alto incarico di Segretario Generale delle
Nazioni
Unite per sottoporre alla sua attenzione un caso di ingovernabilità tanto
estremo da bloccare le istituzioni democratiche in una città di grande
passato e di buone potenzialità future. Lei si chiederà, Eccellenza, in
quale tormentata parte del mondo della quale lei ed i suoi collaboratori
vi occupate quotidianamente, sia sita questa cittadina che ha fermato il
suo civile progredire verso lo sviluppo economico, sociale, culturale cui
dovrebbe tendere ogni comunità spinta dagli ideali positivistici che tanto
di buono hanno portato nel mondo occidentale. Afghanistan? Iraq? No,
Eccellenza, non ci siamo… Il posto di cui parlo è nella democratica Italia
che ha dato i natali a tanti teorici del governare come Tommaso D’Aquino,
Marsilio da Padova, Niccolò Machiavelli, Antonio Gramsci; il posto di cui
parlo è a pochi chilometri da quella Roma che ha inventato il Diritto e
che è sede di un’istituzione a lei cara, la FAO. Il posto di cui parlo,
Eccellenza, si chiama Monte Compatri. Terra di leggende, Eccellenza, nata
dal mito di Glauco di Creta, figlio fuggiasco di Minosse che per sfuggire
alle armate micenee naviga fino a raggiungere il Lazio dove si stabilisce
su di una maestosa altura da cui si domina la Valle Latina. Quivi fonda
Labicum, che prospera per secoli, in pace con gli altri popoli Latini,
fino a quando per opporsi all’egemonia di Roma entra nella Lega Latina: i
suoi soldati alimenteranno con sangue e ed onore le fatali acque del Lago
Regillo e Tito Livio narrerà le pene provate da Servilio Prisco nel 418
a.C. per aver ragione delle sue possenti mura. L’odierna Monte Compatri
nasce sulle rovine materiali e spirituali di Labicum, di sì grande storia.
Dovrebbe venire un giorno, Eccellenza, a visitare la città per ammirare la
sontuosità del Duomo, per perdersi nel dedalo delle vie di Ghetto, per
assaporare quest’aria e questo cibo ancora buoni e per ritemprarsi nella
quiete del Convento di San Silvestro.
Ebbene Eccellenza, ora che anche a Kabul si riesce ad imbastire
un’amministrazione, ora che persino nel paese di Lula in Sardegna,
nonostante l’Antistato un sindaco riesce a fare il suo lavoro con
continuità, a Monte Compatri non riusciamo Eccellenza e me ne vergogno a
dirlo, a mettere in piedi una giunta comunale che duri più del tempo
necessario ai suoi neoletti componenti di ricordarsi di quali interessi
particolaristici tutelare. Eccellenza è veramente triste vivere in una
comunità caratterizzata da una società civile incapace di esprimere una
nuova classe politica che non cada vittima del trasformismo di liberale
memoria, che pensi in primo luogo al bene ed al progresso della città
piuttosto che a quello delle proprie tasche. Eppure Eccellenza, le risorse
umane e logistiche ci sarebbero per far risorgere il paese: la sua gente
sa essere operosa ed onesta, i suoi giovani hanno le capacità per
diventare classe dirigente; la sua vicinanza a Roma, il suo clima, la sua
storia possono far fare il salto di qualità a questa città così come è
avvenuto in comuni limitrofi che hanno goduto dei benefici di
un’amministrazione stabile ed onesta.
L’occasione per cambiare, Eccellenza, sarà data a Monte Compatri con il
sacro rito civile del voto che riporterà presto una parte dei cittadini ad
esprimersi su chi dovranno essere i prossimi amministratori della città:
Eccellenza la mia disillusione mi impedisce persino di augurare al paese
un preciso vincitore, ma non mi vieta di invocare il suo intervento
riguardo all’invio di osservatori imparziali che presenzino alle
operazioni di voto. Sì Eccellenza, ha capito bene: come in Bosnia, in
Kosovo e come in qualunque altra parte del mondo in cui la faziosità
prevale sulla civiltà. Ce li invii Eccellenza e poi magari ci mandi anche
una forza di interposizione dato che in questa disgraziata terra neanche
la violenza è risultata essere estranea all’agone politico. Sarebbe un
modo per contribuire alla rinascita civile di una comunità che si merita
di meglio della classe politica che si ritrova. “Io so che lei è l’uomo
che ci può salvare.”
Suo, Roberto Esposti
monte compatri
Aiutooo!
(Mirco Buffi) - Otto Sindaci e quattro Commissari Prefettizi
in 16 anni, la chiesa parrocchiale chiusa da 3-4 anni, Palazzo Altemps
transennato perché pericolante, parco giochi per i bambini solo nei paesi
vicini, strade dissestate dove la gente cade e si rompe le gambe,
parcheggi in doppia e tripla fila, nel centro storico una sull’altra, di
traverso… come capita… con l’impossibilità di accesso in caso di necessità
(ed è successo) di accesso ad ambulanze ed autocisterne dei Vigili del
Fuoco; sempre nel centro storico nessuna attività commerciale con il
degrado che avanza a passi da gigante, abusivismo dilagante, assenza di
segnale televisivo.
Ma che sta succedendo a Monte Compatri? È come se il paese stesse
sprofondando lentamente in un baratro senza fine. È come se avesse
dichiarato fallimento ed abbia deciso di abbandonarsi incondizionatamente
al più squallido degrado ed agli approfittatori. È come se le forze lo
avessero lasciato e nessuno riuscisse più a ritrovare la spinta necessaria
a risollevare la testa..
Monte Compatri ha bisogno di aiuto! Ma di un aiuto che provenga dai
monticiani stessi, vecchi e nuovi, da chi ancora - e ci devono essere -
non vuole darsi per vinto. Da chi fino ad oggi è stato a guardare
fidandosi ingenuamente degli altri - e con questo non voglio dire che
questi altri sono disonesti, ma forse non in grado. Da chi ama i figli e
non solo quelli propri, e vorrebbe lasciargli il meglio. Vuole lasciare
loro un paese pulito, ordinato, funzionante.
E allora Monte Compatri grida aiuto a queste persone. A chi è capace. A
chi vuole. A chi ama. A chi lo sente suo e di tutti.
Rubrica curiosità: Alta tensione
(Paolo Di Lazzaro, Daniele Murra, Sarah Bollanti, Luca Giannessi) -
Il fenomeno per cui un corpo si elettrizza in conseguenza di uno
strofinio si chiama “effetto triboelettrico”. Dal punto di vista
microscopico, lo sfregamento di alcuni materiali con altri materiali
produce un movimento di elettroni, e il conseguente caricamento elettrico
(positivo per la parte che ha perso elettroni, negativo per la parte che
li ha acquisiti). I materiali isolanti, come la plastica presente nei
tessuti sintetici, trattengono a lungo queste cariche, perché la loro
struttura microscopica ostacola il movimento spontaneo degli elettroni
liberi. Sappiamo che cariche elettriche di segno opposto si attraggono, e
quindi accade che la penna strofinata sulla maglia attrae un oggetto
leggero, come un pezzetto di carta.
L’effetto triboelettrico si manifesta nella vita di tutti i giorni: basti
pensare alla scintilla che scocca tra le nostre dita e la maniglia appena
scesi dall’automobile. In alcuni casi, la scintilla parte quando la
distanza tra mano e carrozzeria è di alcuni centimetri, il che significa
che la tensione è molto elevata, fino a qualche migliaio di Volt. Ci sono
due possibili motivi perché si generi la scintilla: o noi ci siamo
caricati in modo elettrostatico strisciando sul sedile dell’automobile per
scendere, e quindi la carica che abbiamo accumulato si scarica verso la
massa metallica dell’automobile, oppure la carrozzeria dell’auto si è
caricata durante il viaggio a causa dell’attrito con l’aria, ed è rimasta
carica perché i pneumatici la isolano dal suolo; in questo caso, la carica
accumulata dalla carrozzeria si scarica attraverso il nostro corpo
utilizzandoci come conduttori verso terra. Solo nel secondo caso la
scintilla si può evitare indossando scarpe con suola gommata isolante, ma…
il risultato non è garantito! |