21 grammi di Alejandro Gonzales Inarritu
(Roberto Esposti
flann.obrien@email.it) - Si dice che 21 grammi siano il peso
che ogni uomo perde quando muore: l’anima sarebbe dunque leggera, mentre
il secondo film di Inarritu non lo è per niente. Non può esserlo un film
che riflette sul senso della vita per tutta la sua lunghezza, facendolo
sulla pelle di tre personaggi: un amore, un figlio, la fede in Dio, la
vendetta, la pietà possono essere tutte delle ottime risposte. Esse
possono assumere preminenza a seguito di una tragedia, prendere il posto
di ciò che c’era prima: perché quando arriva il dolore, quello vero, le
ragioni del cuore non sono più le stesse.
Paul è un professore di matematica che attende un cuore nuovo per
continuare a vivere, Christine un’ex cocainomane che si è costruita una
famiglia meravigliosa, Jack un avanzo di galera che ha trovato la
redenzione in una fede ottusa. Le loro vite si incontreranno ad un
incrocio fisico, ma anche spirituale, quando il pick-up di Jack falcerà
marito e figlie di Christine, regalando a mezzo donazione un cuore nuovo a
Paul. Come nei film di Kieslowski le vite di sconosciuti si incontrano nel
dolore e nella speranza, ma la cifra stilistica di Inarritu è il
montaggio: la storia si dipana in un susseguirsi di flashback e
flashforward che all’inizio confondono lo spettatore, per poi rendere la
sceneggiatura in maniera esemplare pur continuando ad alternarsi. Come si
alternano le (ri)nascite e le morti, anche quelle sentimentali.
I sentimenti albergano davvero nel cuore-organo come si credeva un tempo?
Forse sì se è vero che Christine si innamorerà dell’uomo che vive con il
cuore del defunto marito e che quest’uomo voglia vendicarsi di colui che
ha ucciso chi lo possedeva in precedenza. L’esempio e la fede possono
tradire e rimediare, anche redimere, persino se rappresentate in forme
dure o circensi. Sean Penn, Benicio Del Toro e Naomi Watts investono molto
dei loro 21 grammi nel film, rendendo credibili gli strazi di questo
dramma: la Watts che si lacera per i frutti del suo grembo, che si
inciampa nella droga, che cerca la vendetta e che trova l’amore; Del Toro
che oscilla tra martirio redentore e perdizione predestinata per poi
trovare l’assoluzione, almeno quella terrena; Penn che si trascina verso
la morte tra speranza, egoismo, dolore, amore, indifferenza, pietà e tante
sigarette per arrestarsi in un ospedale in cui ci abbandona lentamente
alla visione della neve che cadere lieve nell’universo e lieve cadere,
come la discesa della loro ultima fine, su tutti i vivi e i morti. |