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Sommario anno XIII numero 3 - marzo 2004

 COSTUME

La moda passa. Lo stile di Madame Coco resta
(Silvia Cutuli) - “La moda non è qualcosa che sta nei vestiti. La moda è nell’aria. Ha qualcosa a che fare con le idee, con il modo in cui viviamo, con ciò che accade”. E’ racchiuso in queste parole, il segreto della rivoluzione del costume che porta la firma di Gabrielle Chanel. Un’infanzia difficile per lei, e poi il momento di prendere il volo: “se sei nato senz’ali, non fare mai nulla per impedire loro di crescere”, amava ripetere. Iniziò la sua carriera disegnando cappelli, prima a Parigi nel 1908 e poi a Deauville.
Agli inizi del’900, Madame Coco intuì che era giunto il momento di liberare la donna dalle costrizioni dell’abbigliamento, consentendole di vivere liberamente la sua femminilità anche nel lavoro e in una vita che diventava sempre più dinamica. Nel ’14 aprì i suoi primi negozi, seguiti nel’16 da un salone di alta moda a Biarritz.
Un tessuto flessibile come il jersey, divenne il mezzo di espressione privilegiato del moderno stile Chanel. Madame Coco rese di lusso la “stoffa delle operaie”, eleggendola icona di  praticità e raffinatezza, investendo nell’arte di “vestire semplicemente spendendo una fortuna” ed ebbe ragione. Il successo la incoronò regina di quella generazione e le aprì le porte di Parigi. Lei rispose con un’altra creazione, eletta simbolo dell’emancipazione della donna: il “tailleur di Chanel” che rifaceva il verso al vestiario maschile, con quel tocco di eleganza femminile dato dalle fodere di seta, dalle cinture, dai bottoni gioiello e dall’immancabile filo di perle.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale la costrinse ad allontanarsi dalla moda, quando vi tornò nel ’54, aveva settantuno anni. Una fragranza su tutte si impone al suo passaggio nella storia del costume, che non ha “nessun olezzo di rose o mughetto” ma solo un numero: N. 5, ossia la quinta essenza che Ernest Beaux, compositore di profumi, confezionò su sua indicazione nel 1921. “La moda passa, lo stile resta”, Chanel regalò alla donna il sentimento di un lusso nascosto, intimo, personale: “ero io l’unica a cambiare, non la moda. Ero io l’unica ad essere alla moda”.

 COSTUME

Sommario anno XIII numero 3 - marzo 2004