Notizie in... Controluce Notizie in... Controluce
 Versione digitale del mensile di cultura e attualità dei Castelli Romani e Prenestini

sei il visitatore n.

 

home | indice giornali | estratti | info | agenda | cont@tti | cerca nel sito | pubblicità

 

Sommario anno XIII numero 3 - marzo 2004

 L'ANGOLO DELLA POESIA

Alberto Sordi “La djpartita”
Lo scultore Mario Benedetto Robazza  con Alberto SordiDella vita terrena ha cessato l’impegno
così è volato ar Cielo verso er Celeste Regno.
            Arriva Alberto Sordi! Er Paradiso è in festa,
            strillaveno l’Arcangeli co’i Cherubini in testa,
            è n’anima sublime, è de’ Stirpe Romana
            che galoppa a cavallo della Lupa Sovrana.
Tutte 1’anime in coro giulive che cantaveno
“era da tempo ormai” che ansiose l’aspettaveno,
e mo che finarmente er destino ha deciso
aprimoje le porte del Santo Paradiso.
            Perfino er Padreterno pare che l’aspettava!
            quanno l’ha visto in Cielo lo sguardo je brillava...
            Così mo’ finalmente -dentro de sé ha pensato-
            “pure sto Paradiso che è ‘na malinconia
            troverà finarmente er canto e l’allegria”.
San Pietro dalla Cattedra cogita pensieroso!
“Vedrai che sta Tiara che da dumila anni
orna sto capoccione...
se nun me sto guardingo me la frega Albertone”.
            Madonna che bisbìo fra tuffi l’Angioletti!
            Se so svejati tutti l’anziani, e i pargoletti
            che co’ le trombe in bocca e n’enfasi de gloria
            intonaveno inni de celeste memoria.
Cantaveno, sonaveno stornelli a squarciagola
Le Sagre Castellane sognaveno “er Ciriola”
cantaveno Trastevere, er Pincio, er Palatino,
er Celio cor Gianicolo, li Monti, l’Esquilino,
er Campidoglio d’oro, San Pietro, er Viminale
e ‘na fermata d’obbligo davanti ar Quirinale.
co’ ‘mpizzico de Viola, Chitarra e Mandolino
hanno scrollato puro Marforio co’ Pasquino,
e quella statua mozza da tempo senza fiato
come pe’ n’incanto de’ botto ha riparlato.
            Ettore Petrolini che stava ‘mpò assonnato
            co’ quattro Maltusiani te l’hanno arisvejato...
            E come da copione je recita... “Gastoneee!!!”
            Puro er Sor Capanna ha risvejato Nena;
            n’accordo de chitarra e via la cantilena
            che risveja Trilussa cor Pascarella, er Belli
            e co’ la Nenia solita canta quattro stornelli.
Che processione enorme che nun finiva mai!
Quant’anime trascina e nun credeva mai
da rivedè Fabrizi che co’ la Carozzella
portava a spasso l’Angeli dentro la “Botticella”.
E “Nannarella” nostra, la bella popolana?
S’abbracciava lo Spirito de’ st’Anima Romana...
“Caro Albertone mio quanto me sei mancato!
Ma mo semo felici, quello che è stato è stato.”
            E Vittorio De Sica? Ancora Maresciallo
            che troneggiava austero su n’arto piedistallo;
            Tognazzi, Mastroianni, Vittorio er “Mattatore”,
            co’ Stoppa, co’ Panelli, e Riva er “Conduttore”
            e tutti l’altri ‘ntorno, e l’ali aperte al vento
            baciaveno le stelle de tutto er firmamento.
Pure “Totò” da Nobile e buon Napoletano
nell’estasi ha sognato de diventà Romano.
            Addio Albertone, addio tanto tu ce lo sai
            che la tua eterna Roma nun te se scorda mai!!!
Mario Vinci



Donna
Scriverei ore ed ore ancora,
per spiegare cosa c’è dietro questa parola:
Donna!
È di un colore più limpido che può esistere.
Dalle sue mani può scaturire una carezza
che ti rabbrividisce.
È mia madre,
mia sorella,
un’ amica.
Ma è molto di più:
è Donna.
Donna perché non vivresti senza di lei,
e perché quando non c’è, la cerchi in ogni angolo.
Donna perché ti ha messo al mondo con tutto il suo amore.
Donna perché. .,
perché ti ama e non te ne accorgi.
Ma ancor più Donna sei tu stessa,
che fai di ogni singolo giorno,
il giorno più bello della tua festa.
Marco Strabioli



A Trieste
A Trieste, dannata frontiera,
galleggiano fluttuanti nel porto
profilattici con sembianze di meduse:
decadente magia colora la sera
e il mio cuore prende forma
di valigia in vinilpelle
(modello anni cinquanta)

occasionale avventore slavo
me ne porge il manico scucito.
Enrico Pietrangeli




            propriocezione
            è tutto l’apparato
che poi
d’ingresso a confluire al cerchio
vie affacciate a intorno
fanno le porte
            di macchinar d’automa
            e me
            che sono in barca
d’ologrammata forma
a biunivocar rientro alla sorgente
quanto gli mando
torna
            che di reticolar sedimentato
            quanto s’emerge
            d’original proposizione
            a sovrapporre
            torna
e a me
che so’ d’assistere
sembra il presente
            quanto ha vissuto
            a ritornar da sedimento
            propriocezione
            va rivivendo
ch’ologrammate parti
d’ evocazione appello
            che a non capir la differenza
            quanto è passato
            scambio ad intorno
            adesso
che poi
mondi evocati
a miscelar
fo creazioni
            vita di dentro la pelle
            che lo strumento
            al percepire mio ch’assisto
            restituisce
che poi
però
di quel che dall’intorno
d’ingresso era d’allora
e la riproposizione
di confluenza chiede
antonio



Sorgente di vita
Sgorga il silenzio
zampilla violento
e copre il rumore
proprio lì
alla sorgente di vita
Armando Guidoni



Il pianto
Ombra lenta
nel ventre passa
sale nel petto

Si trasforma
in singulto
carico
grottesco
quasi surreale…

liberatorio
Armando Guidoni



Viale
Rotaie d’autunno
Sotto fragili pizzi
Gialli e oro
Tronchi oscurati
Da polvere e smog
Un viale apre lo sguardo
All’infinito turbinio
Del sentimento
Grigia,di latte
La schiera laggiù
Soldati dell’inverno alle porte
Saldi e vaporosi
Come il sogno
Panchine scandite
E vuote
L’ora è fredda e senza tempo
Ma il verde
Delle foglie più vive
Resiste
E annuncia un mattino
Di luce e riposo
Vilma Viora



Relatività
spazio tempo curvo
senza ascisse ordinate
e ordinate ascisse

volto specchio mondo
io non
ombra sasso embrione
io non
corpo spezzato suono
io non
Claudio Comandini
(dallo “Slam poetry” 2001)



Dell’amicizia   I°
Amico mio eri
quando puzzavi di stalla
e dalle scarpe pendevano
frammenti di sterco secco.
Amico mio eri, al bagno,
seduto al mio fianco,
consumavi i fumetti in fretta.
Quale beato calore
si sprigiona dalla merda!
Solo quei lontani animali
sembrano non averlo rinnegato
e si distendono, a sera,
in un altro strato di lettiera.
Amico mio eri
timido, imbecille e servile,
portavi fiero il dì festivo
i miei pantaloni rammendati
ed ora che non sei,
ora che tu fai da padrone,
ti comporti avaro e schivo:
mi mostri orgoglioso
il tuo nuovo vestito
e ti disegni un sorriso
sull’infame mio destino.
Enrico Pietrangeli



Sempre di più salgono
le quotazioni del tempo
che per eccesso di rialzo infine
viene sospeso
lo stesso Dio
per gli elevati interessi
è oggetto di speculazioni
e fra i beni di consumo
cresce la resa del corpo.
Ciononostante
continuo a chiedermi se è meglio
la borsa
o la vita.
Biagio Salmieri



A una amica
Non capisco perchè
Questo tuo sorriso
Mi buchi lo stomaco
E l’acidità si scioglie
Nella lontananza di uno sguardo
Che altrove cerca la vita
Scheggiata da attimi sbagliati
E quel lupo
(maledette zanne feritoie di antichi torri)
stenta a tornare il cucciolo
che sulla neve scaldava
l’amore di orme appena accennate...
Non capisco la confusione
Dell’animo trasfuso
In lisci capelli neri
Avvolgono il tuo pallore
Candido confetto
Da condividere al mattino
In mani che frugano
Stirano l’abbraccio del mondo
Non capisco l’intesa
Di occhi complici
Del non cedere
Al ricordo di come era
E come frega
Il gambero che a ritroso nei suoi passi
Cammina l’arte di una tela
Bianca e l’acquarello
Inizia il colore che non macchia
Capisco l’essenza di un corpo
Profuma le emozioni
I sentimenti liberano
Una rabbia urlata
Alla solitudine del vento
Marco Saya



Mi arride
Uno squarcio nel plumbeo cielo
mi arride
come un lampo di fortuna.
Lassù
tra quelle nubi quel vento
sale il mio desiderio e s’indora,
come rugiada al mattino
Achille Norci



Prendere un treno
Prendere un treno
tra chi va e chi ritorna:
ginocchio contro ginocchio
in qualche vecchia carrozza,
aprirsi un po’.

Guardare di fuori
i pensieri che hai dentro.
La massicciata scorre
come scorre il passato,
ovattarsi un po’.

Conforta la memoria
il tatantatà che culla
e sostiene il fantasma
di una cara infantile
filastrocca.

Di stazione in stazione
sulle guide di acciaio
abbandonarsi finalmente
alla certezza di arrivare.
Dormire un po’.

Cardiaca contrazione
e arteriosa pulsazione
rotolano sul binario
e da ogni tunnel impavidi
rinascere.
Davide Riccio



Acquario
Essere nell’essenza delle cose
Mai consumate
Pesci rossi boccheggianti
in una sfera di cristallo
Framenti di sogni osservati da
Un gatto randagio e malato
Marco Saya



A mio padre
Caro papà,
ricordo la mia infanzia
insieme a te,
quelle lunghe passeggiate nei giorni
di festa, sui prati d’estate e
sulla neve d’inverno.
Ricordo la gioia che provavo quando
mi stringevi a te e mi dicevi:
“Ti voglio bene”.
Ricordo quando tornavi da lavoro:
ti correvo incontro e tu mi
accoglievi a braccia aperte.
Oh papà!! Quanto vuoto hai
lasciato nel mio cuore e una
parte di me è venuta con te.
Vorrei tornare indietro e fermare
il tempo.
Ti voglio tanto bene
e il mio amore non si
spegnerà mai.
Giovanna Simonetti



Non sono sola… lo so,
tutto l’universo m’illumina,
mi abbraccia,
mi coccola.
E allora perché ogni tanto
mi perdo e sprofondo inesorabilmente
nel buio più buio?
Stai arrivando,
solo pochi minuti e tu sei qui,
come stai?
Come stiamo,
cosa cambierà in noi?
Perché non capire,
perché soffrire,
perché tanto dolore
quando sarebbe bello
poterci guardare
e sorridere?
Jole Baroli



Io sono l’amore
Le mani del mio sogno
toccano il mondo
toccano anche te
risvegliano il tuo sogno
affacciato su me

Leggiadro si libra
uccello d’oriente
il cuore pieno
di dolci armonie

Che dolore sapere
e non poter ascoltare
il tuo canto
immacolato
di essenza
che empie
la vita e la morte
ma…

Io sono il canto
Io sono il dolore
Io sono il volo
Io sono l’amore
Armando Guidoni



Ricordi
Luminosità forte
dei ricordi
accende la mente

Il corpo annaspa
cercando futuro
Armando Guidoni

 L'ANGOLO DELLA POESIA

Sommario anno XIII numero 3 - marzo 2004