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Sommario anno XIII numero 4 - aprile 2004

 STORIA

Piccola storia della moneta: Ricordi e curiosità   (quinta e ultima puntata)
(Pietro Frangini) - Se è vero che la moneta è una portentosa realizzazione della sapienza umana è anche vero che essa, a sua volta, è stata importante fattore di accelerazione per tutto il progresso e oltre che sulla economia ha influito direttamente sulle vicende politiche e militari (c’est l’argent qui fait la guerre) nonché sullo sviluppo tecnologico e scientifico e, indirettamente, anche sulla crescita civile e sociale dei popoli legandosi intimamente agli eventi umani e lasciando cospicue impronte.
Molte sono state le monete che in passato si sono succedute alla ribalta e sempre importanti ma non potendo ricordarle tutte vogliamo a titolo di esempio soffermarci su alcune di esse che, sebbene sparite da tempo, hanno lasciato curiose e vive memorie nel linguaggio popolare a mezzo di  parole che ancora usiamo continuamente:
Talento. Questa parola viene usata per indicare la grande intelligenza e la grande predisposizione che una persona mostra verso una certa attività e si dice ad esempio talento artistico oppure talento scientifico ma più di 2000 anni fa essa corrispondeva ad una preziosa moneta aurea medio-orientale della quale ci parla anche la Bibbia nella parabola del Figliol Prodigo. La moneta è sparita da tempo ma il suo nome vive tutt’ora con significati alquanto diversi.
Piastra napoletana in argento  del valore di 120 GranePecunia. È  un termine usato spesso per indicare il denaro. Infatti, si dice peculato il furto di ricchezza pubblica e quando il vigile ci fa la contravvenzione e ci infligge una pena pecuniaria significa che dobbiamo mettere mano al portafoglio.
In realtà si tratta del nome più antico della moneta anche se nella sua origine etimologica pecus voleva dire solo bestiame e più precisamente pecora. Siccome nei tempi arcaici dell’età pastorale si usava esprimere il valore delle cose confrontandolo a quello delle pecore, che fungevano anche da mezzo di pagamento attraverso il baratto, il termine passò poi ad indicare la successiva moneta metallica.
Perciò a rigor di termini dovremo pagare la nostra brava contravvenzione con pecore e agnelli...
Moneta. Questo vocabolo indica tutto il denaro metallico o cartaceo che oggi assolve alle funzioni di pagamento; in origine tuttavia il significato del termine era assai diverso e derivava dal verbo latino monere ossia ammonire.
Quando i romani nel IV secolo a.C. iniziarono a produrre pezzi di bronzo marcati e di peso costante da usare nello scambio commerciale effettuarono la fusione nella fonderia sul Campidoglio vicina al tempio di Giunone Moneta (Giunone ammonitrice) e allora i pezzi metallici furono detti prima bronzo moneta e successivamente solo moneta e il nome si propagò poi a tutto il mondo conosciuto per designare ogni tipo di valuta.
Obolo. Il significato attuale è quello astratto di piccola offerta o di elemosina ma la sua origine è lontana e complessa. Nella Grecia antica il nome corrispondeva allo spiedo, attrezzo del focolare che spesso veniva usato nel baratto delle merci; poi quando ebbe inizio la monetazione con la produzione della Dramma di argento il termine passò a una piccola moneta divisionale. Lo stesso nome in seguito fu impiegato per varie coniazioni di bronzo e di argento ma sempre di piccolo taglio. Il termine Obolo, che ha avuto anche il significato di tassa o di tributo, venne frequentemente usato nel corso della storia; anche la monetina che in tempi antichi si metteva in bocca ai defunti per pagare il viaggio ultraterreno si diceva Obolo di Caronte.
Denaro. Evoca la ricchezza in genere ed ogni tipo di moneta! Il nome venne adoperato a Roma nel 269 a.C. per indicare la nuova coniazione in argento, il Denarius, corrispondente a 10 Assi; il termine si deformò poi in Denario e quindi in Denaro. Questa moneta romana restò importante per diversi secoli; erano Denari romani anche le 30 monete pagate a Giuda per il suo tradimento.
La coniazione del Denaro riprese nuova importanza al tempo di Carlo Magno con il valore di 1/240 della Libbra di argento. Andò poi svalutandosi arrivando infine ad un valore minimo tale da meritarsi il nome di piccolo e diventare moneta divisionale. Il nome Denaro passò anche al mondo arabo con il Dinar ed è ancora usato in varie parti del mondo.
Anche il recipiente di terracotta nel quale si accumulano i piccoli risparmi, il salvadanaio (salvadenaro) deriva il nome da questa moneta.
Soldo. Quando una persona è facoltosa si dice che possiede molti Soldi perché la parola viene spesso adoperata per designare ogni tipo di ricchezza. Il nome deriva da una prestigiosa moneta aurea, il Solidum, che da Costantino, nell’anno 312 fù posta alla base del sistema monetario romano; successivamente il nome si deformò prima in Solido e poi in Soldo.
Questa moneta dominò la grande economia fino alla caduta dell’impero e si protrasse nella monetazione bizantina e barbarica. Con i Soldi si pagarono i militari che perciò vennero detti assoldati e in seguito soldati.
Qualche secolo più tardi con la riforma di Carlo Magno il Soldo diventò solo una moneta di conto di medio valore (1/20 della Libbra d’argento) e poi con il tempo si svalutò ancor più fino a ridursi a moneta spicciola.
Erario. Oggi la parola fa subito pensare alla finanza statale; all’origine corrispondeva invece al deposito di monete o di pezzi metallici che i fedeli greci della dea Hera (Giunone) offrivano o pagavano al tempio come tributo. In seguito il termine passò ai tesori templari delle altre divinità e infine si restrinse al tesoro dello stato al quale, ancora oggi, si versano le tasse erariali.
Quattrini. In certe parti d’Italia per indicare la ricchezza si usa ancora questo vocabolo. Così di una persona benestante si dice che abbia molti quattrini…
Tarì del Regno di NapoliQuesto perché nell’idioma popolare resta ancora il ricordo vivo di una moneta di medio valore assai diffusa nell’Italia centrale, il Quattrino, che aveva l’equivalenza di quattro Denari piccoli.
Grana. Nel sud d’Italia, durante il Rinascimento e fino agli anni 1800 esisteva una unità monetaria detta Grano o Grana per cui circolavano monete da 1, 3, 10, 20, 50 e 120 grane quest’ultime dette anche Piastre o Scudi d’argento. Allora il problema assillante era quello di procurarsi la grana di grosso taglio cosa piuttosto difficile e impegnativa.
In seguito la parola si è evoluta acquistando il significato generico di grossa preoccupazione mantenendo talvolta anche quello di ricchezza.
Spicciolare. Vuol dire cambiare una moneta di grosso valore in tante monete di piccolo valore. Deriva dal Picciolo fiorentino e da quello siciliano, di modesta importanza, in circolazione nel tardo medioevale.
Gabella. È conosciuta come il dazio o il tributo da pagare per introdurre una merce all’interno della città e che a Bologna negli anni 1600 veniva assolto versando un certo numero di monete che portavano proprio quel nome.
Gazzetta. Questo vocabolo ci fa subito pensare ad un giornale ma nel XVI secolo era invece quello di una moneta veneta di medio valore e di uso corrente.
Resto del Carlino. Oggi è un giornale assai diffuso che negli anni 1800 veniva acquistato con moneta spicciola ossia con una frazione o resto di una moneta importante d’argento chiamata Carlino.
Baiocchi. A Roma si usa ancora questo nome, nel gergo popolare, per indicare la ricchezza in astratto e costituisce il ricordo della moneta di rame, il Baiocco, molto usata fino al 1866.
Il nome derivava da una precedente moneta d’argento coniata in Francia a Bayeux intorno all’anno 1000.
Svanziche. Termine popolaresco ancora usato nel nord Italia per indicare il denaro in generale e che è legato al ricordo delle monete austro-ungariche.
Tariffa. Si usa ancora oggi per esprimere l’aliquota di tributo o il prezzo di una merce o di una prestazione professionale. La sua origine è medievale ed è legata ad una moneta di ispirazione araba ormai dimenticata, che veniva coniata nel Mezzogiorno d’Italia, chiamata Tarì.
Questa moneta in circolazione fino al 1800 aveva il valore di 2 Carlini. Il vocabolo tariffa in origine stava appunto a indicare il numero di Tarì da pagare.
Provvista. A Roma e nel centro Italia nel periodo che va dal 1200 fino al 1400 dominava una moneta d’argento, il Denaro Provisino, che per ragioni dialettali e di brevità veniva chiamata semplicemente Provvisino. È naturale che l’acquisto di generi alimentari o di altre cose necessarie che veniva fatto spendendo i Provvisini sia stato chiamato prima provvisita e successivamente provvista. Nello stesso modo ebbero origine anche altre parole come provvigione, provvisionale etc.
Scrupolo. Tutti sanno che si chiama scrupolo quella piccola vibrazione della coscienza che ci vieta di compiere certe brutte azioni ma pochi sanno che il termine corrisponde alla piccola unità di peso romana equivalente a gr. 1,37 e che durante il tardo impero venne coniata una monetina di rame di minimo valore e dello stesso peso.
Non si conosce il nome ufficiale di questa piccola moneta ma sembra ovvio che a motivo del suo peso abbia avuto il nome o il soprannome popolare di scrupolo. Perciò quando un debitore preciso esigeva o pagava il conto fino all’ultima monetina si disse che era una persona scrupolosa e anche un piccolo freno o turbamento morale si misurò in moneta e si chiamò scrupolo di coscienza.
Conclusione. Qui finisce la piccola e sintetica storia della moneta scritta con l’intento di avvicinare la gente alle sue complesse tematiche e per ricordare che essa, oltre a essere un fattore economico essenziale che nel bene e nel male condiziona la nostra vita, è anche una espressione importante di cultura e di civiltà.

 STORIA

Sommario anno XIII numero 4 - aprile 2004