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Sommario anno XIII numero 5 - maggio 2004

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Mai dimenticare il passato
(Alessio Colacchi) -
Il 25 Aprile di cinquantanove anni fa l’Italia tornava ad essere una nazione Libera e Democratica. Quella data è minacciata oggi dai più insani revisionismi di destra che cercano di riabilitare la dittatura che precedentemente aveva portato il nostro paese alla distruzione economica e politica. Il 25 Aprile infatti ha segnato il punto massimo della guerra di Liberazione Nazionale, di quell’alleanza che, in nome di un ideale superiore, aveva unito attorno ad una stessa bandiera, quella che sventola i colori della Libertà, Comunisti, Socialisti, Repubblicani, Democristiani e Liberali. Anche perché il ritorno della libertà è dovuto in larga parte proprio al contributo che la popolazione civile dell’epoca diede alla lotta al nazifascismo. Una lotta che non si espresse soltanto attraverso le azioni partigiane, che costituirono comunque un utilissimo strumento contro l’occupante tedesco, ma anche attraverso l’opera di quanti distribuivano cibo alla popolazione protetta nelle grotte, o anche attraverso l’opera di religiosi e dottori che curarono cittadini abbandonati a se stessi. Ciò avvalora ancora di più la tesi di Giorgio Bocca, secondo cui: “È bene che si sappia cosa sia stata la resistenza: non il mito di cui parlano i revisionisti, ma la rivelazione di ciò che un popolo può fare quando prende il destino del paese nelle sue mani”.
Infatti con il 25 Aprile iniziava un periodo che, con tutte le sue contraddizioni e le logiche che avrebbero innescato i meccanismi della guerra fredda, avrebbe condotto alla nascita di due importanti elementi della nostra società moderna: la Repubblica e la Carta Costituzionale.
Due principi insanabili ed irrinunciabili della nostra storia Democratica, fortemente minacciati nella loro funzionalità negli ultimi anni. Infatti la nostra Carta Costituzionale proprio a causa delle ultime riforme rischia di ridursi ad un semplice retaggio di un passato ormai chiuso, e che non bisogna assolutamente ricordare.
Per questo non bisogna mai dimenticare il passato, ma soprattutto conoscere la storia, per non rischiare di cadere vittima di chi vuole riscrivere il passato a proprio uso e consumo.

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Sommario anno XIII numero 5 - maggio 2004