Tra i
vestimenti
(Silvia Cutuli) - Una vera e propria galleria delle meraviglie quella che
si snoda nelle sale del Complesso Monumentale Santo Spirito in Saxia a
Roma. L’occasione è la mostra “Tra i vestimenti”, che ospita duecento
costumi realizzati dalla sartoria Farani in quaranta anni di attività. Non
si tratta di pezze di stoffa qualsiasi, ma di eccellenti invenzioni
artistiche che trasudano dai tagli e dalle cuciture, le visioni di grandi
costumisti e registi. I costumi esposti sono stati infatti protagonisti di
spettacoli teatrali, film e show televisivi. Tre, le tappe fondamentali
del percorso: “Palcostupore”, “Telekaos” e “Cinepoesia”.
Si inizia dal teatro, ammirando le realizzazioni di Danilo Donati per la
“Regina Madre” dell’Amleto di Zeffirelli del 1963, ed ancora i surreali
trampolieri-clown creati da Mauro Pagano per il “Cendrillon” del 1983
nonchè le imponenti armature dell’”Otello” di Alessandro Ciammarughi.
Dalle quinte del teatro siamo poi catapultati nella magica scatola
televisiva, che ci regala i costumi dei più celebri balletti del varietà,
da Studio Uno a Canzonissima. La giacca di Totò in “Uccellacci e
Uccellini”, la divisa del Mandrake indossata da Mastroianni
nell’”Intervista” di Fellini, ci introducono sul set cinematografico.
Abili artigiani hanno realizzato i sogni di stoffa dei più grandi registi,
reinventando la materia ogni volta in modo diverso, perché il palcoscenico
deve illuderti sempre di essere fatto apposta per te. La sartoria diventa
così un’officina creativa, in cui sperimentare anche l’uso di materiali
poveri, come carta di giornale o chiodi da tappezziere. Non si può
resistere a non calarsi per un momento nei fantascientifici costumi in
maglia di metallo firmati da Jacques Fonteray per “Barbarella”, come nei
surreali “Clown” creati da Donati per il film di Fellini. Basta un costume
per essere protagonisti di una favola, quella raccontata dal teatro, dal
cinema e dalla tv. |