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Sommario anno XIII numero 6 - giugno 2004

 IL MONDO IN GUERRA

Rapporto della CRI sulle torture in Iraq
(Giovanna Ardesi) - Era stato inviato nel corso del mese di febbraio 2004 a tutte le Forze della Coalizione presenti in Iraq il Rapporto di 37 pagine del Comitato Internazionale della Croce Rossa sul “trattamento da parte delle Forze della Coalizione (FC) dei prigionieri di guerra, e di altre persone tutelate dalle Convenzioni di Ginevra in Iraq, durante il loro arresto, la loro detenzione ed i loro interrogatori”. Il Comitato suddetto (Cicr), autorizzato a monitorare la piena applicazione della Terza e Quarta Convenzione di Ginevra per ciò che concerne il trattamento di prigionieri, parla di gravi violazioni del Diritto Umanitario Internazionale, tutte documentate durante le visite ai prigionieri di guerra, detenuti civili ed altre persone tutelate dalle Convenzioni di Ginevra in Iraq, avvenute tra i mesi di marzo e novembre 2003. Le violazioni che includono “l’utilizzo eccessivo e sproporzionato della forza nei confronti dei prigionieri hanno causato spesso il decesso o il ferimento durante il periodo della loro reclusione”. In questa fattispecie vengono descritti (con pochi omissis) casi di tortura raccapriccianti messi in atto dalle FC, corrispondenti pure a quanto si è potuto vedere nelle foto che hanno fatto il giro del mondo. Gli altri tipi di violazioni, di cui si parla nel medesimo Rapporto, sono: il sequestro e la confisca di beni personali appartenenti ai prigionieri, l’esposizione dei prigionieri a mansioni pericolose, e la loro custodia in luoghi pericolosi, dove gli stessi non erano al riparo dai bombardamenti. Veniamo pure a sapere che guardie di polizia militare degli Stati Uniti, per reprimere le rivolte dei detenuti nelle carceri, che reclamavano l’applicazione della Convenzione di Ginevra (giacché venivano lasciati senza cibo, senza vestiti e senza conoscere i motivi della loro detenzione) hanno usato armi da fuoco contro i rivoltosi, causando la morte di quattro di loro e il ferimento di diversi altri. Ma le indagini da parte delle Forze della Coalizione hanno concluso - si legge nel Rapporto della CRI - che l’impiego delle stesse armi era legittimo. Tuttavia - continua il Rapporto - gli incidenti potevano essere sedati con mezzi non letali. Colpisce davvero che i prigionieri conoscessero il diritto umanitario, di cui ne reclamavano l’applicazione, mentre le Forze della Coalizione lo ignoravano, o peggio non intendevano rispettarlo, nonostante le raccomandazioni da parte del Comitato Internazionale della Croce Rossa. Infatti, si legge nel Rapporto della CRI, che le osservazioni riportate “sono in linea con quanto fatto osservare alle FC per tutto il 2003 in più occasioni”. Inoltre, “le dichiarazioni di maltrattamenti perpetrati da membri di FC contro i prigionieri…lasciano intendere che l’utilizzo di maltrattamenti andava al di là di qualche caso sporadico e potrebbe essere pertanto considerato una pratica tollerata dalle Forze della Coalizione”.
Il lungo e documentato Rapporto della CRI ha posto soprattutto questo interrogativo: l’occupazione dell’Iraq non era stata fatta per portare le regole della civiltà occidentale ad un popolo troppo abituato alle vessazioni di un dittatore? Ora, constatato che il Rapporto in questione porta la data di febbraio di quest’anno, vediamo che da parte italiana subito dopo si verifica una protesta dei nostri piloti militari in Iraq, che incrociano le braccia, mentre qui da noi il maresciallo capo dei carabinieri Ernesto Pallotta afferma che “in Iraq i nostri militari non si trovano affatto in missione di pace, ma sono parte di una forza multinazionale di occupazione”. La risposta giunge immediata: i piloti militari in Iraq vengono denunciati per ammutinamento, mentre Ernesto Pallotta viene punito con la consegna di rigore per le sue dichiarazioni sulla guerra in Iraq. Da parte americana, infine, il 19 aprile viene indicato dal presidente Bush il nome di chi condurrà la transizione irachena verso la democrazia: John Dimitri Negroponte. Così i torturatori potranno stare tranquilli: è l’uomo accusato di torture in America Latina. Una decisione, questa, che ha fatto inorridire le organizzazioni che si occupano di crimini contro l’umanità ed è contestata anche da esponenti di vertice dell’opposizione democratica (tre dei quali hanno votato in Senato contro la sua nomina). Negroponte è stato indagato dalla Commissione del Congresso Usa per l’attività degli “squadroni della morte” in Nicaragua. Dal 1981 al 1985, l’ambasciatore riceveva aiuti generosi dagli Stati Uniti per finanziare il famigerato battaglione 3-16 specializzato nella tortura. “Non mi risulta - ha detto Negroponte nel settembre 2001 - che vi siano stati particolari atti efferati durante il mio mandato”.  Ma i documenti raccolti dal governo USA lo smentiscono su tutta la linea. Secondo il Congresso americano, non solo nell’agosto 2001 furono scoperte decine di fosse comuni in un luogo presso il confine con il Nicaragua dove venivano addestrati i contras contro la giunta sandinista (che aveva scalzato la feroce dittatura militare di Somoza), ma nel settembre dello stesso anno due funzionari dell’ambasciata in Nicaragua smascherarono l’ambasciatore Negroponte, dichiarando al Los Angeles Times che venivano costretti a negare sui casi di mancato rispetto dei diritti umani compiuti sia dai militari americani che locali. 

 IL MONDO IN GUERRA

Sommario anno XIII numero 6 - giugno 2004