Ascoltiamo
….. Pablo Neruda
(Silvia Cutuli) - Si muovono impazziti infilati in stivali,
sneakers, infradito, lasciano orme, impronte sulla strada segnando una
direzione; ma dove vanno i nostri passi?
Veloci corrono al traguardo, bramosi di una medaglia
che sancisca la vittoria. Veloci si danno alla fuga, mossi dal timore di
quella sensazione chiamata paura. Veloci si incamminano verso il futuro.
Veloci appunto, come impazziti, schiavi di ritmi sempre più frenetici, di
richieste sempre più estreme e traguardi sempre più lontani: successo,
ricchezza, potere. Dove stanno andando i nostri passi?! La poesia di Pablo
Neruda può forse suggerire nuovi percorsi, nuove strade…
Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca,
chi non rischia e non cambia il colore dei vestiti,
chi non parla e chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti
all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire i consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge, chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o
della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto
Prima di iniziarlo,
chi non fa domande su argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli si chiede qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice
fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento
di una splendida felicità.
Pablo
Neruda
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