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- Dalla favola alla fiaba
(Silvia Coletti) - La fiaba è un racconto fantastico, in prosa,
d’origine popolare. I suoi protagonisti sono per la maggior parte
creature umane o esseri dotati di poteri soprannaturali come: fate, maghi,
demoni, gnomi, ecc.. Fino al Settecento le fiabe furono tramandate
oralmente, poi dopo la rivoluzione francese l’importanza di fondare e
rendere autonome anche scienze come la storia, l’antropologia e
l’etnologia fecero sorgere negli studiosi come Herder il desidero di
attuare un studio sistematico della raccolta di fiabe. Da questo lavoro
vennero pubblicate nel 1812-15 Le fiabe per bambini e famiglie dei
fratelli Grimm. Nella letteratura italiana, elementi fiabeschi penetrano
con il primo vero libro di fiabe in lingua napoletana: Lo cunto de li
cunti o Pentamerone (1634-36) di Basile. Si tratta di 50
fiabe, raccontate in cinque giorni da dieci orribili vecchie. La creatività
di Basile, la cui opera fu poi fonte di ispirazione per favolisti
stranieri come abbiamo sopra citato i fratelli Grimm, consiste nel dosare
cultura letteraria e fantasia popolare. Un posto di particolare rilievo lo
ricopre Carlo Gozzi, che per primo scrisse le fiabe teatrali in polemica
con il realismo di Goldoni. Il suo lavoro infatti fu per un teatro
nuovo sia nella tecnica che nei contenuti e si tradusse in costruzioni
divertenti e divertite, ma mai evasive, bensì nella rappresentazione di
uomini interi, pienamente presenti alla loro condizione. La fiaba si
caratterizza per i suoi elementi misteriosi, fantasiosi, magici, tanto da
essere, per queste sue caratteristiche, congeniale allo spirito romantico
in particolar modo in Germania di scrittori quali: Hoffmann, Novalis ed
Andersen. Anche la letteratura decedente accolse con favore l’invenzione
fiabesca, interpretandola ora in forme mistico-simboliche o in forme
allucinanti come in Poe. La sua grande fama è infatti affidata
principalmente ai suoi Racconti. Storie meravigliose o orrende,
spesso elaborate secondo leggi minuziosamente calcolate come quelle dei
romanzi gotici o neri e il cui scopo principale è quello di impressionare
il lettore. I temi presenti nascono dalle stesse nevrosi e ossessioni di
Poe e si traducono in simboli che si prestano ad una decodificazione di
tipo psicoanalitico. La grandezza e l’originalità di questo scrittore
sono nella sua profonda indagine del mondo del mistero e della paura che
è dentro l’essere umano. Per quanto riguarda invece il pubblico dei
ragazzi si rivolgono in particolar modo creazioni come Le avventure di
Pinocchio (1881-83) di Collodi o la fiaba drammatica di Peter
Pan o Il ragazzo che non voleva crescere (1904) di Barrie. Il
capolavoro di Carlo Collodi si presentò per la prima volta come Storia
di un burattino sul “Giornale dei bambini” nel 1880. Il lavoro
dello scrittore italiano si pone come una storia di grande carica umana:
le straordinarie peripezie del ragazzo-burattino, le scoperte ora gioiose
ora dolenti che egli fa del mondo e della vita, la sua ribellione, i suoi
pentimenti, le sue speranze, si compongono in un racconto che è da tempo
considerato un vero classico, che ha oltrepassato i confini della
letteratura per bambini.
Un’interessante raccolta di Fiabe italiane (1956)
è stata inoltre curata da Italo Calvino. In questo volume sono
trascritte le fiabe italiane dai dialetti di tutte le regioni d’Italia.
Nel 1963, Calvino ha scritto anche un libro per ragazzi intitolato Marcovaldo.
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