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Sommario anno XIII numero 7 - luglio 2004

 FILOSOFIA DELLA MENTE

2 - Dalla favola alla fiaba
(Silvia Coletti) - La fiaba è un racconto fantastico, in prosa, d’origine popolare. I suoi protagonisti sono per la maggior parte creature umane o esseri dotati di poteri soprannaturali come: fate, maghi, demoni, gnomi, ecc.. Fino al Settecento le fiabe furono tramandate oralmente, poi dopo la rivoluzione francese l’importanza di fondare e rendere autonome anche scienze come la storia, l’antropologia e l’etnologia fecero sorgere negli studiosi come Herder il desidero di attuare un studio sistematico della raccolta di fiabe. Da questo lavoro vennero pubblicate nel 1812-15 Le fiabe per bambini e famiglie dei fratelli Grimm. Nella letteratura italiana, elementi fiabeschi penetrano con il primo vero libro di fiabe in lingua napoletana: Lo cunto de li cunti o Pentamerone (1634-36) di Basile. Si tratta di 50 fiabe, raccontate in cinque giorni da dieci orribili vecchie. La creatività di Basile, la cui opera fu poi fonte di ispirazione per favolisti stranieri come abbiamo sopra citato i fratelli Grimm, consiste nel dosare cultura letteraria e fantasia popolare. Un posto di particolare rilievo lo ricopre Carlo Gozzi, che per primo scrisse le fiabe teatrali in polemica con il realismo di Goldoni. Il suo lavoro infatti fu per un teatro nuovo sia nella tecnica che nei contenuti e si tradusse in costruzioni divertenti e divertite, ma mai evasive, bensì nella rappresentazione di uomini interi, pienamente presenti alla loro condizione. La fiaba si caratterizza per i suoi elementi misteriosi, fantasiosi, magici, tanto da essere, per queste sue caratteristiche, congeniale allo spirito romantico in particolar modo in Germania di scrittori quali: Hoffmann, Novalis ed Andersen. Anche la letteratura decedente accolse con favore l’invenzione fiabesca, interpretandola ora in forme mistico-simboliche o in forme allucinanti come in Poe. La sua grande fama è infatti affidata principalmente ai suoi Racconti. Storie meravigliose o orrende, spesso elaborate secondo leggi minuziosamente calcolate come quelle dei romanzi gotici o neri e il cui scopo principale è quello di impressionare il lettore. I temi presenti nascono dalle stesse nevrosi e ossessioni di Poe e si traducono in simboli che si prestano ad una decodificazione di tipo psicoanalitico. La grandezza e l’originalità di questo scrittore sono nella sua profonda indagine del mondo del mistero e della paura che è dentro l’essere umano. Per quanto riguarda invece il pubblico dei ragazzi si rivolgono in particolar modo creazioni come Le avventure di Pinocchio (1881-83) di Collodi o la fiaba drammatica di Peter Pan o Il ragazzo che non voleva crescere (1904) di Barrie. Il capolavoro di Carlo Collodi si presentò per la prima volta come Storia di un burattino sul “Giornale dei bambini” nel 1880. Il lavoro dello scrittore italiano si pone come una storia di grande carica umana: le straordinarie peripezie del ragazzo-burattino, le scoperte ora gioiose ora dolenti che egli fa del mondo e della vita, la sua ribellione, i suoi pentimenti, le sue speranze, si compongono in un racconto che è da tempo considerato un vero classico, che ha oltrepassato i confini della letteratura per bambini.
Un’interessante raccolta di Fiabe italiane (1956) è stata inoltre curata da Italo Calvino. In questo volume sono trascritte le fiabe italiane dai dialetti di tutte le regioni d’Italia. Nel 1963, Calvino ha scritto anche un libro per ragazzi intitolato Marcovaldo.

 FILOSOFIA DELLA MENTE

Sommario anno XIII numero 7 - luglio 2004