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Sommario anno XIII numero 7 - luglio 2004

 ATTUALITÀ

Achtung Banditen!
(Federico Gentili) - Torna in libreria, a circa vent’anni dalla sua pubblicazione, Achtung Banditen!Prima e dopo via Rasella di Rosario Bentivegna (Mursia, 22 euro). La nuova edizione di queste memorie sulla Resistenza romana si arricchisce di nuove riflessioni e approfondimenti riguardanti episodi tra i più dibattuti e discussi, come Via Rasella e le Fosse Ardeatine. Pur essendo trascorsi sessant’anni, nel nostro paese non c’è ancora un clima di serenità e pacatezza nel parlare di alcuni argomenti. Anzi, sembra che con il passare del tempo la qualità delle riflessioni vada, addirittura, regredendo. Evidentemente a qualcuno certe pagine del nostro passato danno proprio fastidio. La Resistenza è stata trasformata in un mito, una leggenda. Tra qualche anno ci si domanderà se sia davvero esistita. Per qualcuno sarà diventata come uno di quei comportamenti eccentrici o di quelle stravaganze che nei miti si attribuivano agli dei e tanto stupore suscitavano nell’uomo. Allora qualcun altro risponderà che, se proprio di mito si deve parlare, i miti non sono altro che un velo dietro al quale si nasconde una verità ineffabile, una verità che non muore. Perché le cose che i miti narrano non avvennero mai, ma sono sempre. “Sarebbe stato lo stesso se avesse vinto la loro parte?” si domanda l’autore del libro. La risposta, a questa domanda retorica, è una sola, e si trova in ognuna delle pagine di questo volume, pietra miliare della storiografia sulla Resistenza romana. Ed è la stessa risposta che, durante un dibattito televisivo rivolse Vittorio Foa a Giorgio Pisanò, senatore del Movimento Sociale Italiano. “Vedi, la differenza di fondo tra noi e voi, è che siccome ho vinto io, tu sei legittimamente senatore della Repubblica, se invece avessi vinto tu, io sarei ancora in galera, dove mi trovavo insieme a tanti altri come me”. Di fronte alla nouvelle vague revisionista, occorre avere memoria e continuare a raccontare quel passato dalla cui spinta verso la libertà nacque la nostra Repubblica e la nostra Costituzione. Perché, ha ragione Bentivegna, non si può sostenere siano sullo stesso piano “due ragazzi italiani caduti l’uno per impedire che un ebreo finisse nei lager nazisti, l’altro per spedirvelo”. Anche se, concede l’autore, tanti giovani, a Salò, ritennero di combattere in nome della Patria, “in onestà e buona fede”. Tuttavia, fu giusta solo una scelta. Quella di chi si oppose alle leggi razziali, alle stragi di popolazioni innocenti, a Marzabotto e a Sant’Anna di Stazzema, al rastrellamento del 16 ottobre 1943 al Portico d’Ottavia, a quei vagoni piombati partiti dalla Stazione Tiburtina verso Auschwitz. I fatti che accaddero a Roma, tra l’8 settembre 1943 e il 5 giugno 1944, sono raccontati in queste pagine da chi aderì giovanissimo al movimento clandestino antifascista e con il nome di battaglia di “Paolo” prese parte alla guerriglia partigiana.

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Sommario anno XIII numero 7 - luglio 2004