Achtung
Banditen!
(Federico Gentili) - Torna in libreria, a circa vent’anni
dalla sua pubblicazione, Achtung Banditen! – Prima e dopo via
Rasella di Rosario Bentivegna (Mursia, 22 euro). La nuova edizione di
queste memorie sulla Resistenza romana si arricchisce di nuove riflessioni
e approfondimenti riguardanti episodi tra i più dibattuti e discussi,
come Via Rasella e le Fosse Ardeatine. Pur essendo trascorsi
sessant’anni, nel nostro paese non c’è ancora un clima di serenità e
pacatezza nel parlare di alcuni argomenti. Anzi, sembra che con il passare
del tempo la qualità delle riflessioni vada, addirittura, regredendo.
Evidentemente a qualcuno certe pagine del nostro passato danno proprio
fastidio. La Resistenza è stata trasformata in un mito, una leggenda. Tra
qualche anno ci si domanderà se sia davvero esistita. Per qualcuno sarà
diventata come uno di quei comportamenti eccentrici o di quelle
stravaganze che nei miti si attribuivano agli dei e tanto stupore
suscitavano nell’uomo. Allora qualcun altro risponderà che, se proprio
di mito si deve parlare, i miti non sono altro che un velo dietro al quale
si nasconde una verità ineffabile, una verità che non muore. Perché le
cose che i miti narrano non avvennero mai, ma sono sempre. “Sarebbe
stato lo stesso se avesse vinto la loro parte?” si domanda l’autore
del libro. La risposta, a questa domanda retorica, è una sola, e si trova
in ognuna delle pagine di questo volume, pietra miliare della storiografia
sulla Resistenza romana. Ed è la stessa risposta che, durante un
dibattito televisivo rivolse Vittorio Foa a Giorgio Pisanò, senatore del
Movimento Sociale Italiano. “Vedi, la differenza di fondo tra noi e voi,
è che siccome ho vinto io, tu sei legittimamente senatore della
Repubblica, se invece avessi vinto tu, io sarei ancora in galera, dove mi
trovavo insieme a tanti altri come me”. Di fronte alla nouvelle vague
revisionista, occorre avere memoria e continuare a raccontare quel passato
dalla cui spinta verso la libertà nacque la nostra Repubblica e la nostra
Costituzione. Perché, ha ragione Bentivegna, non si può sostenere siano
sullo stesso piano “due ragazzi italiani caduti l’uno per impedire che
un ebreo finisse nei lager nazisti, l’altro per spedirvelo”. Anche se,
concede l’autore, tanti giovani, a Salò, ritennero di combattere in
nome della Patria, “in onestà e buona fede”. Tuttavia, fu giusta solo
una scelta. Quella di chi si oppose alle leggi razziali, alle stragi di
popolazioni innocenti, a Marzabotto e a Sant’Anna di Stazzema, al
rastrellamento del 16 ottobre 1943 al Portico d’Ottavia, a quei vagoni
piombati partiti dalla Stazione Tiburtina verso Auschwitz. I fatti che
accaddero a Roma, tra l’8 settembre 1943 e il 5 giugno 1944, sono
raccontati in queste pagine da chi aderì giovanissimo al movimento
clandestino antifascista e con il nome di battaglia di “Paolo” prese
parte alla guerriglia partigiana.
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