Grave
situazione umanitaria in Darfur
(Alessio Colacchi) - Il gruppo 140 di Amnesty International denuncia la
grave situazione in cui versa la regione sudanese del Darfur. Già il 9
dicembre 2003 il segretario generale dell’ONU Kofi Annan dichiarava che
“la situazione dei diritti umani si sta rapidamente deteriorando nella
regione sudanese del Darfur, con denunce di abusi indiscriminati contro i
civili, tra cui assassinii, stupri e villaggi dati alle fiamme”.
Sono ormai vari anni che
numerosi gruppi armati di nomadi, meglio conosciuti come Janjaweed,
compiono assalti a villaggi inermi, causando gravi danni alla popolazione
civile. Spesso tale fenomeno è stato incrementato dal disagio sociale e
dalla elevata disoccupazione che mina la stabilità del paese. Ma dal
Febbraio 2003, un nuovo gruppo armato, il Sudan Liberation Movement (SLM),
comincia a portare avanti attacchi alle truppe governative. Ad esso
inoltre qualche mese dopo se ne è aggiunto un altro, il Justice and
Equality Movement. È stato così che il governo sudanese, per reagire a
tali soprusi, ha iniziato ad operare bombardamenti sconsiderati contro
villaggi e contro la popolazione civile, spesso aiutandosi con
l’intervento di quegli stessi gruppi armati nomadi.
L’8 Aprile 2004 è stata
siglato un cessate il fuoco in Ciad, ma, malgrado ciò, le scorribande
delle milizie nomadi sono andate avanti. Oltretutto, in alcune di queste
scorribande, è stata notata anche la presenza di elementi filogovernativi,
che cercavano di fomentare la violenza operata sui civili. Tra le violenze
commesse contro i villaggi colpiti dalle milizie si registrano: esecuzioni
extragiudiziali, torture, stupri, distruzione di villaggi, furto ed
espropriazioni, tra cui quelle di animali
di allevamento. A ciò va aggiunto il triste bilancio di oltre due anni di
conflitto: oltre un milione di
sfollati, ben centomila rifugiati nel solo Ciad ed oltre diecimila morti.
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