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Sommario anno XIII numero 10 - ottobre 2004

 CULTURA

Charles S. Peirce
(di Silvia Coletti)
La vita. Charles S. Peirce (Cambridge 1839 - Milford 1914) matematico, astronomo ed epistemologo americano, dopo aver frequentato Harvard per due anni, dal 1859 al 1891 lavorò per il Servizio costiero degli Stati Uniti. Figlio di un famoso matematico che insegnò fisica e astronomia ad Harvard, tentò con insistenza, senza riuscire, di ripercorrere la carriera accademica paterna. Ottenne alcuni incarichi annuali di logica e di filosofia della scienza all’università di Baltimora e della stessa Harvard. Visse gli ultimi vent’anni della sua vita isolato e povero. Lasciò molti manoscritti, che vennero acquistati dalla Harvard University e in seguito furono parzialmente pubblicati.
Non ottenne successo neanche nella pubblicazione delle sue opere che, fatta eccezione per alcuni importantissimi articoli, rimasero inedite e uscirono solo quando Peirce era già morto. Una prima antologia dei suoi scritti apparve, postuma, nel 1923 con il titolo di Caso, amore e logica .
Le sue opere sono ora raccolte nei sei volumi di Collected Papers of Ch. S. Peirce, edite negli anni 1931-1935 e nel 1958. Il concetto che lega la filosofia di Peirce alla nascita del pragmatismo é quello di credenza, illustrato nei saggi divenuti subito famosi: Il fissarsi della credenza (1877) e Come rendere chiare le nostre idee (1878); quando l’uomo si trova in dubbio, dà il via ad una ‘ricerca’ che deve mettere capo a una credenza, intesa come un’abitudine (habit) che costituisce una regola d’azione . Pragmatismo è il termine che venne introdotto da Peirce stesso all’interno del ‘Club metafisico’, il gruppo di scienziati e filosofi che si riunivano a Cambridge, attorno alla figura di Chauncey Wright, e di cui fece parte anche il filosofo James. Però l’assunto pragmatistico è considerato da Peirce esclusivamente come una ‘teoria del significato’, non come una ‘teoria della verità’.
Per prendere le distanze dalla tendenza degli altri pragmatisti a far coincidere l’efficacia con la verità, Peirce rifiuterà successivamente il termine pragmatismo, sostituendolo con quello di pragmaticismo, ossia il compito della ricerca scientifica sarà quello di individuare di volta in volta la realtà o meno delle possibilità, come frutto dell’esperienza intellettuale.
La logica probabilistica. Peirce sostiene che comprendere un’idea significa comprendere le sue possibili conseguenze, i suoi possibili corollari. Pertanto un’idea è valida se possiamo verificare l’esito a cui essa porta attraverso le operazioni ch’essa suscita; ed è vera per il soggetto quando costituisce una norma vincolante nelle condizioni in cui il suo uso è possibile. Ogni ricerca, ogni indagine, ogni processo di pensiero, dice Peirce, è finalizzato alla formazione di una norma di comportamento valida per le circostanze opportune. Ma la norma, nel significato pragmatistico del termine, dev’essere verificabile, tale cioè che in linea di principio possa esser dichiarata erronea e quindi possa esser modificata. Ciò significa che non può nascere dal sentimento né dalle semplici intuizioni, ma essa deve nascere dall’esperienza organizzata con metodo scientifico: solo questo metodo contempla la possibilità dell’errore e porta con sé la capacità di autogiudicarsi e autocorreggersi. Pertanto ogni processo di pensiero razionale ha carattere di correttezza se può controllare se stesso. Ogni idea è chiara se risultano chiari gli effetti pratici che può produrre. Secondo questi principi la scienza non riproduce un’immagine di un mondo stabile e ordinato secondo leggi di necessità. Tutti i procedimenti scientifici sono probabilistici; e l’immagine del mondo costruita scientificamente è solo probabile. In tal senso l’attività scientifica è sempre aperta. Due sono le logiche sviluppate da Peirce: la semiotica, o dottrina dei segni e la faneroscopica, o teoria delle categorie.
Secondo Peirce tutte le nozioni e le parole umane sono segni. Il loro riferimento all’oggetto è mediato da un altro segno: denotativo, se l’oggetto è indicato fisicamente, simbolico, se l’oggetto è invece rappresentato. In tal caso il segno va interpretato mediante un altro segno, detto interpretante, che può essere emotivo, energetico o logico. Un significato concettuale non è un puro concetto, ma piuttosto un’abitudine mentale formata attraverso la ricerca. Essa mira a sostituire il dubbio con la sicurezza della persuasione, mediante una regola di azione o pragmatica e questa regola ipotetica è l’abduzione.

 CULTURA

Sommario anno XIII numero 10 - ottobre 2004