Charles S. Peirce
(di Silvia Coletti)
La
vita. Charles S. Peirce (Cambridge 1839 - Milford 1914) matematico,
astronomo ed epistemologo americano, dopo aver frequentato Harvard per due
anni, dal 1859 al 1891 lavorò per il Servizio costiero degli Stati Uniti.
Figlio di un famoso matematico che insegnò fisica e astronomia ad Harvard,
tentò con insistenza, senza riuscire, di ripercorrere la carriera
accademica paterna. Ottenne alcuni incarichi annuali di logica e di
filosofia della scienza all’università di Baltimora e della stessa Harvard.
Visse gli ultimi vent’anni della sua vita isolato e povero. Lasciò molti
manoscritti, che vennero acquistati dalla Harvard University e in seguito
furono parzialmente pubblicati.
Non ottenne successo neanche nella pubblicazione delle sue opere che,
fatta eccezione per alcuni importantissimi articoli, rimasero inedite e
uscirono solo quando Peirce era già morto. Una prima antologia dei suoi
scritti apparve, postuma, nel 1923 con il titolo di Caso, amore e logica .
Le sue opere sono ora raccolte nei sei volumi di Collected Papers of Ch.
S. Peirce, edite negli anni 1931-1935 e nel 1958. Il concetto che lega la
filosofia di Peirce alla nascita del pragmatismo é quello di credenza,
illustrato nei saggi divenuti subito famosi: Il fissarsi della credenza
(1877) e Come rendere chiare le nostre idee (1878); quando l’uomo si trova
in dubbio, dà il via ad una ‘ricerca’ che deve mettere capo a una
credenza, intesa come un’abitudine (habit) che costituisce una regola
d’azione . Pragmatismo è il termine che venne introdotto da Peirce stesso
all’interno del ‘Club metafisico’, il gruppo di scienziati e filosofi che
si riunivano a Cambridge, attorno alla figura di Chauncey Wright, e di cui
fece parte anche il filosofo James. Però l’assunto pragmatistico è
considerato da Peirce esclusivamente come una ‘teoria del significato’,
non come una ‘teoria della verità’.
Per prendere le distanze dalla tendenza degli altri pragmatisti a far
coincidere l’efficacia con la verità, Peirce rifiuterà successivamente il
termine pragmatismo, sostituendolo con quello di pragmaticismo, ossia il
compito della ricerca scientifica sarà quello di individuare di volta in
volta la realtà o meno delle possibilità, come frutto dell’esperienza
intellettuale.
La logica probabilistica. Peirce sostiene che comprendere un’idea
significa comprendere le sue possibili conseguenze, i suoi possibili
corollari. Pertanto un’idea è valida se possiamo verificare l’esito a cui
essa porta attraverso le operazioni ch’essa suscita; ed è vera per il
soggetto quando costituisce una norma vincolante nelle condizioni in cui
il suo uso è possibile. Ogni ricerca, ogni indagine, ogni processo di
pensiero, dice Peirce, è finalizzato alla formazione di una norma di
comportamento valida per le circostanze opportune. Ma la norma, nel
significato pragmatistico del termine, dev’essere verificabile, tale cioè
che in linea di principio possa esser dichiarata erronea e quindi possa
esser modificata. Ciò significa che non può nascere dal sentimento né
dalle semplici intuizioni, ma essa deve nascere dall’esperienza
organizzata con metodo scientifico: solo questo metodo contempla la
possibilità dell’errore e porta con sé la capacità di autogiudicarsi e
autocorreggersi. Pertanto ogni processo di pensiero razionale ha carattere
di correttezza se può controllare se stesso. Ogni idea è chiara se
risultano chiari gli effetti pratici che può produrre. Secondo questi
principi la scienza non riproduce un’immagine di un mondo stabile e
ordinato secondo leggi di necessità. Tutti i procedimenti scientifici sono
probabilistici; e l’immagine del mondo costruita scientificamente è solo
probabile. In tal senso l’attività scientifica è sempre aperta. Due sono
le logiche sviluppate da Peirce: la semiotica, o dottrina dei segni e la
faneroscopica, o teoria delle categorie.
Secondo Peirce tutte le nozioni e le parole umane sono segni. Il loro
riferimento all’oggetto è mediato da un altro segno: denotativo, se
l’oggetto è indicato fisicamente, simbolico, se l’oggetto è invece
rappresentato. In tal caso il segno va interpretato mediante un altro
segno, detto interpretante, che può essere emotivo, energetico o logico.
Un significato concettuale non è un puro concetto, ma piuttosto
un’abitudine mentale formata attraverso la ricerca. Essa mira a sostituire
il dubbio con la sicurezza della persuasione, mediante una regola di
azione o pragmatica e questa regola ipotetica è l’abduzione. |