Gli stati coscienti interni
(di Silvia Coletti)
Gli
stati coscienti di cui noi facciamo quotidianamente esperienza si
presentano a noi sotto varie forme: dolori, gioie, desideri, dubbi,
preoccupazioni, riflessioni, ricordi, ecc. Pur essendoci queste varietà,
Searle ne identifica in modo chiaro le caratteristiche comuni. Gli stati
coscienti sono: interni, qualitativi e soggettivi.
Gli stati coscienti sono interni nel senso proprio dello spazio
individuale, non solo come posizione che occupano all’interno del
cervello, ma ancora di più nello Sfondo. Searle al riguardo riprende sia
la metafora dell’acqua che quella del tavolo per sottolineare che, come la
liquidità dell’acqua non può essere separata da quest’ultima e la solidità
del tavolo dal tavolo stesso, così la coscienza non può sussistere
separatamente dal mio cervello. Searle infatti afferma: “molti pensano che
i processi cerebrali sono le cause e gli stati coscienti sono gli effetti,
cadendo in un dualismo”. Se invece riprendiamo l’esempio del tavolo
possiamo dire che la sua solidità è data, e lo abbiamo visto anche sopra,
dal comportamento delle molecole di cui il tavolo è composto; questa
solidità del tavolo è una caratteristica dello stesso, non un evento
subordinato. Così è per i processi di livello inferiore del cervello che
causano il mio stato di coscienza attuale; essi non sono separati dal mio
cervello, ma sono una sua caratteristica. “Questa”, scrive Searle, “è una
soluzione al problema mente-corpo: i processi del cervello causano la
coscienza, ma la coscienza è una sua caratteristica. “Un’altra difficoltà
che può sorgere è quella di non avere un’idea chiara di come i processi
del cervello, che sono oggettivi e osservabili, possono causare stati di
coscienza, che invece sono interiori, privati e non osservabili
direttamente. La risposta secondo Searle, sta nel considerare “la
coscienza come una proprietà emergente del cervello, poiché emerge da
alcune attività neurali”. La proprietà emergente della coscienza è data
causalmente proprio dal comportamento degli elementi del sistema cervello,
come abbiamo analizzato nella prima parte per la formazione degli stati
mentali nella relazione fra micro e macro livelli. Con questa affermazione
Searle cerca di collocare la coscienza all’interno di una realtà
prettamente scientifico-sociale e non più metafisica, dove la maggior
parte degli studiosi dai saperi diversi ancora la colloca. In questo modo
Searle solidifica di conseguenza le basi della sua scelta al realismo e dà
una realtà certa non solo alla mente, che causa la coscienza attraverso i
processi del cervello, ma anche alla coscienza stessa. La relazione tra
coscienza e cervello consiste infatti in questo: la coscienza è un
fenomeno biologico e i processi che la causano sono anch’essi biologici;
“questi processi a loro volta sono causati da processi neuronali di
livello inferiore nel cervello. La coscienza consiste quindi in processi
di livello superiore realizzati nella struttura del cervello”. Essa ha una
collocazione empiricamente oggettiva, ossia si trova nel cervello come
struttura e nel sociale come funzione e risultato dello Sfondo ed è
ontologicamente soggettiva, in quanto caratteristica personale a livello
di grado di consapevolezza delle esperienze intenzionali che ognuno vive a
partire dal proprio Sfondo. |