Esplorando... e il viaggio continua…. - 2
(di Marco e antonio)
….già,
scene virtuali emergenti dall’archivio a molla che innescano spettacoli
anch’essi virtuali che tutto il mio corpo mette in scena per un unico
spettatore e alla fine sensazioni che avverto concretamente e che in
qualche maniera influenzano il mio comportamento verso l’esterno. Ma se
questo è il modo di funzionare del corpo e questi sono gli effetti su di
me, allora la storia si ripete praticamente da quando sono nato. Del
resto, che io ricordi, le emozioni le ho sempre avute ed in qualche
maniera ne sono stato sempre guidato, anche quando davanti ad un problema
ho ragionato a lungo per cercare di risolverlo. Ma allora ho mai creato
qualcosa di nuovo?
È possibile che mi sia sempre arreso al senso di ineluttabilità che
avvertivo quando un’emozione nasceva dentro il mio corpo? Eppure l’altro
giorno nel vialetto sotto casa ho resistito e finalmente anche se per un
attimo mi sono sentito libero di utilizzarlo. Quindi è possibile spezzare
le catene anche se sembra essere un esercizio faticosissimo, praticamente
un braccio di ferro continuo con se stessi.
È anche vero però che adesso ho scoperto una cosa nuova che fin qui non
avevo mai pensato: le cosiddette emozioni non derivano direttamente dal
mondo esterno ma, e questo è sbalorditivo, dal contrasto tra scene
rappresentate all’interno del mio corpo. È su di esse quindi che bisogna
agire; ovvero prima di tutto separarle.
Altro giro di moviola, ricomincia lo spettacolo; sarà bene comunque
mandare avanti il filmato ad una velocità minore per riuscire a vederne i
particolari.
Allora, sono nel vialetto e sto aspettando qualcuno per fare il mio
esperimento, già a questo punto ero nell’anteprima visto che il mio corpo
si era già “preattivato” in anticipo rispetto alla realtà esterna. Al
fotogramma successivo c’è invece la scena solita e cioè io che saluto quel
signore e subito il mio corpo che si “preattiva” per eseguirla. Ma, un
momento, non è così semplice, tra le due scene ci sono dei fotogrammi
subliminali che solo a questa velocità rallentata riesco a vedere.
La storia che si sta svolgendo al mio interno, non inizia dalla mia
posizione attuale nel vialetto; ci sono invece degli antefatti che la
sostengono. Ci sono fotogrammi relativi alla prima volta in cui l’ho
percorso: ero insieme al ragazzo dell’agenzia immobiliare che continuava a
ripetermi “si adesso lo vedi così, ma presto verrà ristrutturato, i lavori
sono stati già deliberati dall’assemblea dei condomini”, lavori che
peraltro dopo due anni e mezzo ancora non sono stati fatti. E poi ci sono
i fotogrammi che vivo ogni mattina quando lo percorro per andare a
prendere la macchina, e poi quelli di quando piove e devo fare la gincana
tra le pozzanghere, e poi e poi e poi…. Sono tantissimi e tutti insieme
compongono il mio vialetto.
Mandando avanti il filmato scopro che anche la scena successiva è composta
dagli stessi elementi. Insomma, a ben vedere, l’archivio a molla, quando
scatta, non fa emergere solo qualcosa che è strettamente relativo a quello
che sto vivendo, ma tutto il materiale che la compone. Bastava farci caso…
Ma questa moviola è una cosa portentosa, uno strumento magnifico che mi
permette di scoprire spettacoli che evidentemente si sono sempre svolti
nel mio corpo ma a cui non avevo mai assistito. O meglio io avevo solo
percepito il bello o il brutto di questi spettacoli. E chissà quante altre
sorprese…
E infatti, mentre mi sto gustando la bellezza di questo strumento il film
ha continuato ad andare avanti e, passata la parte del contrasto tra le
due scene adesso, penso, arriveranno i titoli di coda… E invece no, il
film sta continuando mostrandomi il futuro delle due scene. C’è la prima,
dove il signore che io non saluto cambia immediatamente espressione
presentandomi una faccia che passa dall’iniziale simpatica tranquillità ad
una prima espressione di sorpresa e subito dopo di severo monito. Poi il
film continua e adesso c’è quel signore che sta raccontando la storia a
tutti gli altri inquilini, ed anche le loro facce cambiano di conseguenza
e tutte alla fine hanno la stessa espressione di disapprovazione profonda.
E più avanti ci sono altri fotogrammi dove io ormai disperato saluto tutti
ma nessuno mi risponde più. Contemporaneamente la moviola sta proiettando
anche l’altro film, dove io saluto il signore, ci guardiamo per un attimo,
ci sorridiamo. Anche questo secondo film continua ad andare avanti e trovo
fotogrammi dove tutto è come oggi: tutti mi salutano, tutti mi sorridono e
addirittura l’ultima scena del film è molto affollata: praticamente tutto
il condominio si incontra giù nel vialetto e tutti che si salutano e tutti
che si sorridono…
Ora la domanda è: a che punto della proiezione è nata l’emozione di
trasgressione?
Bisogna riavvolgere il nastro e rivederlo di nuovo.
I fotogrammi relativi al passato filano via lisci senza nessun contrasto,
quelli della scena che sto per vivere filano anch’essi lisci fino al
momento in cui non rispondo al saluto; qui avverto un piccolo fastidio
sotto forma di lievissima nausea. Ma quando arriva il futuro si scatena un
uragano emozionale fatto di tantissime sensazioni fisiche che vanno dalla
classica stretta allo stomaco alla sudorazione delle mani e poi al calore
e rossore del viso. E più il film avanza, più i sintomi diventano forti.
In poche parole è chiaro che l’emozione che avverto non è dovuta al
contrasto di una sola scena ma di tantissime sempre più grandi e
complesse. È per questo che all’inizio era solo lieve e quasi
impercettibile senso di nausea e alla fine era diventato panico totale. E
tutto questo è successo dentro di me prima che facessi una qualsiasi
azione, e probabilmente avviene continuamente visto che continuamente il
mio corpo è immerso nell’ambiente e continuamente da esso è stimolato.
Basta un qualsiasi indizio dal mondo e CLICK parte il gioco ed io mi trovo
a navigare nelle rappresentazioni della mia mente… Continua…… |