I diritti umani in Iran
(Alessio Colacchi) - Il gruppo 140 della sezione italiana di
Amnesty International si unisce alle forti critiche che l’associazione in
difesa dei diritti umani lancia contro il governo iraniano. Malgrado le
promesse deliberate da qualche anno a questa parte dal governo di Teheran,
la situazione dei diritti umani nel paese asiatico è tutt’altro che
migliorata, ed il rispetto dei diritti umani è un dato estremamente
lontano dalla realtà. Infatti lo scorso 15 Agosto Ateqeh Rajabi è morta a
causa di una condanna di impiccagione, con l’accusa di aver compiuto atti
incompatibili con la castità. Da successive indagini è poi risultato che
la ragazza fosse anche una disabile mentale.
Inoltre era stato annunciato, con grande stupore da parte della comunità
internazionale, che l’autorità giudiziaria iraniana avrebbe proposto una
moratoria sulle lapidazioni; poi a Novembre dello scorso anno è stato
scoperto che la stessa autorità aveva semplicemente proposto un
emendamento su come eseguire le condanne alla lapidazione ed alla
crocifissione.
Un’ulteriore caso che ha creato enorme stupore nell’opinione pubblica
mondiale è stata la morte della giornalista iraniana-canadese Zhara Kazemi,
morta nel Luglio 2003. A seguito del fatto fu svolto un processo,
all’interno del quale le autorità giudiziarie iraniane assolsero con un
giudizio sommario il funzionario dei servizi di sicurezza iraniani
Mohammad Reza Aghdam, che era stato accusato di aver partecipato ad “un
omicidio semi intenzionale”. Invece il governo ed il parlamento avevano
premuto affinché fossero svolte alcune indagini, dalle quali poi risultò
che la ragazza era stata torturata e colpita mortalmente alla testa.
L’Iran inoltre è stato anche oggetto di un richiamo svolto a livello
internazionale; infatti lo scorso 3 Settembre Amnesty International e vari
esperti a livello internazionale nel settore medico hanno inviato una
lettera aperta ai governi che ancora praticano la Pena di morte su persone
che al momento del compimento del reato erano ancora minorenni. Alle
autorità iraniane Amnesty International avrebbe chiesto di porre fine a
questa pratica crudele.
Infatti “Sebbene gli adolescenti siano in grado di cogliere la differenza
tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, la loro capacità minore di
usare la logica, di controllare i propri impulsi, di pensare alle future
conseguenze delle proprie azioni e di resistere all’influenza negativa di
altre persone li rende particolarmente vulnerabili”. Per queste ragioni è
stato chiesto alle autorità iraniane di adeguare la propria legislazione
alla prassi del diritto internazionale, che vieta l’imposizione della Pena
di morte alle persone minorenni al momento del reato.
Per altre
informazioni e per conoscere il gruppo 140 di Amnesty International,
operante dal 1990 nei Castelli Romani, usare l’indirizzo e:mail gr140@amnesty.it;
per ulteriori informazioni sulle campagne di Amnesty International
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