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Sommario anno XIII numero 11 - novembre 2004

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I diritti umani in Iran
(Alessio Colacchi) - Il gruppo 140 della sezione italiana di Amnesty International si unisce alle forti critiche che l’associazione in difesa dei diritti umani lancia contro il governo iraniano. Malgrado le promesse deliberate da qualche anno a questa parte dal governo di Teheran, la situazione dei diritti umani nel paese asiatico è tutt’altro che migliorata, ed il rispetto dei diritti umani è un dato estremamente lontano dalla realtà. Infatti lo scorso 15 Agosto Ateqeh Rajabi è morta a causa di una condanna di impiccagione, con l’accusa di aver compiuto atti incompatibili con la castità. Da successive indagini è poi risultato che la ragazza fosse anche una disabile mentale.
Inoltre era stato annunciato, con grande stupore da parte della comunità internazionale, che l’autorità giudiziaria iraniana avrebbe proposto una moratoria sulle lapidazioni; poi a Novembre dello scorso anno è stato scoperto che la stessa autorità aveva semplicemente proposto un emendamento su come eseguire le condanne alla lapidazione ed alla crocifissione.
Un’ulteriore caso che ha creato enorme stupore nell’opinione pubblica mondiale è stata la morte della giornalista iraniana-canadese Zhara Kazemi, morta nel Luglio 2003. A seguito del fatto fu svolto un processo, all’interno del quale le autorità giudiziarie iraniane assolsero con un giudizio sommario il funzionario dei servizi di sicurezza iraniani Mohammad Reza Aghdam, che era stato accusato di aver partecipato ad “un omicidio semi intenzionale”. Invece il governo ed il parlamento avevano premuto affinché fossero svolte alcune indagini, dalle quali poi risultò che la ragazza era stata torturata e colpita mortalmente alla testa.
L’Iran inoltre è stato anche oggetto di un richiamo svolto a livello internazionale; infatti lo scorso 3 Settembre Amnesty International e vari esperti a livello internazionale nel settore medico hanno inviato una lettera aperta ai governi che ancora praticano la Pena di morte su persone che al momento del compimento del reato erano ancora minorenni. Alle autorità iraniane Amnesty International avrebbe chiesto di porre fine a questa pratica crudele.
Infatti “Sebbene gli adolescenti siano in grado di cogliere la differenza tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, la loro capacità minore di usare la logica, di controllare i propri impulsi, di pensare alle future conseguenze delle proprie azioni e di resistere all’influenza negativa di altre persone li rende particolarmente vulnerabili”. Per queste ragioni è stato chiesto alle autorità iraniane di adeguare la propria legislazione alla prassi del diritto internazionale, che vieta l’imposizione della Pena di morte alle persone minorenni al momento del reato.
Per altre informazioni e per conoscere il gruppo 140 di Amnesty  International, operante dal 1990 nei Castelli Romani, usare l’indirizzo e:mail gr140@amnesty.it; per ulteriori informazioni sulle campagne di Amnesty International visitare il sito www.amnesty.it.            

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Sommario anno XIII numero 11 - novembre 2004