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Laghi di Albano
e di Nemi: un resoconto sulla alterazione della qualità delle acque
(Franco Medici) - Scrivo questa breve relazione avendo
considerato: 1) la frequenza con cui negli ultimi due anni sono state
organizzate conferenze sul problema dell’acqua nel territorio Albano, 2)
le azioni legali che Italia Nostra ha intrapreso nei confronti della
Regione Lazio per interdire i prelievi diretti d’acqua dal lago Albano,
3) le analisi delle acque dei due laghi, che ho personalmente eseguito,
per tutto il 2003, nei laboratori del Dipartimento di Ingegneria Chimica
dell’Università di Roma “La Sapienza”.
Tutti i laghi raccolgono acque di natura diversa: acque di afflusso
meteorico, acque degli immissari, acque di sorgente ed infine acque di
rifiuto provenienti da insediamenti urbani, industriali ed agricoli, si
comprende, quindi, come la possibilità di inquinamento e la capacità di
autodepurazione siano strettamente collegate al ricambio idrico: è
evidente, quindi, che i laghi privi di emissario sono più vulnerabili dal
punto di vista dell’inquinamento causato dalla pressione antropica o da
limitrofe attività agricolo-industriale.
Un caso emblematico di tale situazione è rappresentata nell’Italia
Centrale dai laghi Albano e di Nemi, all’interno del sistema idrografico
del Vulcano Laziale detto anche idrostruttura Albana. Tale struttura può
essere considerata come un sistema idraulicamente isolato, ricaricato
pressoché in maniera esclusiva dalle precipitazioni che si verificano
sulla sua area, poiché l’interscambio idraulico con gli acquiferi è
trascurabile.
Questo lavoro vuole dare un contributo all’impostazione del bilancio
idrico e riportare in maniera ragionata le analisi effettuate sui due
laghi in diverse campagne di rilevamento, l’ultima delle quali
effettuata nel 2003.
I primi studi riguardo il bilancio idrico dell’idrostruttura Albana
risalgono al 1892 (Zoppi G.) e al 1899 (Perrone E.), valutazioni più
recenti sono state effettuate: nel 1986 ( Boni C. e al.), nel 1990 (Ventriglia
U.), nel 1998 (Capelli G. e al.) e infine nel 1999 (Studio Lotti). Il
lavoro dello Studio Lotti stima il fabbisogno idrico complessivo secondo i
tre settori tradizionali di utenza (industriale, agricolo e civile) in una
quantità pari a 57 Mm3/anno, la valutazione è stata calibrata sulla
popolazione residente, censita dall’ ISTAT nel 1991 nei comuni dei
Castelli Romani, viene, inoltre, impostato un bilancio ambientale su
un’area pari a 273 Km2, concludendo che 16 Mm3/anno costituiscono il
valore di perdita media annua della risorsa immagazzinata nell’
acquifero.
Più allarmanti sono le valutazioni di Tanga E. e al. (1998), i quali
riportano in un breve lavoro i risultati della stima del prelievo idrico
comunale, che è aumentato nel periodo compreso tra il 1984 e il 1995 in
una quantità pari al 48% (23 Mm3/anno nel 1984, contro i 34 Mm3/anno nel
1995). Nello stesso lavoro si è valutato, su un bacino di 100 Km2 ,
coincidente all’incirca con l’area intercalderica della idrostruttura
Albana, che la ricarica dell’acqua di falda dovuta alle precipitazioni
è pari a 30 Mm3/anno.
È quindi possibile valutare in (57 – [30 (ricarica) + 7 (apporto d’
acqua dall’esterno, acquedotto del Simbrivio)]) = 20 Mm3/anno lo
squilibrio tra consumo e ricarica dell’acquifero, secondo i dati
aggiornati al 1991. Queste semplici considerazioni mettono in evidenza il
sovrasfruttamento della falda, conseguenza di ciò l’abbassamento
idrometrico dei livelli dei laghi, che costituisce l’espressione più
evidente del depauperamento della falda idrica albana. Personalmente
stimo, ad oggi (2004), il fabbisogno idrico complessivo nei comuni dei
Castelli Romani pari a 65 Mm3/anno, quindi lo squilibrio tra consumo e
ricarica in 28 Mm3/anno.
Livelli idrometrici
Il lago Albano, come quello di Nemi sono di origine vulcanica e possono
essere considerati come laghi regionali vulcanici le cui caratteristiche
morfologiche sono riportate in tabella 1.
È
bene premettere che il lago di Nemi è stato più studiato del lago
Albano, per cui risultano disponibili un maggior numero di informazioni
specialmente per ciò che riguarda la valutazione dello stato trofico
delle acque. Per quanto riguarda la misura dei livelli idrometrici non
sono disponibili rilevazioni sistematiche, ma solo indicazioni desunte
dalla letteratura o stime di associazioni ambientaliste.
Circa il lago di Albano i dati pubblicati dalla Provincia di Roma
individuano nel periodo 1960 - 1980 un sostanziale mantenimento dei
livelli di riferimento, nel periodo 1980 - 1996 una perdita di 160 cm,
mentre i dati forniti dal WWF stimano una perdita di 80 cm nel periodo
1996 - 2000. Recentemente è stata presentata una stima della perdita di
volume del lago (DV = - 16 225 400 m3 nel periodo compreso tra il 1984 e
il 2003) e una perdita dei superficie nello stesso periodo (DS = - 337 236
m2) cui corrisponde un abbassamento del livello del lago pari a DH = 2.67
metri.
Più complessa la situazione per il lago di Nemi. Botrè C. e al. (1975)
scrivono che il livello del lago, “anche se non ha più raggiunto la
quota 323.80 metri s. l. m. che presentava nel 1923 all’ incile dell’
emissario, si trova oggi (1975) a 318 metri s.l.m.”: tale perdita di
livello va attribuita ad un non completo recupero dei livelli di
riferimento a seguito dell’operazione di svuotamento effettata nel
periodo compreso tra ottobre 1928 e ottobre 1932 per recuperare le due
antiche navi romane (si ricorda che in tale periodo il lago venne
abbassato di 22 metri). I dati pubblicati dalla Provincia di Roma (1998)
individuano nel periodo 1960 - 1993 un mantenimento dei livelli di
riferimento, mentre nel periodo 1993 - 1996 una perdita di 170 cm, dati
forniti dal WWF (2002) individuano una perdita di 30 cm/anno nel periodo
1996 - 2000.
Gli studi delle precipitazioni comparati con l’abbassamento dei livelli
idrometrici hanno messo in evidenza che fino al 1987 esisteva una
corrispondenza tra i due fenomeni, da quella data in poi i laghi hanno
mostrato un generale decremento del loro livello idrometrico non più in
relazione con la diminuzione delle precipitazioni. L’ abbassamento è da
attribuirsi a fattori connessi ad un incremento del numero di abitanti,
cui corrisponde un aumentato prelievo delle acque di falda: è noto,
infatti, che il prelievo idrico di tutti i comuni dei Castelli Romani è
aumentato mediamente del 48% tra il 1984 e il 1995 (Tanga E. e al. 1998).
Stato trofico
Per confrontare lo stato di qualità delle acque dei laghi si sono presi
in considerazione i lavori di Botrè C. e al. (1975), Ielmini M. e al.
(1978), Pagnotta e al. (1986), Carunchio V. e Rolle E. (1987), Pettine M.
e Tartari G. (2001), Medici F. e Rinaldi G. (2004). Il sottoscritto ha
effettuato una campagna di prelievi nel 2003, raccogliendo campioni di
acqua superficiale nel lago Albano (si sono prelevati otto campioni in
quattro diversi punti del lago in quattro diversi periodi dell’anno:
febbraio, maggio, agosto e novembre) e nel lago di Nemi (si sono prelevati
quattro campioni in due diversi punti del lago in quattro diversi periodi
dell’anno: febbraio, maggio, agosto e novembre).
Sui campioni sono state effettuate misure di pH, alcalinità, azoto totale
(TKN, metodo Kjeldahl) e fosforo totale (TP, spettroscopia di assorbimento
atomico).
Lago Albano
Botrè
e al. (1975) concludono il loro lavoro affermando che le condizioni delle
acque dei laghi presi in considerazione (Albano, Bracciano e Nemi) possono
essere definite ancora discrete, le maggiori preoccupazioni riguardano il
lago di Nemi, il più esposto ad eventuali fenomeni di inquinamento.
Pettine M. e Tartari G. (2001) rilevano valori di concentrazione di azoto
totale su campioni di superficie in linea con quelli trovati da Pagnotta
R. e al. (1986) e di fosforo più ridotti. Sorprendenti le concentrazioni
di azoto totale (2.42 mg/l) e di fosforo totale (348 microgrammi/l)
misurate sul fondo del lago (- 152 m) rilevate nel campionamento di
febbraio 2000. Questi risultati, se letti in parallelo con le analisi
microbiologiche effettuate da Mancini L. e al. (2001), che hanno rilevato
la presenza di spore di clostridi (2 106 UCF/100 ml sul fondo del lago),
individuano le condizioni di un grave inquinamento organico pregresso.
I risultati delle misure da me effettuate (4 prelievi in quattro diversi
mesi del 2003) hanno individuato valori di pH compresi tra ( 7.3 e 8.5) ,
di conducibilità compresi tra (360 e 435 mS) e di alcalinità totale
compresi tra (4.6 e 5.1 meq/l), i valori minimi, per tutti i parametri
considerati, sono stati rilevati a febbraio 2003, i valori massimi tutti
ad agosto 2003.
Per effettuare un confronto immediato dello stato della qualità delle
acque del lago Albano, in tabella 2 sono riportati i valori misurati da
diversi autori a distanza di anni per ciò che riguarda l’azoto e il
fosforo totale. I dati riportati si riferiscono ad analisi effettuate su
campioni prelevati in superficie.
Lago di Nemi
Per questo lago risultano essere disponibili un numero maggiore di analisi
chimico - fisiche. Botrè C. e al. (1975) hanno rilevato, nell’estate
del 1974, concentrazioni di ammoniaca mediamente pari a 1.5 (mg/l) e
nell’autunno 1973 presenza di tensioattivi (M.B.S.A. = 0.75 mg/l), gli
autori concludono affermando che il lago è esposto a fenomeni di
inquinamento acuto.
Ielmini M. e al. (1978) hanno effettuato analisi a diverse profondità
rilevando condizioni di eutrofizzazione più gravi che nel 1975.
Carunchio V. e Rolle E. (1987) hanno effettuato tra il 1982 - 1983 una
intensa campagna di monitoraggio, il lavoro, che è il più ampio e
completo del settore, può essere preso come riferimento per confrontare
lo stato di qualità delle acque. Gli autori concludono il lavoro
scrivendo che “appare evidente come l’insieme dei dati chimico -
fisici mettono in risalto l’estremo stato di degradazione delle acque
del lago di Nemi, interessato da un carico inquinante nettamente eccedente
le sue capacità di autodepurazione”.
Pettine M. e al. (2001) definiscono la situazione trofica del lago di Nemi
leggermente più compromessa di quella del lago Albano, i profili
verticali di concentrazione, delle varie specie dell’azoto riportate nel
lavoro suggeriscono che esiste un inquinamento organico di derivazione
agricola, probabilmente dovuto all’utilizzazione di fertilizzanti.
I risultati delle misure da me effettuate (2 prelievi in quattro diversi
mesi del 2003) hanno individuato valori di pH compresi tra (7.1 e 8.2), di
conducibilità compresi tra (245 e 310 mS) e di alcalinità totale
compresi tra (2.9 e 4.1 meq/l), i valori massimi di pH e conducibilità
sono stati misurati a maggio 2003, quelli di alcalinità a febbraio 2003. ---- (continua nella pagina a lato)
Disponendo di più dati relativi a diverse campagne di misura è possibile
riportare in un grafico le concentrazioni di azoto totale misurate da
Carunchio V. e Rolle E. (rilevazioni 1983 - 1984), da Pettine M. e Tartari
G. ( rilevazioni 2000) e da Medici F. e Rinaldi G. (rilevazioni 2003) e
seguendo gli andamenti stagionali medi relativi a campioni prelevati in
superficie.
Discussione dei risultati
Le
misure effettuate hanno dimostrato un sensibile peggioramento delle
condizioni trofiche del lago Albano, infatti il valor medio di azoto
totale misurato è pari a 0.87 mg/l, tale risultato indica condizioni
notevolmente peggiori di quelle rilevate negli anni precedenti.
I massimi valori di inquinamento sono stati rilevati ad agosto, in
particolare nel punto di prelievo 2 (zona ristoranti lungo lago) dove più
alta è la pressione antropica. Le curve misurate per l’ azoto totale
dimostrano un andamento congruente con le stagioni e presentano valori
minimi a maggio e novembre, intermedi a febbraio, ciò in relazione alle
fioriture algali tipiche di questo periodo dell’ anno (Bruno M. e al.,
1997).
Lo stato trofico del lago di Nemi risulta migliorato rispetto alla
campagna di rilevazioni del 1983 ed in linea con i risultati relative alle
misure del CNR del 2000. Si è rilevato nel punto di prelievo 1
(ristorante La Fiocina) un picco di concentrazione nel mese di febbraio,
ciò è da attribuire ad uno scarico puntuale del Comune di Genzano
rilevato in questo periodo. Il massimo dell’inquinamento è stato
rilevato nel mese di maggio in relazione con il periodo di coltivazione e
raccolta delle fragole. Analisi effettuate in profondità (Pettine M e
Tartari G. 2001) hanno messo in evidenza per il lago di Nemi un
inquinamento da azoto di tipo organico, tipico dei fertilizzanti
utilizzati in agricoltura, mentre per il lago Albano si stima che la
componente fondamentale sia l’azoto ammoniacale, tipico degli scarichi
urbani.
Personalmente ho rilevato per il lago Albano un inquinamento massimo nel
mese di agosto che può essere correlato con la pressione antropica,
mentre per il lago di Nemi un inquinamento massimo nel mese di maggio, che
può essere attribuito ad una intensa attività agricola propria di questo
mese. La tipologia dell’inquinamento è diversa, ammoniacale per il lago
Albano, organica per il lago di Nemi.
I laghi Albano e di Nemi soffrono di uno stato di eutrofia e di una
preoccupante riduzione del volume idrico. Le condizioni trofiche del lago
Albano sono sensibilmente peggiorate negli anni, l’inquinamento di
questo lago è da attribuirsi a scarichi civili connessi ad una elevata
pressione antropica, alla mancanza di un anello fognario circumlacuale e
agli scarichi diretti sul lago. L’inquinamento del lago di Nemi, anche
se le sue condizioni sono migliorate rispetto al 1983, è dovuto a
limitrofe attività agricole. L’abbassamento generalizzato dei laghi è
conseguenza del sovrasfruttamento della falda idrica albana.
Facendo riferimento alle indagini ed ai confronti effettuati è possibile
trarre le seguenti conclusioni:
·
le condizioni di due laghi risultano essere assai preoccupanti.
·
Lo stato di qualità delle acque è ben lontano dagli standard
previsti dalla Legge 152/99.
·
Una eccessiva urbanizzazione delle zone contigue ha indotto
prelievi esasperati dell’ acqua di falda e, quindi, un abbassamento dei
livelli idrometrici dei due laghi.
·
L’abbassamento del livello dei laghi non è correlabile con la
diminuzione di piovosità.
·
Ad oggi nel lago Albano si preleva e si scarica come nel medioevo,
ignorando le innovazioni scientifiche e tecnologiche e le norme
giuridiche.
Si auspica, quindi:
·
la limitazione dei prelievi delle acque dalla falda dell’intero
bacino e la cessazione dei prelievi diretti di acqua dal lago Albano, per
non ridurre i due laghi, pur protetti dalla normativa della comunità
europea, a due stagni.
·
Un controllo più severo degli scarichi di tipo domestico e civile
nel lago Albano e delle attività agricole nel lago di Nemi.
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