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Sommario anno XIII numero 11 - novembre 2004

 POESIA

Augusto dos Anjos
Augusto dos Anjos  di Enrico Pietrangeli
Se l’astrologia rappresentasse per lui un concreto interesse, non saprei dirlo, ma la celebre “Psicologia di un vinto” non trascura, da parte sua, una possibile sorte avversa già scritta nel proprio firmamento (“Soffro…/l’ostile influsso dei segni zodiacali”). Augusto dos Anjos è un poeta brasiliano nato il 20 aprile del 1884 a Pau d’Arco e morto il 12 novembre del 1914 a Leopoldina, quindi venuto al mondo sotto il segno dell’ariete, come Baudelaire ma anche lo stesso giorno di Hitler, e defunto, a soli trent’anni, sotto quello dello scorpione. Gli oroscopi, per quanto mi concerne, non m’interessano molto, perlomeno quanti se ne producono periodicamente su riviste, ma la mia disposizione celeste (nella fattispecie anch’io ariete della terza decade e con ascendete in scorpione) mi ha, in qualche modo, relazionato, ravvisando questo primo elemento nella sua più famosa poesia. È attraverso i versi “Io, figlio del carbonio e dell’ammonio” che ho intrapreso, affascinato, dapprima una lettura del poeta per poi avventurarmi nella sua traduzione. “Io” dal portoghese “Eu”, titolo altresì dell’unico libro pubblicato in vita nel 1912 e che s’identifica, prima di ogni altra cosa, nell’informe massa da cui generò vita. L’io delle origini, o presunte tali, in accordo ad un materialismo tanto in voga all’epoca e che, in dos Anjos, apporterà anche, sotto un profilo stilistico, una vasta contaminazione dalla terminologia scientifica. Nelle sue composizioni ricorrono elementi repellenti come vermi, putrefazione ed ossa che, personalmente, mi riconducono a Corbiere; ma si fa spesso ricorso anche a cellule, embrioni ed altri composti organici, a sancire una predilezione per la conoscenza razionale. Ne emerge una grande intelligenza caratterizzata dall’originalità dell’autore, che percorre speculazioni filosofiche del materialismo cosiddetto naturista. Augusto, presumibilmente, prese contatto e familiarizzò con queste idee attraverso il movimento denominato “scuola di Recife”, luogo dove frequentò la facoltà di diritto. Attraverso la sua biografia, affiora la perdita di un caro fratello ma anche una personalità disturbata, che taluni definiranno nevrotica, altri isterica. Eventi traumatici legati, comunque, ad un’individualità ricca e particolare, dove, nonostante l’evidente propensione per le teorie razionaliste, emerge, consistente, una ricerca ontologica dentro i suoi versi. Del resto, certe idee positiviste, affiorarono anche per contrastare e svecchiare la portata di un opprimente pensiero teologico, piuttosto che per negare una spiritualità nell’uomo. La manifestazione transitoria della materia e dei suoi processi evolutivi diviene in dos Anjos punto di partenza, esplorazione che va al di là e, nella sostanza, ritrova unità tra spirito e materia. Dall’elemento puro, attraverso la chimica inorganica e l’alchimia del sentire poetico, si avventura nella ricerca del mistero primordiale della vita, scaturito nel principio della sua stessa forza. Elemento, quindi, relazionabile anche a quel “verbo” che, nella tradizione cristiana, si è poi fatto “carne”…Materia soggetta a distruzione nella reintegrazione e che, facilmente, ci riporta a più recenti teorie relativiste ma anche a talune tra le più antiche concezioni spirituali legate all’induismo. Dietro un apparente pessimismo senza via di scampo, soffocante nonché persino patologico ed oltre immediate correlazioni che potrebbero, facilmente, ricondurre a grandi maestri del genere, come il nostro Leopardi, in lui coesiste, incessante, un radicato senso del metafisico. Per quanto tardiva, è altresì evidente l’influenza di un certo simbolismo francese nei suoi componimenti che, a livello nazionale, con dos Anjos conoscerà rinnovato spessore nel genere rispetto la più tradizionale vena dolente e malinconica di predecessori come Cruz e Sousa e di Alphonsus de Guimaraens. Nonostante il solo “Eu”, unitamente alle diverse collaborazioni da lui svolte con giornali e riviste dell’epoca, ha, nel suo paese d’origine, suscitato notevole interesse e, dopo la sua morte, si sono susseguiti diversi scritti critici e ristampe corredate d’inediti (“Eu e outras poesias” del 1919 è stata la prima edizione postuma alla sua morte).
Quella di dos Anjos è, certamente, una poesia che trascende, diretta, in una forma che cattura, talvolta persino risucchia, per trascinarci in un inferno del vivere oltre il quale si vanifica tutto, persino quell’ultimo possibile cinico distacco vaneggiato in un presunto istinto di sopravvivenza, ma da cui sorge sempre, rinvigorita, rinnovata poesia.


Un’intervista del 1912  (traduzione in italiano di Enrico Pietrangeli)
[Un’intervista che Augusto dos Anjos rilasciò al medico Licínio Santos, nel 1912, poco tempo dopo la pubblicazione di “Eu”. Il medico cercava di raccogliere contributi per un suo saggio “Loucura dos Intelectuais” (Follia degli intellettuali), che verrà poi pubblicato nel 1914]
Nome?
Augusto dos Anjos.
Età?
28 anni.
Professione?
Professore e Avvocato.
Figlio di…?
Figlio legittimo di Bacharel Alexandre R. dos Anjos e donna Córdula C.R. dos Anjos.
Stato Civile?
Sposato.
Precedenti ereditari?
Mio padre, vittima del sovraffaticamento, morì di paralisi generale e mia madre é eccessivamente nervosa.
Precedenti personali, cosa mi puo’ anticipare sulla sua infanzia?
Dalla più tenera età mi sono dedicato esclusivamente agli studi, relegando, per intero, tutto quel che concerne lo sviluppo, in un’atmosfera di rigorosissima moralità, quella che si chiama vita fisica.
Dove e come fu educato?
Nel Paraíba do Norte, Engenho Pau d’Arco.
Quali sono gli autori che t’impressionarono di più?
Shakespeare e Edgar Poe.
Qual’è il suo autore favorito?
Tutti i buoni autori mi piacciono.
Come svolge il suo lavoro intellettuale?
Durante il giorno, quasi sempre tra l’affaccendarsi dell’ambiente circostante o, la notte, andando a letto. Conservo a  memoria tutto quel che produco. Sono rare le volte che mi siedo ad un tavolo per produrre.
Quali sono le ore che dedica al suo lavoro intellettuale?
Non ho ore metodicamente preferite per svolgere il mio lavoro mentale.
Cosa sente di anomalo quando sta producendo?
Una serie indescrivibile di fenomeni nervosi, accompagnati, spesso, da una voglia di piangere.
A che età cominciò a produrre?
Se non mi è venuta a mancare la memoria, mi sembra di aver iniziato molto prima dei nove anni.
Quali lavori ha dato alla luce fin ora?
Un libro di versi, Eu.
Quali sono i colori che predilige?
Il rosso e l’azzurro.
Quante ore riposa?
Il mio riposo varia dalle 7 alle 8 ore.
Soffre di insonnia, cefalea e amnesia?
Fin’ora non soffro assolutamente di amnesia. Ho insonnia, qualche volta, ma il mal di testa mi assilla costantemente.
Fa di norma dei sogni fantastici?
In quanto a sogni fantastici, è assai raro che ne abbia.
Fa i suoi pasti irregolarmente?
Si.
Ha molto appetito?
Normale.
Fa uso sregolato di fumo?
No.
Fa uso di alcol?
No.
Fa uso eccessivo di caffè, tè, o altro eccitante intellettuale?
Sono contro gli eccessi, il che non m’impedisce, pertanto, di abusare di un po’ di caffè.
[Fonte: Augusto dos Anjos - Obra Completa. Rio de Janeiro: Nova Aguilar, 1996]


A esperança

A Esperança não murcha, ela não cansa,
Também como ela não sucumbe a Crença.
Vão-se sonhos nas asas da Descrença,
Voltam sonhos nas asas da Esperança.

Muita gente infeliz assim não pensa;
No entanto o mundo é uma ilusão completa,
E não é a Esperança por sentença
Este laço que ao mundo nos manieta?

Mocidade, portanto, ergue o teu grito,
Sirva-te a crença de fanal bendito,
Salve-te a glória no futuro - avança!

E eu, que vivo atrelado ao desalento,
Também espero o fim do meu tormento,
Na voz da morte a me bradar: descansa!


La speranza

La speranza non appassisce, non stanca,
come lei altresì la fede mai soccombe.
Scettici sogni alati vanno via,
tornano nel volo della speranza.

Molte persone infelici non lo pensano;
intanto il mondo è una piena illusione,
e non è la speranza, per sentenza,
il vincolo che al mondo ci lega?

Giovinezza, dunque, innalza il tuo grido,
serviti pure la fede del lume benedetto,
preservati la gloria nel futuro – avanza!

E io, che vivo trainato nello sconforto,
auspico anche la fine del mio tormento,
la voce della morte sbraitare: riposa!

 POESIA

Sommario anno XIII numero 11 - novembre 2004