La mala educaciòn di
Pedro Almodovàr
(Federico Scrimaglio) - Certi film fanno pensare che un
regista sia arrivato alla maturità necessaria per raccontare qualcosa che
sente appartenergli profondamente; che magari l’ha accompagnato per
tutto il corso della sua esperienza artistica insinuandosi nelle sue
opere, lasciando una traccia da riscoprire nel tempo. Queste premesse
c’erano per “La mala educaciòn”, con il famoso periodo di studi in
un istituto salesiano del regista, ricordato spesso nelle interviste come
poco edificante. Come se qualcosa di profondo l’avesse segnato. Questo
film dopo la felice linea
narrativa, intensa, drammatica di “Tutto su mia madre” e “Parla con
lei” - forse il maggior risultato raggiunto dal regista spagnolo -
poteva sembrare un’opera capitale. Cosa farà
Almodovàr?
Il tema affondava, a mio parere, più di altri nel suo intimo e forse per
questo non è riuscito a esprimerlo con la sincerità che ne avrebbe fatto
un’opera importante. Comincia con la storia di un attore spiantato che
vuole piazzare un racconto ispirato a certi fatti dolorosi della sua
adolescenza. Va a trovare un amico del collegio, regista di un certo nome,
cercando di convincerlo a girare il film. Vediamo spezzoni dell’infanzia
dei due vecchi amici e in particolare le ossessive attenzioni del
superiore del collegio nei confronti del protagonista. Attenzioni che
giungono all’abuso sessuale e qui c’è la scena capitale del film: la
violenza mostrata per allusione. In un giorno di sole, in riva a un fiume,
dopo un ralenti sui ragazzi che giocano nell’acqua il regista si
ferma sul prete e il protagonista.
La voce del ragazzo è bellissima. Il prete ha le lacrime agli occhi. Il
ragazzo cade a terra. Il prete si sbottona la tunica. Primissimo piano del
ragazzo che con un effetto digitale si spacca in due: dalla fronte cade
una goccia di sangue. Scena durissima. Si avvertono le profonde intenzioni
del regista nel raccontare la vita divisa in due, da quel momento in poi,
del ragazzo. Ma questa scena è finzione. Appartiene al film che l’amico
del protagonista sta girando. Sulla prima storia, quella della prima
mezz’ora, s’intreccia ora un fosco melodramma, che ricorda il vecchio
stile del regista, dove tutti si tradiscono, s’ingannano e la passione
amorosa, fisica, diventa predominante. È come se il regsita non ce l’ha
fatta a proseguire nelle sue intenzioni e ha avuto bisogno di puntelli che
hanno reso molto superficiale e sdrammatizzato enormemente la vicenda
dell’abuso. Quel prete che commette la violenza sul ragazzo è un
attore, il vero prete compare verso la fine. Non sappiamo come prendere
questo personaggio che risulta addirittura simpatico. È come se gli
fosse stata appiccicata addosso la storia che avevamo visto fin
troppo bene interpretata dal finto prete del film. Forse ad Almodovàr
mancava un ruolo femminile di riferimento che in altri
film gli ha permesso
quell’equilibrio e quella sincerità
che qui , a un certo punto, scompaiono. Viene in mente la sua
seconda opera, “L’indiscreto fascino del peccato”, dove aveva
cominciato a porsi la questione del peccato in modo originale, raccontando
la vita di un convento cittadino sui generis, animato da suore
scellerate ma nella loro scelleratezza profondamente pietose. Nella
“Mala educaciòn” manca la pietà. C’è molto cinismo e nessuna
speranza. L’unico a salvarsi, tra virgolette, è il regista che nella didascalia di chiusura, viene assicurato, continua a
girare film con la stessa grande passione di sempre. Ben magra
consolazione davvero, per un personaggio che per tutta l’opera risulta
spettatore passivo e addirittura quasi sfruttatore delle sventure altrui.
In questo film manca anche la bellezza, un certo gusto nel presentare la
scena, che può riscattare dalla fragilità della trama. Basta pensare
alla presentazione di Barcellona in “Tutto su mia madre”, con la
ripresa dal tunnel che sbocca nella panoramica aerea sottolineata dalla
suggestiva colonna sonora fino al riflesso della Sagrada familia sul
finestrino del taxi; o all’intervento di Caetano Veloso in “Parla con lei”. Quell’umanità,
quella comprensione che avevano fatto grandi i due precedenti film
nell’ultimo sono assenti. Speriamo che sia solo un incidente di percoso
nel cammino brillante finora seguito da Almodovàr. |