Dio e il denaro
(Claudio Comandini) - C’è un fatto, nominato già riguardo ad
un’altra questione (“Il petrolio e le patate” Controluce 7/XIII)
che cambia presupposti economici e contesti sociali in maniera
irreversibile: la decisione con cui nel 1971 Nixon priva il dollaro di un
corrispettivo aureo. Ecco quello che sostanzialmente viene a
determinarsi: il valore del denaro e del costo della vita rimangono
sospesi ai giochi della finanza, con i petrodollari il
petrolio viene acquistato a forzo costoso vincolando l’intera economia
mondiale, e si verifica un incontrollabile incremento della produzione e
della diffusione delle merci, il cui statuto coinvolge
inoltre sempre più le realtà di carattere culturale legate ad una
diffusione di mercato, definite come informazione, comunicazione,
intrattenimento.
Questa condizione di virtualità e onnipresenza si propaga e
giunge alle sue conseguenze in quelle forme di globalizzazione dove
l’astratta razionalità del denaro digitale che circola sui
terminali delle banche mondiali, ormai prevalente nella maggior parte
delle transazioni commerciali (in cui i soldi non si scambiano, ma si
scrivono), si associa all’indiscriminata devastazione di popoli e
territori in cui prosegue la guerra di conquista e la pratica di
sfruttamento che caratterizza l’economia capitalista (nata e sviluppatasi
nell’occidente cristiano). Se la diplomazia delle antiche guerre lasciava
aperto il confronto culturale con l’avversario (anche perché nessuna
vittoria, e nessun nemico, potevano essere definitivi), nell’epoca del
terrorismo e della comunicazione le forme del conflitto,
rispetto a quelle del colonialismo e del neocolonialismo, possono
prescindere dalla diretta dominazione territoriale e dall’imposizione di
infrastrutture, mentre gli strumenti di propaganda e solennizzazione
comunicativa rappresentano non sole come “religiose” guerre di natura
economica, ma anche economiche (di per sé vantaggiose) le guerre
religiose (sostanzialmente legittimate dalla loro chiusura
ideologica). Ora, nella crescente finanziarizzazione degli strumenti
economici della società, che investe ogni ambito personale e collettivo,
il denaro arriva a rappresentare in maniera difficilmente confutabile
l’ultima incarnazione di una divinità che domina il mondo come sua
causa e suo scopo.
Questo sembrerebbe infatti tipico dell’esperienza occidentale oggi: che
non solo dio e il denaro sono reversibili, ma condividono anche una
medesima struttura ontologica. La logica prevalente diviene quella
dell’interesse, dove gli aspetti di ricatto e usura
si impongono come modelli; definirla diabolica sembra una barzelletta,
perché è di ordine superiore rispetto al mondo delle pulsioni torbide e
del caos tradizionalmente associate al cosiddetto diavolo, e sembra avere
un valore, oltre che normativo, costitutivo e fondante. Questo almeno
riguardo a certi aspetti della cultura e della civiltà, che
nonostante la loro pretesa universalità non sono certo né unici né
esclusivi, e che possono avere torto anche quando apparentemente
vincono. |