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Sommario anno XIII numero 12 - dicembre 2004

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Dio e il denaro
(Claudio Comandini) - C’è un fatto, nominato già riguardo ad un’altra questione (“Il petrolio e le patate” Controluce 7/XIII) che cambia presupposti economici e contesti sociali in maniera irreversibile: la decisione con cui nel 1971 Nixon priva il dollaro di un corrispettivo aureo. Ecco quello che sostanzialmente viene a determinarsi: il valore del denaro e del costo della vita rimangono sospesi ai giochi della finanza, con i petrodollari il petrolio viene acquistato a forzo costoso vincolando l’intera economia mondiale, e si verifica un incontrollabile incremento della produzione e della diffusione delle merci, il cui statuto coinvolge inoltre sempre più le realtà di carattere culturale legate ad una diffusione di mercato, definite come informazione, comunicazione, intrattenimento.
Questa condizione di virtualità e onnipresenza si propaga e giunge alle sue conseguenze in quelle forme di globalizzazione dove l’astratta razionalità del denaro digitale che circola sui terminali delle banche mondiali, ormai prevalente nella maggior parte delle transazioni commerciali (in cui i soldi non si scambiano, ma si scrivono), si associa all’indiscriminata devastazione di popoli e territori in cui prosegue la guerra di conquista e la pratica di sfruttamento che caratterizza l’economia capitalista (nata e sviluppatasi nell’occidente cristiano). Se la diplomazia delle antiche guerre lasciava aperto il confronto culturale con l’avversario (anche perché nessuna vittoria, e nessun nemico, potevano essere definitivi), nell’epoca del terrorismo e della comunicazione le forme del conflitto, rispetto a quelle del colonialismo e del neocolonialismo, possono prescindere dalla diretta dominazione territoriale e dall’imposizione di infrastrutture, mentre gli strumenti di propaganda e solennizzazione comunicativa rappresentano non sole come “religiose” guerre di natura economica, ma anche economiche (di per sé vantaggiose) le guerre religiose (sostanzialmente legittimate dalla loro chiusura ideologica). Ora, nella crescente finanziarizzazione degli strumenti economici della società, che investe ogni ambito personale e collettivo, il denaro arriva a rappresentare in maniera difficilmente confutabile l’ultima incarnazione di una divinità che domina il mondo come sua causa e suo scopo.
Questo sembrerebbe infatti tipico dell’esperienza occidentale oggi: che non solo dio e il denaro sono reversibili, ma condividono anche una medesima struttura ontologica. La logica prevalente diviene quella dell’interesse, dove gli aspetti di ricatto e usura si impongono come modelli; definirla diabolica sembra una barzelletta, perché è di ordine superiore rispetto al mondo delle pulsioni torbide e del caos tradizionalmente associate al cosiddetto diavolo, e sembra avere un valore, oltre che normativo, costitutivo e fondante. Questo almeno riguardo a certi aspetti della cultura e della civiltà, che nonostante la loro pretesa universalità non sono certo né unici né esclusivi, e che possono avere torto anche quando apparentemente vincono.

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Sommario anno XIII numero 12 - dicembre 2004