Notizie in... Controluce Notizie in... Controluce
 Versione digitale del mensile di cultura e attualità dei Castelli Romani e Prenestini

sei il visitatore n.

 

home | indice giornali | estratti | info | agenda | cont@tti | cerca nel sito | pubblicità

 

Sommario anno XIII numero 12 - dicembre 2004

 FILOSOFIA DELLA MENTE

L’abduzione: un’inferenza logica
(Silvia Coletti) - Da un periodo scientifico in cui di massima l’abduzione è stata discussa in termini strettamente logico-scientifici, si è passati ad un periodo cognitivo in cui l’abduzione è invocata in ambiti diversi che vanno dall’esplicazione di senso comune all’intelligenza artificiale. Il primo periodo va dai primi agli ultimi decenni del 1900, quando inizia il secondo periodo che tuttora prosegue. Circa dal 1920 in poi, come è noto, nella filosofia della scienza si è sviluppato un ampio dibattito sulla logica della scoperta e la logica della giustificazione con punte di spiccato fervore intorno al 1950-1960. Negli ultimi decenni del secolo, i lavori sull’abduzione hanno iniziato ad abbandonare la disputa circa la scoperta e la giustificazione delle teorie scientifiche, per rivolgersi agli ambiti dell’esplicazione di senso comune, della percezione, dell’organizzazione concettuale, dell’apprendimento del linguaggio, dell’intelligenza artificiale, pur senza abbandonare, nei lavori più sensibili, il profilo logico dell’inferenza abduttiva e la sua problematica. La presente tesi è che le diverse forme di inferenza abduttiva possono ricondursi in generale a due tipi: l’abduzione ordinaria e l’abduzione straordinaria. La prima vale per tutte le esplicazioni di senso comune e tutte le esplicazioni in cui si utilizzano delle regole conosciute (cognitive o di altro genere). In cui si tratta, genericamente, di inferire l’istanza sconosciuta di un tipo conosciuto. La seconda, abduzione straordinaria, vale per i casi che Peirce definisce ‘sorprendenti, per i quali l’abduzione deve suggerire un’ipotesi assolutamente nuova giacché le cognizioni possedute non permettono di spiegare quanto riscontrato. L’inferenza è assai problematica poiché, come è evidente, si tratta di inferire un’istanza sconosciuta di un tipo sconosciuto. L’unica garanzia che simili inferenze conducano al vero è data dalla loro successiva verifica, secondo l’ordine della metodologia peirceiana, che una volta formulata e selezionata un’ipotesi ne prescrive la deduzione delle conseguenze verificabili ed infine l’esame induttivo.
Resta che la sola abduzione non può garantire la verità delle sue conclusioni, che sono da verificare per deduzione ed induzione. Peirce oppone all’induzione empiristica un procedimento a- posteriori, finalizzato alla formulazione di ipotesi esplicative: l’abduzione, particolare tipo di induzione in cui le premesse sono solo probabili, consente inferenze solo probabili. Tale procedimento è adatto ad indagare una realtà che non rispetta il principio di non-contraddizione. Con questo tipo di inferenza ipotetica, l’indagine conoscitiva estrapola dalla realtà una realtà globale, ma non necessaria universalmente e in senso globale. Nell’abduzione le premesse sono ipotetiche e sono scelte dall’osservatore mediante aspetti prevalentemente strumentali e accettate come se contenessero tutte le caratteristiche della realtà osservata. L’abduzione consiste in un’inferenza in base alla quale, dato un fatto Q sorprendente, cioè diverso dalle attese, si formula un’ipotesi P tale che, se fosse vera, Q, sarebbe spiegato come un fatto normale. Appare chiaro che l’abduzione è un metodo che mira all’individuazione, se non addirittura all’invenzione, di nuove teorie. L’abduzione è il primo passo nel procedimento scientifico, così come l’induzione è il passo conclusivo. Abduzione e induzione, secondo Peirce sono ai poli opposti della ragione: l’una il più inefficace, l’altra il più efficace degli argomenti. L’abduzione parte dai fatti, senza, all’inizio, avere di mira una particolare teoria, benché motivata dall’impressione che ci vuole una teoria per spiegare i fatti sorprendenti. L’induzione parte da un’ipotesi promettente, senza all’inizio, avere di mira fatti particolari, benché si avverta la necessità di fatti per sostenere la teoria. L’abduzione cerca una teoria. L’induzione cerca i fatti. Nella fase di scoperta i procedimenti abduttivi s’intersecano con quelli induttivi.

 FILOSOFIA DELLA MENTE

Sommario anno XIII numero 12 - dicembre 2004