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Sommario anno XIII numero 12 - dicembre 2004

 FILOSOFIA DELLA MENTE

La coscienza qualitativa
(Silvia Coletti) - Avere esperienze coscienti, significa poter sapere-come agire, pensare e utilizzare ciò che ci circonda. Le capacità di ogni singolo, grazie alla consapevolezza, da dietro le quinte prendono posto sul palcoscenico della vita, della realtà sociale, non solo a livello di spazio da occupare, ma come abilità che creano sempre qualcosa di nuovo, che costituiscono nuove forme di comportamento e danno modo alla specie umana di evolversi in meglio. Infatti, scrive Searle, “un individuo ha stati coscienti come dolori e pensieri soltanto come parte del vivere una vita cosciente, e ogni singolo stato possiede un’identità soltanto in relazione a tali altri stati”. La stessa cosa è valida anche per gli stati mentali. Essi infatti sono internamente relazionati gli uni con gli altri all’interno di un sistema relazionato al mondo reale.
La coscienza, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, è fondamentale nell’evoluzione e sopravvivenza umana. Proviamo a pensare a come si struttura  uno stato cosciente relativo ad un desiderio: per esempio, l’intenzione di voler prendere un bicchiere d’acqua. Il voler bere dell’acqua causa intenzionalmente il desiderio di bere. La proprietà di un essere cosciente è quella di agire sulla base di stati di coscienza, come il desiderio di bere.
Il tema della coscienza è molto importante all’interno del problema mente-corpo, in quanto permette di fondare la realtà della mente, che la causa, e di trovare quelle potenzialità non-rappresentabili come proprietà della mente stessa.
Qual è infatti l’essenza della mente, per esempio, secondo Searle? È proprio la coscienza nella sua struttura. La mente, che causa la coscienza attraverso i processi che avvengono nel cervello e in cui entrambe hanno sede, funge da filtro fra lo Sfondo e la realtà, passando attraverso la coscienza, che si mostra tramite la memoria, la percezione e l’azione. L’accesso della coscienza al mondo esterno è determinato dall’Intenzionalità. “Possiamo infatti avere stati intenzionali coscienti e incosci, ma potenzialmente coscienti, ossia che potrebbero diventarlo”. Grazie alle caratteristiche di cui gode la coscienza, le cose nel mondo acquistano valore, in quanto l’essere cosciente è in grado di valutare gli oggetti e le situazioni circostanti, ossia è in grado di affidare loro una funzione e un significato, che rientrano nel suo sapere-come.
Una delle caratteristiche più importanti della coscienza è la soggettività ontologica: tutti gli stati coscienti infatti esistono in quanto esperiti da un agente. Ciò di cui la coscienza fa esperienza, si presenta a noi in forma unificata (altra caratteristica), ossia tutte le esperienze che nel corso di una giornata un individuo ha, vengono disposte come una sola esperienza unificata. Scrive Searle, che “la capacità di legare insieme tutte le stimolazioni che giungono al mio corpo attraverso le mie terminazioni nervose in un’esperienza percettiva unificata è data dal cervello”. Inoltre gli stati coscienti sono strutturati dal cervello in modo tale che noi abbiamo sempre esperienza di oggetti intenzionali, che si presentano come figure su di uno Sfondo, che è il mondo reale. Infatti, la coscienza ci permette di accedere  al mondo esterno e il modo di accedere a ciò che sta fuori è attraverso la memoria, nel caso di un’esperienza che potrebbe essere cosciente, e anche attraverso la percezione e l’azione, e in quest’ultimo caso la coscienza è essenzialmente legata all’Intenzionalità. Si possono introdurre altre due caratteristiche della coscienza: l’attenzione e la familiarità. Quest’ultima è legata alla memoria e alla possibilità che si possono avere degli stati intenzionali inconsci, ma che potrebbero essere coscienti: le cose sono esperite da noi come più o meno familiari.

 FILOSOFIA DELLA MENTE

Sommario anno XIII numero 12 - dicembre 2004