La coscienza
qualitativa
(Silvia Coletti) - Avere esperienze coscienti, significa
poter sapere-come agire, pensare e utilizzare ciò che ci circonda. Le
capacità di ogni singolo, grazie alla consapevolezza, da dietro le quinte
prendono posto sul palcoscenico della vita, della realtà sociale, non solo
a livello di spazio da occupare, ma come abilità che creano sempre
qualcosa di nuovo, che costituiscono nuove forme di comportamento e danno
modo alla specie umana di evolversi in meglio. Infatti, scrive Searle, “un
individuo ha stati coscienti come dolori e pensieri soltanto come parte
del vivere una vita cosciente, e ogni singolo stato possiede un’identità
soltanto in relazione a tali altri stati”. La stessa cosa è valida
anche per gli stati mentali. Essi infatti sono internamente relazionati
gli uni con gli altri all’interno di un sistema relazionato al mondo
reale.
La coscienza, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, è fondamentale
nell’evoluzione e sopravvivenza umana. Proviamo a pensare a come si
struttura uno stato cosciente relativo ad un desiderio: per esempio,
l’intenzione di voler prendere un bicchiere d’acqua. Il voler bere
dell’acqua causa intenzionalmente il desiderio di bere. La proprietà di un
essere cosciente è quella di agire sulla base di stati di coscienza, come
il desiderio di bere.
Il tema della coscienza è molto importante all’interno del problema
mente-corpo, in quanto permette di fondare la realtà della mente, che la
causa, e di trovare quelle potenzialità non-rappresentabili come proprietà
della mente stessa.
Qual è infatti l’essenza della mente, per esempio, secondo Searle? È
proprio la coscienza nella sua struttura. La mente, che causa la coscienza
attraverso i processi che avvengono nel cervello e in cui entrambe hanno
sede, funge da filtro fra lo Sfondo e la realtà, passando attraverso la
coscienza, che si mostra tramite la memoria, la percezione e l’azione.
L’accesso della coscienza al mondo esterno è determinato
dall’Intenzionalità. “Possiamo infatti avere stati intenzionali coscienti
e incosci, ma potenzialmente coscienti, ossia che potrebbero diventarlo”.
Grazie alle caratteristiche di cui gode la coscienza, le cose nel mondo
acquistano valore, in quanto l’essere cosciente è in grado di valutare gli
oggetti e le situazioni circostanti, ossia è in grado di affidare loro una
funzione e un significato, che rientrano nel suo sapere-come.
Una delle caratteristiche più importanti della coscienza è la soggettività
ontologica: tutti gli stati coscienti infatti esistono in quanto esperiti
da un agente. Ciò di cui la coscienza fa esperienza, si presenta a noi in
forma unificata (altra caratteristica), ossia tutte le esperienze che nel
corso di una giornata un individuo ha, vengono disposte come una sola
esperienza unificata. Scrive Searle, che “la capacità di legare insieme
tutte le stimolazioni che giungono al mio corpo attraverso le mie
terminazioni nervose in un’esperienza percettiva unificata è data dal
cervello”. Inoltre gli stati coscienti sono strutturati dal cervello in
modo tale che noi abbiamo sempre esperienza di oggetti intenzionali, che
si presentano come figure su di uno Sfondo, che è il mondo reale. Infatti,
la coscienza ci permette di accedere al mondo esterno e il modo di
accedere a ciò che sta fuori è attraverso la memoria, nel caso di
un’esperienza che potrebbe essere cosciente, e anche attraverso la
percezione e l’azione, e in quest’ultimo caso la coscienza è
essenzialmente legata all’Intenzionalità. Si possono introdurre altre due
caratteristiche della coscienza: l’attenzione e la familiarità. Quest’ultima
è legata alla memoria e alla possibilità che si possono avere degli stati
intenzionali inconsci, ma che potrebbero essere coscienti: le cose sono
esperite da noi come più o meno familiari. |