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Sommario anno XIII numero 12 - dicembre 2004

 DENTRO L'UOMO

Esplorando... e il viaggio continua… - 4
(di Marco e antonio)
antonio - L’anello mancante…..be’, adesso la situazione è un po’ diversa rispetto all’inizio della storia perché c’è in me una nuova consapevolezza. Veramente a voler essere più precisi si potrebbe dire che una nuova idea è stata infilata nell’archivio a molla e quindi da questo momento entrerà a far parte del repertorio a mia disposizione.
h tra conoscenza ed ignoranza mentre percorro d’esser nella vita h
Dunque, l’idea nuova si può riassumere in una massima: a ciascuno il suo; cioè il corpo ha tutta una serie di funzionamenti suoi che io non posso controllare ma, imparando a conoscerli, posso utilizzare.
h giusto costrutto a funzionar fa degl’archi ma resto fuori e a contemplar m’esisto h
Questo concetto vale anche per gli spettacoli che si svolgono sul palcoscenico interno e a cui io assisto;
h che nella mente mia d’evocazione tutta la storia è subito montata h ormai ho capito che non sono altro che emersioni di idee dall’archivio a molla, idee che io stesso ho costruito nel tempo montando insieme scene e spezzoni di spettacoli a cui assistevo. h scene montate ognuno si porta h
Allora non è vero che io non ho alcun ruolo in tutto quello che vivo, è solo che non ci ho mai fatto caso.
h e da qua sotto cos’è che posso h
Bene, finalmente comincio ad intravedere una luce all’orizzonte, la sensazione inizia ad essere quasi piacevole perché adesso la mia ricerca non procede più a tastoni nel buio ma comincia ad avere una direzione più precisa. Adesso so che le risposte si trovano al mio interno nella scoperta di quell’attimo in cui sono presente e che fin qui mi è sempre sfuggito perché non l’ho mai osservato.
h viaggio costante che di scoprir quanto già esiste fo conoscenza h Anzi a questo punto la sensazione che avverto è quella di impazienza per le nuove scoperte che farò non appena rivisiterò la nuova idea, sapendo ormai con certezza che questo mi permetterà di osservare altre scene “subliminali” che apriranno in me nuovi squarci di consapevolezza, h che d’inscoprir del passo successivo semi di vita sono a condurmi h come un bambino che appena sceso dalla giostra non vede l’ora di risalirci per fare un altro giro; nel mio caso li chiamerò giri di cervello!!! h che dello stesso spazio ora rivedo l’esteso h
A pensarci bene è incredibile che da una scena di vita così semplice come quella del vialetto sotto casa sia scaturita tutta questa mia riflessione ma tant’è… e adesso ne sono felice. E allora via con la giostra e ricominciamo da capo!
Allora ricapitoliamo: in presenza di un’innesco esterno dal mio archivio a molla saltano fuori scene virtuali che accendono tutto il mio corpo e, in questo modo, forniscono a me degli spettacoli a cui solo io dall’interno assisto.
h d’ogni fruscio alla pelle d’innesco s’attraversa a interno e ruota di mente parte h
Fin qui io non ho voce in capitolo, è il suo modo di funzionare, anzi la posso considerare una risorsa che esso mi mette a disposizione. Ma per cosa? Bella domanda a cui a dire la verità ancora non so rispondere.
h in mille servizi a utilizzar so’ andato le risorse h
Ormai però so che i cosiddetti spettacoli non sono altro che emersioni di scene che nel corso degli anni si sono archiviati all’interno, quindi questo vuol dire che qualsiasi spettacolo emerge non ha valore in se di buono o cattivo: è come l’acqua che esce da un rubinetto, un fenomeno naturale. Incredibile, non l’avevo mai pensato così!!! E quante volte mi sono spaventato dei miei pensieri addirittura cercando di frenarli perché non mi piacciono. Anzi ho addirittura creato dei pensieri tabù in cui sono decisissimo a non entrarci mai. E che fatica per spegnerli quando si accendono, o meglio non sapendo come fare a spegnerli, quanto tempo mi tocca aspettare prima di trovarmi in un’altra scena!!!
h e a togliermi d’impaccio scena da intorno vado a cercare e chiara e forte h
Però se è vero che a seconda delle sensazioni che ricevo dai miei spettacoli ne definisco l’attrazione o meno verso di essi, e che anzi posso addirittura creare delle corsie preferenziali verso di essi se mi piacciono, o dei lucchetti virtuali per non entrarci se non mi piacciono, vuol dire che il mio intervento nel gioco della mente c’è; e già perché quelle corsie preferenziali o quei lucchetti virtuali non sono altro che altre idee; cioè vuol dire che dati degli spettacoli io potrei integrarli di altre scene che, pescate sempre all’interno dell’archivio, modifichino la rappresentazione. Insomma il copione lo posso scrivere io sulla base dei repertori a disposizione.
h so’ stato autore ma poi non mi ricordo h
È come dotarsi di una specie di laboratorio dove osservare gli spettacoli,
h laboratorio il mio corpo e tutto m’è disposto h sapendo però che di spettacoli si tratta, e dove potendo smontarli e ridurli a fotogramma per fotogramma è possibile costruire nuovi montaggi.
Bellissimo, ora finalmente ho capito a cosa servono tutte quelle risorse che ho individuato finora e che il mio corpo mi mette continuamente a disposizione.
h che il corpo mio silente a me d’avvolto delle risorse disposizione rende h
Io posso diventare lo sceneggiatore ed insieme il regista delle mie rappresentazioni!
In altre parole non è vero che solo quello che proviene dall’ambiente è in grado di scrivere sui moduli che poi finiranno nell’archivio a molla, ma posso farlo anch’io se imparo ad essere consapevole dei mezzi a mia disposizione.
h in mezzo a tutto voglio essere h Per esempio: è vero che gli spettacoli emergono dall’archivio a molla, ma come ci sono entrati? E come si sono fissati al suo interno? È dov’è il pulsante che li fa scattare fuori da esso? h d’un argomento mio di quelli spenti ora l’accendo h
Visto che ormai so che in tutte queste operazioni io non c’entro, è chiaro che deve trattarsi di funzionalità del corpo legate al suo interagire con l’ambiente.
Bisogna che ne sappia un po’ di più su questo signor corpo e sul suo modo di funzionare…
h d’anima me son separato dal corpo se pur con esso d’anni di vita son combinato h
Infatti fino ad ora tutto quello di cui sono cosciente è che c’è un mondo esterno a me fatto di luce, suoni, calore, freddo, odori e chissà quant’altro; poi c’è lui, il corpo, che è sensibile a tutto ciò… Ehi ecco un primo punto da annotare: c’è una pelle corredata dai sensi, è quindi attraverso loro che l’ambiente penetra all’interno.
h sensi trasduce a interno h Quindi, qualsiasi spettacolo sarà presente alla fine nell’archivio a molla, sarà costituito da montaggi di ciò che è passato attraverso i sensi. Significa che io posso immaginare solo quello che è transitato attraverso loro e non quello che certamente esiste ma di cui il corpo non possiede le giuste sonde! h di quel ch’avverto d’attraversar solo i sensori h Per esempio la luce posso “vederla” perché ci sono gli occhi, cioè i sensori giusti per captarla, ma una radiazione no perché non ho i sensori adatti, cioè le giuste porte di ingresso, al massimo posso osservare sul mio corpo le conseguenze distruttive che essa ha sulla materia di cui è costituito. Infatti per immaginare una radiazione l’archivio mi fa emergere spettacoli mutuati da altri sensi non avendo a disposizione nulla che sia direttamente collegato a quel fenomeno dell’ambiente. È come se volessi immaginare un posto in cui non sono mai stato, non avendo nell’archivio nulla di esso posso assistere solo a spezzoni di spettacoli relativi ad altri luoghi in cui sono stato, luoghi che sono penetrati all’interno attraverso la pelle ed i suoi sensori. h tra quanto da fuori e quanto da dentro trovo il miraggio h
Ho appena iniziato a ricostruire un’idea del funzionamento del corpo e già ho fatto una scoperta fondamentale, e siamo solo all’inizio.
Forza allora col prossimo giro di cervello…                          (continua)

 DENTRO L'UOMO

Sommario anno XIII numero 12 - dicembre 2004