“Villa Creti”, storia
e storie di un benefattore
In memoria di Marcello Creti, che di un mezzo ha fatto intero.
(Stefano Paolucci) - Mai come cimentandosi nella ricerca a
tutto tondo, animata dal puro amore per la conoscenza e la
riscoperta,
ci si accorge di quanti eventi e personaggi cosiddetti minori siano in
realtà più che meritevoli di essere studiati e soprattutto ricordati. È
questo il caso della bella storia di Mario Creti - già Crety - e del suo
operato nella contrada di Valle Violata, presso Grottaferrata, durante gli
Anni ‘20 del Novecento.
Nato a Lecce nel 1881 e morto a Roma nel 1969, di antica e nobile famiglia
derivante dalla gens Cretia e originaria di Creta, Mario Creti sospese gli
studi al quarto anno di Giurisprudenza alla R. Università di Napoli per
impiegarsi presso l’Agenzia delle Imposte di Roma, ramo Ricchezza Mobile;
qui esercitò fino a tutto il 1917, lo stesso anno in cui aprì a Torino un
ufficio di commercialista che condurrà per otto anni. Ma fu il 1918 l’anno
cruciale di Mario Creti: in seguito alla morte di sua moglie, Mercedes
Burlizzi, vittima dell’epidemia di «spagnola», abbandonò l’impiego statale
per mettersi in proprio e dirigere Uffici di Consulenza Finanziaria e
Tributaria a Roma, Milano, Torino, Genova, Venezia e Perugia, realizzando
ben presto un cospicuo patrimonio; tra i suoi clienti, infatti, figuravano
le più spiccate personalità del mondo finanziario, industriale ed agricolo
del Paese, quali ad esempio la FIAT, la PIRELLI e la SNIA VISCOSA.
Mario Creti non desiderava avere figli, ma quando, nell’aprile del 1922,
dalle seconde nozze con Gerormina Cufaro, nacque il primogenito Marcello,
tale fu la sua felicità che decise di acquistare vari villini e molti
ettari di terreno nella frazione di Valle Violata, all’epoca una località
di terre incolte, perlopiù inabitata, gravata dalla mancanza dei più
semplici e ordinari servizi pubblici: il luogo ideale, insomma, per
svolgere «un grande programma» di sviluppo, per il quale Mario Creti sarà
insignito della Commenda della Corona d’Italia.
Nel termine di un anno appena, e investendo 2 milioni di Lire in opere di
bonifica, il poco più che quarantenne commendatore trasformò così la
negletta Valle Violata in un centro di attività edilizia, agricola ed
economica, dando «lavoro e pane» a centinaia di persone. Come «base
operativa» e dimora di villeggiatura, acquistò Villa Fontanella, una
delle prime sorte lungo il tracciato della tramvia sulla Maremmana III.
Nel frattempo, poco più a monte, Mario Creti faceva iniziare la
costruzione di una grandiosa villa per la prosecuzione della stirpe, sulla
quale murò l’antico stemma di famiglia e alla cui inaugurazione invitò S.
E. Benito Mussolini. I lavori furono eseguiti dalla ditta Nilo Spalletta
di Grottaferrata.
Dal
1950 sede della Casa Religiosa dei Padri Pallottini, Villa Creti si
presentava del tutto diversa da come ci appare oggi: come testimonia una
rarissima cartolina dell’epoca, la villa era più simile a un castelletto
neomedioevale, con torrette, merlature guelfe, cariatidi e comignoli
svettanti; in essa era pure evidente un richiamo all’antica Roma,
espresso da un tratto di basamento perimetrale realizzato con imponenti
massi di peperino, ben visibili ieri come oggi, e dalla presenza di
statue, urne, vasi, colonne, capitelli ed altri preziosi resti di epoca
imperiale, collocati sia presso la villa che nel parco circostante,
provenienti dagli «scassi» per la piantagione delle vigne di Morena. Di
tutto questo, oggi, rimane solo una fontana, costruita assemblando dei
blocchi di marmo, un’antica acquasantiera e uno splendido sarcofago
romano. Tutto il resto, purtroppo, venne trafugato durante e subito dopo
la guerra.
Al suo interno, la villa si presentava non meno sfarzosa ed interessante.
Articolata su sei livelli (compresi gli scantinati) e composta di oltre
trenta vani distribuiti su una superficie calpestabile di circa 1000 mq
(terrazze incluse), la villa vantava pavimenti in marmo apuano e cipollino
nell’enorme salone al primo piano, nei corridoi, negli androni e sulle
rampe di scale, mentre di parquet erano i pavimenti delle numerose stanze
da letto, il che ci lascia intuire quale ricchezza di arredi la villa
dovesse esibire, pur essendo principalmente una residenza estiva.
Ma era all’esterno di quelle mura che il nome di Mario Creti si faceva più
sentire, echeggiando da Valle Violata per giungere nel cuore di
Grottaferrata e soprattutto dei grottaferratesi. Non passò molto tempo dal
suo arrivo, infatti, che del comm. Creti e delle sue «belle e ardimentose
iniziative» cominciò a parlare perfino la stampa. Di volta in volta
salutato con gli appellativi più lusinghieri - benefattore, benemerito,
filantropo, mecenate, protettore, benefico commendatore, etc. -, Mario
Creti si guadagnò la stima e la gratitudine della popolazione, non solo
valleviolatese, profondendo «dei veri tesori per rendere ubertose delle
terre incolte e brulle e far sorgere case, aziende, villini e tenute […]
dando così lavoro a centinaia di operai, ch’egli trattò con affetto
paterno».
Oltre
ad inaugurare nelle sue proprietà vasti locali per bar, cinema, sala da
ballo e rivendita di generi alimentari di produzione propria, Mario Creti
impiantò un’importante vaccheria ed uno stabilimento per la lavorazione
dello yoghurt turco, per il quale chiamò a far parte della sua azienda
l’allora notissima ditta «Topuz Francesco & C.» di Roma, che si proponeva
di fornire latte sempre fresco, burro, latticini e prodotti speciali
derivati dal latte.
Parallelamente a tali promozioni di natura commerciale, volte a favorire
lo sviluppo economico di Valle Violata, Mario Creti non trascurava di
spendere altrettante energie e risorse finanziarie per il benessere morale
della sua «famiglia operaia». Erano infatti famose le «feste popolari» che
egli organizzava nel parco della villa, offrendo banchetti ai quali
prendevano ugualmente parte le maestranze, seguite dalle rispettive
famiglie, e le più illustri personalità di Grottaferrata e dintorni,
allietate fino a tarda sera dai concerti della banda comunale, da
spettacoli pirotecnici, luminarie, tombole, alberi della cuccagna e altri
festosi intrattenimenti. La folla dei banchettanti era spesso accresciuta
da un grandissimo numero di sopravvenuti, per i quali i cancelli della
villa restavano aperti, tanto che, in un articolo dedicato a una di queste
feste, l’autore informava che «i convitati ammontavano a circa
trecento!». Numeri di ordinaria amministrazione per Mario Creti: già nel
1923, il «benefico commendatore» aveva invitato alla Festa dell’Albero di
Natale e del Presepio, da lui personalmente allestito, oltre 400 persone
tra operai, i loro figli e orfani ricoverati nei conventi di Grottaferrata
e Rocca di Papa; così, per tutta la giornata, «le teorie dei piccoli
pellegrinanti» si avvicendarono senza interruzione sotto l’Albero
«stracarico di doni bellissimi, che venivano offerti con una munificenza
veramente incantevole».
Altre storie di lodevoli iniziative si potrebbero raccontare, ma su di
esse l’Autore si riserva di tornare con una monografia riccamente
illustrata su Mario Creti, la sua villa ed il suo operato a Grottaferrata,
per la quale sono in corso ricerche estese. Ci piace tuttavia congedare
pro tempore il lettore con un sonetto in romanesco del marinese Leone
Ciprelli - ideatore della «Sagra dell’Uva» (1925) - declamato in occasione
di una festa a Villa Creti, che ben riassume, come solo la poesia riesce a
fare, le qualità e lo spirito più veri dell’uomo che vogliamo ricordare:
Mario Creti pe’ Valle Violata
è er Mago de le favole, un cor d’oro
che spenne e spanne e butta via ‘n tesoro
pe’ falla diventà ricca, abbitata.
‘Sto grann’omo, ‘sto pacioccone moro
che vò fà nasce ‘na città affatata
ha fatto l’alleanza più sgaggiata:
quella der Capitale co’ ‘r Lavoro.
Lui tratta l’operai co’ l’amore
de ‘n bon fratello e tutti quanti fanno
li bravi e ce lavoreno de core.
E tutti loro fanno conto, fanno,
che la cuccagna der Commennatore
duri, pe’ ‘n sacco d’anni, tutto l’anno.
NB: Invito
chiunque abbia notizie, ricordi, documenti, foto, ecc., pertinenti alla
presente ricerca, a contattarmi attraverso la Redazione di questa
pubblicazione, oppure scrivendo all’indirizzo: amaroak@email.it, o
telefonando allo 06/94315853.
Desidero, inoltre, ringraziare Franco Raparelli, il Direttore e lo staff
della Biblioteca dell’Abbazia di Grottaferrata, Padre Mario Proietti (PP.
Pallottini di Grottaferrata), Luna Centioni.
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