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Sommario anno XIV numero 2 - febbraio 2005

 CINEMA

Closer, storie di coppia
(Elisabetta Robinson) - Sesso, bugie e colpi bassi. Questo il cuore di Closer, il brillante film commedia uscito nelle sale cinematografiche lo scorso dicembre.
Il film espone il contrasto netto tra la perfetta relazione di coppia e quello che, in realtà, accade dietro le porte chiuse (il titolo del film è, a tal proposito, deliberatamente ambiguo ed ironico).
Tratto dall’omonima commedia teatrale di Patrick Marber, anche autore della sceneggiatura, Closer ci guida alla scoperta di quattro personaggi nella Londra contemporanea: Dan (Jude Law), che scrive necrologi perché non riesce a trovare la propria vena creativa, Alice (Natalie Portman), una spogliarellista americana in cerca della sua identità adulta, Anna (Julia Roberts), la fotografa, in grado di catturare l’intimità di ogni sguardo e Larry (Clive Owen), il dermatologo, personaggio dalla personalità accattivante. 
Le relazioni che si intrecciano tra i quattro protagonisti vengono seguite dall’inizio alla fine. Dan fa coppia con Alice, intrecciando contemporaneamente una relazione con Anna la quale, nel frattempo, inizia una relazione con Larry, che poi sposerà. Nel corso dei due anni coperti dalla narrazione, questi personaggi si amano, si detestano e si tradiscono a vicenda. Closer punta l’obiettivo sul lato più malizioso ed egoista della vita di coppia. Attraverso i dialoghi, veri protagonisti del film, vengono catturati i comportamenti più intimi che  possono essere vissuti all’interno di una relazione (e che molte persone preferiscono non ammettere di aver avuto): il bisogno spasmodico dell’altro, l’eccitazione incontrollabile, la rabbia, l’indifferenza verso i sentimenti dell’altro, la volgarità; le parole che apparentemente diciamo per far sentire l’altro bene o male, ma che in realtà vengono dette per farlo rimanere (o andar via); i colpi bassi che tiriamo, esplicitamente o implicitamente e il  primitivo meccanismo di difesa che scatta dentro di noi quando la nostra sicurezza viene messa a rischio.
Closer è interamente caratterizzato da scene composte da due persone, ognuna delle quali ha luogo in una singola location. Le scene non sono tutte lineari, né abbiamo alcuna indicazione di quanto sia il tempo trascorso tra una scena e quella seguente. L’unico problema reale è che a tratti si ha l’impressione che i testi siano più adatti alla scena teatrale piuttosto che al grande schermo, sebbene il contenuto si presti perfettamente all’intimità della macchina da presa, catturando completamente l’attenzione dello spettatore.
Il regista, Mike Nichols, che ha diretto film quali Il Laureato, Conoscenza Carnale, Una donna in  carriera, è una personalità poliedrica, un professionista che possiede la rara dote di essere rispettato allo stesso modo sia ad Hollywood sia a Broadway.
Il cast è esclusivamente composto dal quartetto dei protagonisti, le cui azioni, emozioni ed eccessi non vengono in alcun modo condivisi con altri personaggi di supporto. Il crescendo emotivo portato in scena, rende le quattro interpretazioni assolutamente coinvolgenti sia dal punto di vista individuale (i quattro personaggi colti nella loro singolarità) sia collettivo (i quattro personaggi che si relazionano l’un l’altro), confermando il talento del cast.
Particolarmente accattivante è il personaggio di Alice, interpretato dalla 23enne Natalie Portman (Leon, Star Wars, Episodi I e II, Ritorno a Cold Mountainl) la quale ha ricevuto le maggiori attenzioni da parte della stampa. La Portman, infatti, è perfettamente calzante nel ruolo che interpreta, quello della giovane donna matura e manipolatrice che si cimenta in diverse esperienze sessuali ed affettive in cerca della persona adatta, senza preoccuparsi realmente di chi rimane ferito in questo suo processo di scoperta.
La scena dello striptease da lei interpretata risulta, probabilmente, una delle più affascinanti del film. Traspare in essa l’abilità di Nichols di non mostrare nulla esplicitamente ma di saper suscitare, allo stesso tempo, un senso di voyeurismo che mette implicitamente a disagio lo spettatore.
Anche la scelta delle musiche è eccezionale, particolarmente durante una delle scene più comiche del film, quando Dan, spacciandosi per Anna, coinvolge Larry in un appassionato incontro di cybersex.
Di sicuro, Closer è un film che si presta a discussioni e dibattiti senza fine: potete affermare di conoscere fino in fondo qualcuno? È davvero meglio sapere tutto del proprio partner, anche i segreti più intimi? Qual è il limite che intercorre tra mentire per risparmiare i sentimenti del partner e l’inganno aperto? E infine, ponendoci la stessa domanda di Dan, cosa c’è di così grande nella verità?

 CINEMA

Sommario anno XIV numero 2 - febbraio 2005