Storia di un
“dispositivo di potere”
(Serena Grizi) - Il 2004 lo si potrebbe definire l’anno del
consolidamento degli steccati e dei muri a seguito di una tendenza già da
qualche anno in atto. Gli steccati e i muri posseggono la doppia valenza,
nell’intenzione di chi li innalza, di proteggersi e nello stesso tempo di
circoscrivere l’area di pericolo, nello specifico, l’area di azione di
altri esseri umani che pensano e agiscono in maniera diversa. Steccati e
muri possono essere, come da consuetudine, vere e proprie opere murarie di
protezione o solo steccati ideologici, paletti politici, fili spinati del
pensiero. L’Occidente ne innalza verso l’Oriente che per altro non è da
meno, i laici nei confronti dei cattolici e viceversa, e questi verso i
musulmani che di ritorno ne oppongono verso cattolici e laici occidentali.
E giù giù fino ai più ignominiosi: dei ricchi verso i poveri, che in
realtà hanno altro a cui pensare per ricambiare, e dei potenti nei
confronti della gente comune, che per altro non ha potere di legiferare, o
dei sani nei confronti dei malati, giudicati un peso.
Resta così sempre valida la lettura di un non fresco di stampa: “Storia
politica del filo spinato” di Olivier Razac, edito in Francia da la
Fabrique-éditions ed in Italia da Ombre corte. Un libricino datato 2001 da
regalare e da regalarsi, che analizza la gestione politica dello spazio
attraverso un mezzo economico e resistente, il filo spinato appunto:
dall’America che recintava la prateria di recente conquista, ai campi di
concentramento e sterminio. Razac racconta anche il presente del filo
spinato aggiornatosi in altri mezzi di circoscrizione e/o di esclusione
sociale: “Ora, si sta delineando una tendenza che consiste, per il potere,
nell’investire lo spazio nella più grande discrezione. (…) Con dispositivi
che tracciano confini immateriali, non di legno, pietra o metallo, ma di
luce, onde e vibrazioni invisibili”. |