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Sommario anno XIV numero 2 - febbraio 2005

 ATTUALITÀ E CULTURA

Piccole schede di filosofia
...Il determinismo alla base della Fisica Stoica
(David Salvi) - Il concetto fondamentale della fisica stoica è quello di un ordine immutabile, razionale, perfetto e necessario che governa infallibilmente tutte le cose e le fa essere e conservarsi quelle che sono. Quest’ordine è identificato dagli Stoici con Dio stesso, il ‘Logos’. Alle quattro cause aristoteliche, materia, forma, causa efficiente e causa finale, gli Stoici sostituiscono due principi: il principio attivo e il principio passivo che sono entrambi materiali e inseparabili. Il principio passivo è la materia, il principio attivo è la ragione, il Logos, cioè Dio che agendo sulla materia produce gli esseri singoli. Il logos, come ragione cosmica e causa di tutto, è corpo, più precisamente ‘fuoco’ un soffio caldo e vitale, neuma, che tutto conserva, alimenta, accresce. Esso è chiamato la ragione seminale del mondo perché contiene in sé le ragioni seminali,
logoi spermatikoi. Queste ragioni seminali sono spesso mescolate l’una con l’altra, ma sviluppandosi si separano e danno vita a esseri diversi. La distinzione tra le varie cose è perfetta, non ci sono al mondo due cose simili, neppure due fili d’erba. La vita del mondo ha un suo ciclo. Quando dopo un lungo periodo di tempo gli astri tornano allo stesso segno e nella stessa posizione in cui erano al principio, accade una ‘conflagrazione’, ekpurosiV, e la distruzione di tutti gli esseri. Poi la rinascita, l’apokatastasiV, di nuovo si forma lo stesso ordine cosmico, si verificano gli stessi avvenimenti del ciclo precedente, senza alcuna modificazione. Vi è di nuovo Socrate, di nuovo Platone, le stesse credenze e così via. E questo ciclo si ripete eternamente. Tale infatti è il destino, Eimarmenh, la legge necessaria che regge le cose. Il destino è l’ordine del mondo e la concatenazione necessaria che tale ordine pone tra tutti gli esseri e quindi tra il passato e l’avvenire del mondo. Questa catena non si può spezzare perché con essa sarebbe spezzato l’ordine razionale del mondo. Se quest’ordine,dal punto di vista delle cose che esso concatena,è destino, dal punto di vista di Dio, che ne è l’autore e il garante infallibile, è Provvidenza, Pronoia, che ogni cosa regge e conduce al suo fine perfetto.
Pertanto destino, provvidenza e ragione si identificano tra loro e si identificano con Dio. Quindi il destino non è un’entità malefica e cieca ma benefica e razionale. Da questo punto di vista gli Stoici giustificavano la mantica, l’arte di prevedere il futuro attraverso l’interpretazione dell’ordine necessario delle cose. Ma solo al filosofo è possibile, poiché solo lui conosce l’ordine necessario del mondo.
Identificando Dio con il cosmo, cioè con l’ordine necessario del mondo, questo non può che essere perfetto. Non negavano l’esistenza dei mali nel mondo, ma ritenevano che fossero necessari per l’esistenza del bene.
Dunque gli Stoici, riprendendo la convinzione aristotelica secondo cui la natura non crea nulla senza uno scopo, hanno una concezione finalistica del mondo: tutto ciò che esiste è stato prodotto per l’uomo, anche ciò che apparentemente potrebbe sembrare negativo. Crisippo, nel libro’Sulla Provvidenza’ scrive che “come per lo scudo si escogitò una copertura e per la spada una vagina, così tutti gli esseri, fatta eccezione per il mondo nel suo insieme, furono creati a motivo di altri.” Le messi e i frutti... sarebbero state create per servire agli animali, creati a loro volta per servire all’uomo. L’uomo, in sé imperfetto ma partecipe di ciò che è perfetto, sarebbe nato per contemplare ed imitare il mondo. Ma il mondo, poiché abbraccia ogni cosa, è assolutamente perfetto. Seneca a favore del finalismo e della perfezione del mondo adduce un argomento che con Leibnitz diventerà famoso, sostiene infatti che “nessun animale è perfettamente uguale ad una altro... ognuno ha qualcosa di proprio nel colore, nella forma, nella grandezza. Tra tutte le altre cose per cui è da ammirare la sapienza del divino artefice... è da annoverare anche questa che nell’indefinito numero dei reali esistenti non ce ne sono due perfettamente uguali, anche quelli che sembrano simili... Il divino artefice ha imposto a se stesso che le molteplici realtà fossero tra loro dissimili e irriducibili ad un fondo di uguaglianza”.
Bisogna tenere presente che la Provvidenza stoica non ha nulla a che vedere con la Provvidenza di un Dio personale, è immanente e non trascendente, dunque non c’è da stupirsi che essa provveda più alla specie che non all’individuo e che dunque non si occupi dei singoli uomini in quanto singoli.
Il determinismo è anche alla base del concetto di libertà. Gli Stoici condividono quanto già sostenuto da Platone e Aristotele che la libertà è ’causa di sé’, dei propri atti, essi la chiamano’autopraghia’, cioè autodeterminazione, ma solo il sapiente è libero perché egli solo si determina da sé. Tuttavia la libertà del sapiente non consiste in altro se non nel suo conformarsi all’ordine del mondo, cioè al destino. Sicché per la prima volta si affaccia la dottrina che identifica la libertà con la necessità, trasferendo la libertà stessa dalla parte al tutto, cioè dall’uomo al Principio che agisce nell’uomo. Gli avversari dello Stoicismo ben si accorsero che una concezione rigidamente fatalistica non ammette libertà umana. Allora a questo punto non ha più alcun senso l’impegno morale proprio perché anche le nostre azioni sono determinate.                          (continua)

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Sommario anno XIV numero 2 - febbraio 2005