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Sommario anno XIV numero 2 - febbraio 2005

 COSTUME

OGM, un po’ di chiarezza
(Luca Marcantonio) - La questione degli Organismi Geneticamente Modificati sta assumendo contorni sempre più definiti e dibattuti, anche se le zone d’ombra rimangono molto estese, perché forse non c’è un grande interesse ad illuminarle. Gli OGM sono finiti anche sul tavolo del legislatore che, giustamente, ha imposto per i nostri mercati sia la possibilità di riconoscere da parte del consumatore la presenza o meno di prodotti manipolati sia l’obbligo di effettuare nette separazioni tra campi coltivati tradizionalmente da quelli che accolgono sementi transgeniche. Non esistono al momento ricerche scientifiche che assicurino con matematica certezza la pericolosità di tali prodotti, ma tantomeno studi sicuri della loro innocuità. Di conseguenza il consumatore finale deve vedere riconosciuto il proprio diritto a scegliere liberamente il cibo che ritiene di dover acquistare per sé e per i propri figli. Premesso che lo scrivente non intende affatto schierarsi con chicchessia e tantomeno sposare la causa di una o dell’altra parte politica ma solo analizzare un tema e fornire spunti di discussione, ci si chiede: perché gli OGM vengono tanto pubblicizzati? Il sottoscritto dubita fortemente che grandi multinazionali della chimica siano improvvisamente diventate strenui paladini in difesa dei poveri e della fame nel mondo, troppo zelo è quantomeno sospetto, specialmente se viene da enti che notoriamente fanno del profitto, spesso a qualsiasi costo, la loro ragion di vita. Costoro insomma vogliono farci credere che hanno investito miliardi e miliari di dollari in ricerche, studi eccetera solo perché hanno a cuore le sorti delle popolazioni meno abbienti. Ma per piacere. E infatti a ben vedere tutti questi pregi gli OGM non li hanno. L’incremento dei raccolti non mi risulta che risponda a verità. Campi che finora rendono benissimo, se convertiti forniranno, a parità di terreno coltivato, una quantità inferiore di prodotto. Se questo è un aiuto per i paesi in via di sviluppo non riesco a coglierne l’essenza. L’argomento è vastissimo ed ogni aspetto andrebbe estrapolato per un più attento dibattito, ma in via generale alcuni dati sono tanto evidenti quanto fonte di perplessità. Per cui, oltre al già espresso dubbio sulla pericolosità o meno di cibi transgenici (sia per gli uomini che per gli animali mangiati dagli uomini) ci sono altri aspetti che, seppur a volo radente, meritano di essere approfonditi. Uno di questi è la non riproducibilità dei prodotti, conosciuta anche come “Effetto Terminator”. In pratica, il contadino che semina mais o grano, normalmente trattiene una parte del raccolto per seminarlo nuovamente. Le sementi OGM invece forniscono prodotti sterili, con la conseguenza che l’agricoltore deve ogni anno andare dalla multinazionale, pagare profumatamente, e avere i semi. Viene, insomma, venduta la vita, perché i semi sono brevettati e chi li vuole deve versare i diritti. Non solo, ma anche per questo tipo di coltivazione sono necessari diserbanti specifici e pesticidi “su misura”. Prodotti e venduti da chi? Dalla stessa multinazionale che fa i semi. Peggio ancora accade quando le piante OGM impollinano le colture tradizionali, magari perché a poca distanza, rendendo sterili anche quelle. Si è anche detto che attraverso i prodotti modificati con l’inserimento di geni “terapeutici” sarebbe possibile curare alcune malattie o prevenirne l’insorgenza, vero, peccato però che per ottenere quest’effetto sembra si debbano mangiare alcune tonnellate pro capite di raccolto, con la conseguenza di guarire da un lato ma morire assai prima d’indigestione dall’altro. Ancora, le nuove varietà proposte dai colossi della chimica vengono pubblicizzate e spacciate come inattaccabili dai virus (sarebbe questo uno degli scopi primari della nascita degli OGM), ma non è vero. In Cina dopo cinque anni dal primo utilizzo di una varietà di cotone stanno versando lacrime amare perché la resistenza ai tradizionali parassiti ha fatto sviluppare nuove malattie di cui prima la pianta non si ammalava, comportando così un aumento dell’uso di pesticidi con conseguente aggravio dei costi. Insomma, per questi e per altri motivi, almeno finora sembra che l’unico scopo della presenza degli OGM sia giustificato dalla volontà di sfruttare fino in fondo i poveri della terra levandogli di bocca anche quel poco grano di cui dispongono, costringendoli a pagare quello che ora hanno di più e a meno.

 COSTUME

Sommario anno XIV numero 2 - febbraio 2005