subiaco
Rocca
Abbaziale dei Borgia
(Tania Simonetti-Marco Cacciotti) - Per scoprire a
mezz’ora da Roma una natura ancora selvaggia e
incontaminata, un luogo ricco di storia, l’ideale è l’antico Borgo di
Subiaco. La città di Subiaco, oltre ai suoi Monasteri, vanta numerose
altre testimonianze di un illustre passato civile e religioso. Tra queste
forse la più imponente è la Rocca Abbaziale che si erge a dominio
dell’abitato. Fu costruita nella seconda metà dell’XI secolo
dall’abate Benedettino Giovanni V come residenza personale e rifugio per
i monaci in caso di guerra. Si potrebbe dire però che la storia della
Rocca abbia inizio un secolo prima, nel X, quando la bolla di Papa Leone
VII del 937 riconobbe il possesso del Castello di Subiaco ai Monaci
dell’Abbazia fondata da San Benedetto nel 529. Perché a quella data
risale l’inizio del conflitto fra autorità religiosa e abitanti del
paese che portò i prelati a costruire, in un punto della valle
naturalmente difeso, un fortilizio che fungesse al tempo stesso da rifugio
in caso di pericolo e da luogo da cui tenere sotto controllo Subiaco.
Ancora oggi, sulla parete boscosa del versante settentrionale dei monti
Simbruini, lo sguardo è subito attratto dalla Rocca che, si potrebbe dire
da sempre, veglia sul nucleo antico. Nulla, dell’attuale struttura,
rimanda all’edificio originario, poiché la vicinanza del confine fra
Stato Pontificio e Regno di Napoli, il prestigio dell’abbazia e la
ricchezza da questa portata, le ricorrenti lotte fra religiosi e abitanti
e le mire di potenti famiglie (Borgia, Colonna, Barberini) lo
danneggiarono più volte costringendo gli abati a restauri e rifacimenti.
Un primo intervento si deve a Rodrigo Borgia, che a Subiaco fu
Commendatario dal 1472 prima di assurgere al soglio Pontificio con il nome
di Papa Alessandro VI, fu lui ad erigervi la cosiddetta Torre Borgia, e vi
sistemò il proprio appartamento privato dove visse con l’amante
Vannozza Cattanei e dove nacquero i suoi quattro figli, tra cui Cesare nel
1476 e la celebre Lucrezia nel 1480, e a trasferirvi la residenza degli
abati. Passata ai Colonna, fu assalita dagli Orsini, e fu incendiata e
distrutta nel 1557, ma poi ricostruita grazie all’interessamento diretto
del cardinale Francesco Colonna, e si ebbe così l’Appartamento dei
Colonna. Di questo fa parte la Sala dei Banchetti con il soffitto decorato
da affreschi raffiguranti Marcantonio Colonna e la vittoriosa battaglia di
Lepanto del 1573, della scuola manieristica di Federico Zuccari. Quando fu
abate commendatario Giovan Angelo Braschi, poi Papa Pio VI, la Rocca fu
ristrutturata, riunendo tutte le costruzioni esistenti secondo un progetto
di Pietro Camporese il Vecchio, e si ebbe così l’Appartamento di Papa
Pio. Questo è decorato con affreschi di Liborio Coccetti con Paesaggi del
territorio abbaziale; nella Sala del Trono sono raffigurate le
Personificazioni delle Virtù cardinali e Episodi del Vecchio
Testamento.
Una storia così travagliata spiega come mai la Rocca Abbaziale appaia
oggi come un complesso a carattere residenziale, introdotto nei pressi
della neoclassica chiesa di Santa Maria della Valle da un ingresso di
linee severe e da una successiva rampa che, contornando la residenza, sale
fino alla sua facciata. In questa, fiancheggiata a destra dalla torre dei
Borgia che è mozza a seguito dell’assalto cinquecentesco guidato da
Napoleone Orsini, e a sinistra dalla torre dell’Orologio, il portale
principale è ornato dallo stemma di Pio VI e da una lapide che celebra il
restauro da lui commissionato. Oggi la Rocca è sede di un Centro di Studi
Benedettini. Di recente l’intero complesso ha subito un radicale
restauro.
Bibliografia: (Istituto Italiano Castelli – www.castit.it - Bonechi –
Rendina)
morena
Quando
le sinergie funzionano
(Claudio Evangelisti) - Nell’intervento, in occasione del
convegno sulla mobilità svoltosi Venerdì 25 Febbraio,
organizzato dal Comitato di quartiere di Morena, il Sindaco di Ciampino
Walter Perandini ha confermato che a breve partirà il servizio di autobus
circolare che collegherà la Stazione di Ciampino con l’Università di
Torvergata, attraversando molti quartieri del X municipio fuori GRA.
Il servizio, fortemente voluto dal quartiere di Morena e dal Comune di
Ciampino, prosegue il Sindaco, ha dimostrato che mettendo insieme le
sinergie, soprattutto per quanto riguarda la mobilità, si possono
raggiungere obbiettivi importanti.
L’Ass. Giulio Bugarini del X Municipio, ha ribadito nell’incontro che
l’area fuori GRA è ormai una parte importante di città, con già
presenti importanti infrastrutture come l’Università ed il policlinico
di Torvergata, e con altrettanto importanti opere in arrivo, come il nuovo
polo sportivo che comprenderà anche la costruzione del nuovo Palasport.
L’Assessore ha confermato che il dialogo con il Comune di Ciampino deve
andare avanti, soprattutto nell’ottica di una valorizzazione del
trasporto su ferro con la creazione di parcheggi di scambio ed in
considerazione che il livello d’integrazione urbana della metropoli con
i comuni limitrofi, necessita obbligatoriamente di soluzioni concordate.
L’on. Antonio Rugghia ha illustrato l’importanza strategica nazionale
che rappresenta il quadrante Sud-Ovest di Roma con la presenza
dell’Università, del polo tecnologico e dell’Aeroporto di Ciampino,
che ha raggiunto un transito di 3.000.000 di passeggeri ogni anno. Queste
presenze rendono necessaria, inderogabilmente, la realizzazione di
infrastrutture che determinino il giusto sviluppo del territorio.
Per l’esattezza, continua l’on. Rugghia, gli interventi devono essere
attivati dal Governo del paese o meglio gli interventi erano già stati
finanziati dall’attuale governo con la Legge obbiettivo - 430 miliardi
di vecchie lire - per riqualificare il sistema ferroviario dei Castelli
Romani, ma sono stati cancellati successivamente per destinarli ad altre
aree. Infine, l’on Rugghia conclude proponendo di riattivare la
richiesta di questi investimenti necessari per lo sviluppo del territorio,
a prescindere da qualsiasi ideologia politica.
frascati
Mondi
riemersi: i colori della solidarietà culturale
(Federico Gentili) - Dal 2 al 6 marzo all’Auditorium delle
Scuderie Aldobrandini si è svolto il quarto appuntamento di “Mondi
riemersi”, un’iniziativa promossa dalla comunità dello Studentato dei
Missionari Oblati di Frascati, con il sostegno della Provincia di Roma e
del Comune di Frascati. Lo scopo delle cinque giornate di musica, danza e
testimonianze è stato quello di far conoscere culture lontane tra loro e
quindi non solo il lavoro di quei missionari che operano in aree
poverissime, ma la stessa vita delle genti che in quelle terre vivono
tutti i giorni. Mondi riemersi cerca ogni anno di creare un senso di
comunità che vada oltre i confini geografici, nella convinzione che la
differenza e la diversità quando diventano comunione e scambio sono un
arricchimento per tutti, nessuno escluso. Una specie di beneficenza
reciproca tra popolazioni che abitano lo stesso pianeta. Anche perché in
alcuni casi si scopre che i cosiddetti paesi in via di sviluppo possono
anche stare avanti a noi, come racconta un missionario che sbarcato per la
prima volta a Seul rimane incantato per la modernità dell’aeroporto, in
confronto al quale, racconta, quello di Fiumicino sembra un villaggio.
Dopo le edizioni dedicate al Senegal, all’Uruguay e alla Corea del Sud,
questa volta tocca al Camerun, paese definito “l’Africa in
miniatura” per quella varietà climatica e culturale che lo
contraddistingue. È necessario perché un mondo lontano riemerga davvero,
che ci sia un incontro diretto, o mediato dalle sue immagini, con qualche
suo testimone o con le sue bellezze ancora sconosciute. Ascoltando
racconti di chi ci è andato e vissuto, o anche soltanto attraverso la sua
musica, medium fantastico per annullare distanze e pregiudizi. Si
incontreranno in questo modo nazioni con economie fragili che hanno
culture impensabilmente ricche e sagge. Stili e filosofie di vita
che anche in Italia, paese insieme alla Grecia ultimo nella UE per
finanziamenti alle aree disagiate della terra, possono essere preziosi.
Secondo un proverbio africano per educare un solo bambino ci vuole un
intero villaggio. Da noi basta una televisione.
frascati
“Un
mondo usa e getta?”
(Armando Guidoni) - Giovedì 3 Febbraio, presso le
Scuderie Aldobrandini si è tenuta una conferenza dal titolo “Un mondo
usa e getta?”. Organizzata dal Forum Ambientalista Lazio con l’
Associazione culturale Alternativ@Mente su una proposta di Enrico Del
Vescovo che ha coordinato i lavori, l’iniziativa ha dovuto subire
l’assenza dell’ambientalista Giorgio Nebbia e di Rosa Rinaldi,
vicepresidente Provincia di Roma e assessore alla tutela Ambientale,
colpiti entrambi dal virus influenzale. I relatori sono stati Piero Binel
esperto nella gestione rifiuti, Fabio Musumeci della Provincia di Roma ed
Elio Romano coordinatore del Forum Ambientalista. Le relazioni sono state
molto interessanti e, puntando all’obiettivo di realizzare un modello
di sviluppo sostenibile per la salvaguardia del nostro pianeta, hanno
acceso una serie di domande e di possibili scenari futuri. Certamente
hanno suscitato una più attenta riflessione sulla scorretta impostazione,
basata essenzialmente sul profitto di pochi, del ciclo produttivo di tutto
ciò che noi consumiamo. Le attività produttive, infatti, hanno
sviluppato interesse e nuove tecnologie, molto avanzate, solo nella prima
parte del ciclo, quella che giunge fino al consumo. La seconda parte,
quella dello smaltimento o del recupero degli scarti, viene trattata con
scarso interesse tanto da essere gestita con metodi “primordiali”: si
getta tutto! E allora occorre riflettere sul fatto che tutto ciò che
gettiamo e che chiamiamo genericamente “rifiuto” è, a tutti gli
effetti, uno scarto finale del ciclo di produzione dei nostri consumi.
Nella produzione di qualsiasi oggetto, gli scarti sono generalmente
riutilizzabili, perché non dobbiamo fare lo stesso con i rifiuti?
“Se si riuscisse ad impostare coerentemente il ciclo del rifiuto, dalla
raccolta al punto di recupero del materiale, si potrebbe allora
organizzare in modo economicamente conveniente anche il ciclo di
recupero” ha detto Piero Binel. In Italia i cittadini normalmente si
oppongono alla costruzione delle discariche a causa del derivante
inquinamento ambientale e della maleodorante ripercussione nell’aria. Ma
il problema si pone solo sulla parte che marcisce. Per evitarlo,
basterebbe mettere da parte la parte secca e trattare adeguatamente la
parte marcibile avviandola ad impianti di compostaggio che, ossigenando il
materiale, favorirebbero la sua trasformazione biologica evitando la puzza
e la formazione di sostanze dannose (ad esempio diossina).
“Nella Provincia - ha dichiarato Fabio Musumeci - ci sono impianti gestiti dalla Regione (che ha commissariato
a sé il trattamento dei rifiuti dal 1999) che separano i rifiuti in FOS
(Frazione Organica Stabilizzata), prodotto secco e metallo, ma solo il
metallo viene riciclato, gli altri due componenti vanno in discarica!
Costi enormi per organizzare la separazione per poi non usare il lavoro
fatto!”
Da segnalare, infine, l’annuncio dell’apertura probabile di una
grande discarica nel cuore dei Castelli Romani, in località Monte
Castellaccio (Rocca Priora). Un ulteriore
serio pericolo per la qualità e
salubrità dell’acqua della sorgente Doganella! |