Notizie in... Controluce Notizie in... Controluce
 Versione digitale del mensile di cultura e attualità dei Castelli Romani e Prenestini

sei il visitatore n.

 

home | indice giornali | estratti | info | agenda | cont@tti | cerca nel sito | pubblicità

 

Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005

 I NOSTRI PAESI - pagina 12

subiaco
Rocca Abbaziale dei Borgia
(Tania Simonetti-Marco Cacciotti) - Per scoprire a mezz’ora da Roma una natura ancora selvaggia e incontaminata, un luogo ricco di storia, l’ideale è l’antico Borgo di Subiaco. La città di Subiaco, oltre ai suoi Monasteri, vanta numerose altre testimonianze di un illustre passato civile e religioso. Tra queste forse la più imponente è la Rocca Abbaziale che si erge a dominio dell’abitato. Fu costruita nella seconda metà dell’XI secolo dall’abate Benedettino Giovanni V come residenza personale e rifugio per i monaci in caso di guerra. Si potrebbe dire però che la storia della Rocca abbia inizio un secolo prima, nel X, quando la bolla di Papa Leone VII del 937 riconobbe il possesso del Castello di Subiaco ai Monaci dell’Abbazia fondata da San Benedetto nel 529. Perché a quella data risale l’inizio del conflitto fra autorità religiosa e abitanti del paese che portò i prelati a costruire, in un punto della valle naturalmente difeso, un fortilizio che fungesse al tempo stesso da rifugio in caso di pericolo e da luogo da cui tenere sotto controllo Subiaco. Ancora oggi, sulla parete boscosa del versante settentrionale dei monti Simbruini, lo sguardo è subito attratto dalla Rocca che, si potrebbe dire da sempre, veglia sul nucleo antico. Nulla, dell’attuale struttura, rimanda all’edificio originario, poiché la vicinanza del confine fra Stato Pontificio e Regno di Napoli, il prestigio dell’abbazia e la ricchezza da questa portata, le ricorrenti lotte fra religiosi e abitanti e le mire di potenti famiglie (Borgia, Colonna, Barberini) lo danneggiarono più volte costringendo gli abati a restauri e rifacimenti. Un primo intervento si deve a Rodrigo Borgia, che a Subiaco fu Commendatario dal 1472 prima di assurgere al soglio Pontificio con il nome di Papa Alessandro VI, fu lui ad erigervi la cosiddetta Torre Borgia, e vi sistemò il proprio appartamento privato dove visse con l’amante Vannozza Cattanei e dove nacquero i suoi quattro figli, tra cui Cesare nel 1476 e la celebre Lucrezia nel 1480, e a trasferirvi la residenza degli abati. Passata ai Colonna, fu assalita dagli Orsini, e fu incendiata e distrutta nel 1557, ma poi ricostruita grazie all’interessamento diretto del cardinale Francesco Colonna, e si ebbe così l’Appartamento dei Colonna. Di questo fa parte la Sala dei Banchetti con il soffitto decorato da affreschi raffiguranti Marcantonio Colonna e la vittoriosa battaglia di Lepanto del 1573, della scuola manieristica di Federico Zuccari. Quando fu abate commendatario Giovan Angelo Braschi, poi Papa Pio VI, la Rocca fu ristrutturata, riunendo tutte le costruzioni esistenti secondo un progetto di Pietro Camporese il Vecchio, e si ebbe così l’Appartamento di Papa Pio. Questo è decorato con affreschi di Liborio Coccetti con Paesaggi del territorio abbaziale; nella Sala del Trono sono raffigurate le Personificazioni delle Virtù cardinali e Episodi del Vecchio Testamento.
Una storia così travagliata spiega come mai la Rocca Abbaziale appaia oggi come un complesso a carattere residenziale, introdotto nei pressi della neoclassica chiesa di Santa Maria della Valle da un ingresso di linee severe e da una successiva rampa che, contornando la residenza, sale fino alla sua facciata. In questa, fiancheggiata a destra dalla torre dei Borgia che è mozza a seguito dell’assalto cinquecentesco guidato da Napoleone Orsini, e a sinistra dalla torre dell’Orologio, il portale principale è ornato dallo stemma di Pio VI e da una lapide che celebra il restauro da lui commissionato. Oggi la Rocca è sede di un Centro di Studi Benedettini. Di recente l’intero complesso ha subito un radicale restauro.
Bibliografia: (Istituto Italiano Castelli – www.castit.it - Bonechi – Rendina)


morena
Quando le sinergie funzionano
(Claudio Evangelisti) - Nell’intervento, in occasione del convegno sulla mobilità svoltosi Venerdì 25 Febbraio, organizzato dal Comitato di quartiere di Morena, il Sindaco di Ciampino Walter Perandini ha confermato che a breve partirà il servizio di autobus circolare che collegherà la Stazione di Ciampino con l’Università di Torvergata, attraversando molti quartieri del X municipio fuori GRA.
Il servizio, fortemente voluto dal quartiere di Morena e dal Comune di Ciampino, prosegue il Sindaco, ha dimostrato che mettendo insieme le sinergie, soprattutto per quanto riguarda la mobilità, si possono raggiungere obbiettivi importanti.
L’Ass. Giulio Bugarini del X Municipio, ha ribadito nell’incontro che l’area fuori GRA è ormai una parte importante di città, con già presenti importanti infrastrutture come l’Università ed il policlinico di Torvergata, e con altrettanto importanti opere in arrivo, come il nuovo polo sportivo che comprenderà anche la costruzione del nuovo Palasport. L’Assessore ha confermato che il dialogo con il Comune di Ciampino deve andare avanti, soprattutto nell’ottica di una valorizzazione del trasporto su ferro con la creazione di parcheggi di scambio ed in considerazione che il livello d’integrazione urbana della metropoli con i comuni limitrofi, necessita obbligatoriamente di soluzioni concordate.
L’on. Antonio Rugghia ha illustrato l’importanza strategica nazionale che rappresenta il quadrante Sud-Ovest di Roma con la presenza dell’Università, del polo tecnologico e dell’Aeroporto di Ciampino, che ha raggiunto un transito di 3.000.000 di passeggeri ogni anno. Queste presenze rendono necessaria, inderogabilmente, la realizzazione di infrastrutture che determinino il giusto sviluppo del territorio.
Per l’esattezza, continua l’on. Rugghia, gli interventi devono essere attivati dal Governo del paese o meglio gli interventi erano già stati finanziati dall’attuale governo con la Legge obbiettivo - 430 miliardi di vecchie lire - per riqualificare il sistema ferroviario dei Castelli Romani, ma sono stati cancellati successivamente per destinarli ad altre aree. Infine, l’on Rugghia conclude proponendo di riattivare la richiesta di questi investimenti necessari per lo sviluppo del territorio, a prescindere da qualsiasi ideologia politica.


frascati
Mondi riemersi: i colori della solidarietà culturale
(Federico Gentili) - Dal 2 al 6 marzo all’Auditorium delle Scuderie Aldobrandini si è svolto il quarto appuntamento di “Mondi riemersi”, un’iniziativa promossa dalla comunità dello Studentato dei Missionari Oblati di Frascati, con il sostegno della Provincia di Roma e del Comune di Frascati. Lo scopo delle cinque giornate di musica, danza e testimonianze è stato quello di far conoscere culture lontane tra loro e quindi non solo il lavoro di quei missionari che operano in aree poverissime, ma la stessa vita delle genti che in quelle terre vivono tutti i giorni. Mondi riemersi cerca ogni anno di creare un senso di comunità che vada oltre i confini geografici, nella convinzione che la differenza e la diversità quando diventano comunione e scambio sono un arricchimento per tutti, nessuno escluso. Una specie di beneficenza reciproca tra popolazioni che abitano lo stesso pianeta. Anche perché in alcuni casi si scopre che i cosiddetti paesi in via di sviluppo possono anche stare avanti a noi, come racconta un missionario che sbarcato per la prima volta a Seul rimane incantato per la modernità dell’aeroporto, in confronto al quale, racconta, quello di Fiumicino sembra un villaggio. Dopo le edizioni dedicate al Senegal, all’Uruguay e alla Corea del Sud, questa volta tocca al Camerun, paese definito “l’Africa in miniatura” per quella varietà climatica e culturale che lo contraddistingue. È necessario perché un mondo lontano riemerga davvero, che ci sia un incontro diretto, o mediato dalle sue immagini, con qualche suo testimone o con le sue bellezze ancora sconosciute. Ascoltando racconti di chi ci è andato e vissuto, o anche soltanto attraverso la sua musica, medium fantastico per annullare distanze e pregiudizi. Si incontreranno in questo modo nazioni con economie fragili che hanno culture impensabilmente ricche e sagge. Stili e filosofie di vita  che anche in Italia, paese insieme alla Grecia ultimo nella UE per finanziamenti alle aree disagiate della terra, possono essere preziosi. Secondo un proverbio africano per educare un solo bambino ci vuole un intero villaggio. Da noi basta una televisione.


frascati
“Un mondo usa e getta?”
(Armando Guidoni) - Giovedì 3 Febbraio, presso le Scuderie Aldobrandini si è tenuta una conferenza dal titolo “Un mondo usa e getta?”. Organizzata dal Forum Ambientalista Lazio con l’ Associazione culturale Alternativ@Mente su una proposta di Enrico Del Vescovo che ha coordinato i lavori, l’iniziativa ha dovuto subire l’assenza dell’ambientalista Giorgio Nebbia e di Rosa Rinaldi, vicepresidente Provincia di Roma e assessore alla tutela Ambientale, colpiti entrambi dal virus influenzale. I relatori sono stati Piero Binel esperto nella gestione rifiuti, Fabio Musumeci della Provincia di Roma ed Elio Romano coordinatore del Forum Ambientalista. Le relazioni sono state molto interessanti e, puntando all’obiettivo di realizzare un modello di sviluppo sostenibile per la salvaguardia del nostro pianeta, hanno acceso una serie di domande e di possibili scenari futuri. Certamente hanno suscitato una più attenta riflessione sulla scorretta impostazione, basata essenzialmente sul profitto di pochi, del ciclo produttivo di tutto ciò che noi consumiamo. Le attività produttive, infatti, hanno sviluppato interesse e nuove tecnologie, molto avanzate, solo nella prima parte del ciclo, quella che giunge fino al consumo. La seconda parte, quella dello smaltimento o del recupero degli scarti, viene trattata con scarso interesse tanto da essere gestita con metodi “primordiali”: si getta tutto! E allora occorre riflettere sul fatto che tutto ciò che gettiamo e che chiamiamo genericamente “rifiuto” è, a tutti gli effetti, uno scarto finale del ciclo di produzione dei nostri consumi. Nella produzione di qualsiasi oggetto, gli scarti sono generalmente riutilizzabili, perché non dobbiamo fare lo stesso con i rifiuti?
Se si riuscisse ad impostare coerentemente il ciclo del rifiuto, dalla raccolta al punto di recupero del materiale, si potrebbe allora organizzare in modo economicamente conveniente anche il ciclo di recupero” ha detto Piero Binel. In Italia i cittadini normalmente si oppongono alla costruzione delle discariche a causa del derivante inquinamento ambientale e della maleodorante ripercussione nell’aria. Ma il problema si pone solo sulla parte che marcisce. Per evitarlo, basterebbe mettere da parte la parte secca e trattare adeguatamente la parte marcibile avviandola ad impianti di compostaggio che, ossigenando il materiale, favorirebbero la sua trasformazione biologica evitando la puzza e la formazione di sostanze dannose (ad esempio diossina).
Nella Provincia - ha dichiarato Fabio Musumeci -  ci sono impianti gestiti dalla Regione (che ha commissariato a sé il trattamento dei rifiuti dal 1999) che separano i rifiuti in FOS (Frazione Organica Stabilizzata), prodotto secco e metallo, ma solo il metallo viene riciclato, gli altri due componenti vanno in discarica! Costi enormi per organizzare la separazione per poi non usare il lavoro fatto!
Da segnalare, infine, l’annuncio dell’apertura probabile di una grande discarica nel cuore dei Castelli Romani, in località Monte Castellaccio (Rocca Priora). Un ulteriore serio pericolo per la qualità e salubrità dell’acqua della sorgente Doganella!

 I NOSTRI PAESI - pagina 12

Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005