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Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005

 CULTURA E COSTUME

Moviolite
(Cristina Stillitano) - Campionato anno 2085. Nello stadio sospeso sulla piattaforma di Marte si gioca la finale della Coppa Androidi, serie Matrix A-1.
La tensione tra gli spalti è una cortina di fiati sospesi nei salottini termoregolati, ove tifosi ordinati si adagiano, praticando la meditazione. Il pallone carambola nell’area di rigore, l’attaccante balza avanti con sguardo feroce e strattona senza indugio l’avversario; poi scocca un tiro che finisce dritto nella rete. Gooooooollllllll !!!!! Esultano mentalmente in Curva Sud sbattendo le palpebre, mentre i giocatori si fermano in mezzo al campo e rivolgono 22 sguardi minacciosi verso l’arbitro: c’è stato un fischio, l’hanno sentito.
L’ometto in completo nero resta immobile al suo posto e, tremando, lancia occhiate disperate al suo quarto uomo. Il fischietto gli pende ancora dalle labbra e in cuor suo si domanda se avrà fatto bene, se non era meglio starsene zitto zitto a guardare, senza farsi venire grilli per la testa. I minuti sembrano secoli che non passano mai, lo stadio tutto è un unico occhio puntato su di lui.
Partono le proiezioni a raggi infrarossi. Il mega calcolatore digitale effettua i sistemi di equazioni infinitesimali. La moviola ai cristalli liquidi misura lo spazio-tempo attraverso le radici inverse delle espressioni a metà campo.
Ancora pochi secondi, il quarto uomo maneggia i monitors digitando freneticamente sulle tastiere. Finalmente arriva il bip per l’arbitro stremato, che tira fuori l’elaboratore dalla tasca come fosse l’oracolo di Apollo. Spinge un tasto e un cartellino giallo esce lentamente con su scritto: NEGATIVO.
Solleva la testa, gonfia il torace, drizza le spalle, mette su uno sguardo carico di sfida mentre teatralmente fa segno di no col dito. “Beccatevi questa” sembra pensare sotto i baffi sudati; poi si avvia verso l’area di rigore, ringraziando i santi per avergliela mandata giusta. Chissà perché, gli tornano in mente ricordi lontani di bisnonni che raccontavano di processi e di patenti con i punti. Di litigi e di insulti al bar dello sport. Di fischietti liberi come fringuelli in primavera. Di arbitri discussi, arbitri potenti, arbitri cornuti. “Che tempi!” - esclama, scuotendo la testa. Piazza il pallone, si posiziona in un angolo e, infine, lancia il segnale della punizione.

 CULTURA E COSTUME

Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005