Quella sera a Milano
era caldo
(Federico Gentili) - “Quella sera a Milano era caldo/ ma che
caldo che caldo faceva/ è bastato aprir la finestra/ una spinta e Pinelli
cascò” si sentiva intonare nei cortei. Negli stessi giorni il cantastorie
Franco cantava per le piazze “Il lamento per la morte di Giuseppe Pinelli”
e un giovane Dario Fo scriveva una commedia dal titolo “Morte accidentale
di un anarchico”. Pino Pinelli, ferroviere, anarchico, morì nella notte
tra il 15 e il 16 dicembre 1969, precipitando da una finestra della
questura di Milano. Qualche giorno prima, il 12 dicembre, era avvenuta
quella che da tutti sarà ricordata come la strage di Piazza Fontana. Una
parte dell’Italia, quel giorno, uscì per sempre dal mondo delle fiabe e
scoprì l’aspetto più torbido e misterioso della politica. E subito dopo
gli eventi del ’68, in pieno “autunno caldo”, indirizzando le indagini in
una certa direzione, alcuni apparati dello Stato presero decisioni che
cambiarono la vita di tutti. Adesso sappiamo che gli anarchici non avevano
nulla a che fare con quella bomba alla banca e sappiamo che in altri
ambienti vennero indicati fin da subito i nomi delle persone da fermare
per coprire i reali responsabili. A ricostruire il clima di quei mesi, da
quel 15 dicembre agli ultimi giorni del 1971, ci pensa il libro che
Camilla Cederna pubblicò allora, trentacinque anni fa, presso la
Feltrinelli e che ora viene ristampato dalla Net, “Pinelli, una finestra
sulla strage” (8 euro). La Cederna, che si occupava di costume per
l’Espresso, restò molto impressionata dalla morte del ferroviere milanese
e dai processi che ne seguirono. “Mi sforzo di guardare tutto, di non
perdere un particolare, un tono di voce... è una notte importante”. La
notte in cui venne svegliata dai suoi amici, due importanti giornalisti,
per andare in questura a vedere di persona cosa era successo. La stessa
notte in cui fu arrestato un altro illustre innocente, quel ballerino
anarchico che per molti anni fu semplicemente il mostro, Pietro Valpreda.
Una recente sentenza della Cassazione dà ragione a Vittorio Sgarbi in un
processo che vede protagonista anche la scrittrice, nel frattempo morta.
Quando infatti il politico e showman cominciò dalle tv Mediaset a sparare
a zero contro larga parte della sinistra e della magistratura, se la prese
anche con la Cederna e il suo onesto libro, arrivando addirittura ad
attribuirle una responsabilità morale nell’omicidio Calabresi. Legate
direttamente a quegli eventi sono le vicende umane di un vasto numero di
persone, morte e ferite in stragi, e indirettamente di tutti i cittadini
italiani. Il sospetto che ci sia stata una qualche tendenza ad evitare che
almeno un ufficiale di polizia fosse coinvolto nella vicenda Pinelli è “il
modo più efficace per incrementare i sospetti e il peggiore per tutelare
l’onore e il prestigio della polizia”. |