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Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005

 CULTURA E COSTUME

Quella sera a Milano era caldo
(Federico Gentili) - “Quella sera a Milano era caldo/ ma che caldo che caldo faceva/ è bastato aprir la finestra/ una spinta e Pinelli cascò” si sentiva intonare nei cortei. Negli stessi giorni il cantastorie Franco cantava per le piazze “Il lamento per la morte di Giuseppe Pinelli” e un giovane Dario Fo scriveva una commedia dal titolo “Morte accidentale di un anarchico”. Pino Pinelli, ferroviere, anarchico, morì nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969, precipitando da una finestra della questura di Milano. Qualche giorno prima, il 12 dicembre, era avvenuta quella che da tutti sarà ricordata come la strage di Piazza Fontana. Una parte dell’Italia, quel giorno, uscì per sempre dal mondo delle fiabe e scoprì l’aspetto più torbido e misterioso della politica. E subito dopo gli eventi del ’68, in pieno “autunno caldo”, indirizzando le indagini in una certa direzione, alcuni apparati dello Stato presero decisioni che cambiarono la vita di tutti. Adesso sappiamo che gli anarchici non avevano nulla a che fare con quella bomba alla banca e sappiamo che in altri ambienti vennero indicati fin da subito i nomi delle persone da fermare per coprire i reali responsabili. A ricostruire il clima di quei mesi, da quel 15 dicembre agli ultimi giorni del 1971, ci pensa il libro che Camilla Cederna pubblicò allora, trentacinque anni fa, presso la Feltrinelli e che ora viene ristampato dalla Net, “Pinelli, una finestra sulla strage” (8 euro). La Cederna, che si occupava di costume per l’Espresso, restò molto impressionata dalla morte del ferroviere milanese e dai processi che ne seguirono. “Mi sforzo di guardare tutto, di non perdere un particolare, un tono di voce... è una notte importante”. La notte in cui venne svegliata dai suoi amici, due importanti giornalisti, per andare in questura a vedere di persona cosa era successo. La stessa notte in cui fu arrestato un altro illustre innocente, quel ballerino anarchico che per molti anni fu semplicemente il mostro, Pietro Valpreda. Una recente sentenza della Cassazione dà ragione a Vittorio Sgarbi in un processo che vede protagonista anche la scrittrice, nel frattempo morta. Quando infatti il politico e showman cominciò dalle tv Mediaset a sparare a zero contro larga parte della sinistra e della magistratura, se la prese anche con la Cederna e il suo onesto libro, arrivando addirittura ad attribuirle una responsabilità morale nell’omicidio Calabresi. Legate direttamente a quegli eventi sono le vicende umane di un vasto numero di persone, morte e ferite in stragi, e indirettamente di tutti i cittadini italiani. Il sospetto che ci sia stata una qualche tendenza ad evitare che almeno un ufficiale di polizia fosse coinvolto nella vicenda Pinelli è “il modo più efficace per incrementare i sospetti e il peggiore per tutelare l’onore e il prestigio della polizia”.

 CULTURA E COSTUME

Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005