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Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005

 FILOSOFIA DELLA MENTE

Un metodo investigativo moderno
(Silvia Coletti) - Peirce ritiene che dubbio e credenza costituiscano l’input per una corretta ricerca conoscitiva. Il dubbio è il momento di crisi, che sorge di fronte ad ogni ostacolo, ad ogni novità esperienziale: funge da catalizzatore, in quanto ne evidenzia l’efficacia pratica. Avere consapevolezza di ciò significa aver presenti le caratteristiche e i limiti dell’evolvere non solo del sapere umano, ma soprattutto del modo in cui l’uomo stesso conosce. Secondo Peirce si può ritenere che la specie umana, nella sua evoluzione mentale incrementi realtà oggettive come conoscenza perfetta della essenza delle cose. Tutto parte dai significati presenti all’interno del pensiero che vengono verificati dalla necessità sociale. Il successo a cui una possibilità d’azione perviene è la prova della sua efficacia pratica  e della sua obiettività nella realtà. Il fallibile, ma pur sempre sorprendente successo del formulare ipotesi abduttive deriva da un assestamento reciproco fra cognizione e percezione, tra ciò che si ipotizza e ciò che corrisponde all’esperienza nella realtà. Peirce analizza qualcosa che va oltre l’induzione. L’ipotesi abduttiva si adatta alla realtà grazie a un meccanismo di selezione naturale delle pratiche cognitive attuate per la soluzione di problemi, per la spiegazione di anomalie e per la comprensione dell’ignoto. Il fallibile, ma sorprendente successo del formulare ipotesi abduttive deriva allora da un assestamento reciproco fra cognizione e percezione, tra ipotesi ed esperienza. Tuttavia, questa caratteristica del ricercare continuamente ipotesi verificabili o quantomeno adattabili all’ambiente, alla realtà, conduce l’abduzione, secondo il pensiero scientifico, verso una via senza uscita e quasi destinata alla fallibilità per eccellenza.  La caratteristica dell’incertezza da una parte e della necessità di un fondamento da ricercare nella deduzione e nell’induzione dall’altra, porta la comunità scientifica a non considerare l’abduzione come un metodo valido per saper come agire nella realtà.  Questo atteggiamento poco sorprendente, in quanto sottolinea l’aspetto  proprio all’essere umano, ossia la necessità di poter misurare tutte le cose, mette in evidenza che l’abduzione introducendo il caso e  l’apparente contraddizione degli elementi a cui pervenire, porta a svalutare questa metodologia.  Chissà che non sia il caso invece di rivalutare questi aspetti che per quanto non calcolabili fanno intrinsecamente parte della logica della vita, dell’essere e della realtà tutta.  Alla luce di queste riflessioni non è possibile valutare con certezza la fallibilità o meno, questa volta non delle ipotesi, ma dello stesso procedimento metodologico dell’abduzione. Infatti, come per il problema del dualismo mente - corpo, che  è da tempo radicato nel dibattito sulla filosofia della conoscenza, anche su questo procedimento ipotetico molte sono le voci discordanti, pur se risulta curioso pensare che in quell’ambito “metafisico” dove sia l’abduzione che il dualismo gettano l’essere umano, tutto o quasi tutto ci è conosciuto, basti pensare alla cupola del cielo, sotto la quale mille e più parole sono state spese in notti romantiche, ma che in realtà è solo il risultato della rifrazione della luce solare.

 FILOSOFIA DELLA MENTE

Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005