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Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005

 SPETTACOLI

“L’Antigone di Tiezzi”
(Antonino Musicò) - Dopo aver debuttato il 14 aprile al Teatro Metastasio di Prato, l’Antigone di Sofocle di Berthold Brecht è approdata dal 1 al 11 dicembre al Teatro India di Roma per la regia di Federico Tiezzi. Ancora una volta un testo tragico che pone interrogativi universali e attuali allo stesso tempo, i personaggi che popolano la tragedia si muovono all’interno dell’antica dicotomia mito - storia; gli dei che vivono da sempre nel verbo tramandato e gli uomini che vivono nella legge che loro stessi hanno scritto. La ragion di stato di Creonte (Sandro Lombardi) contro la forza primigenia di Antigone, sorella e natura, che afferma anarchicamente la propria coscienza individuale e quella della sua stirpe, contro colui che cerca di regolare i conflitti attraverso la legge, quella della Polis, legge disumana ma necessaria. È il tema dello scontro diretto tra civiltà; tra istanze religiose particolari e culture prevalenti; tra sanguinose guerre di potere e ratio giuridica; tra Stato e famiglia.
Ed è veramente strana questa famiglia di Antigone, erede incestuosa di un Edipo che lascia i suoi figli-fratelli alla continua ricerca dell’unità perduta, la missione di Antigone è quella di dare degna sepoltura al fratello Polinice, secondo la legge degli avi, nulla di più - nulla di meno ma Creonte vi si oppone fino a quando l’ostinato diniego diventa presagio di sventura e lo convince a superare la legge per interesse personale. È ciò che intende far emergere Tiezzi attraverso una sua nuova scrittura scenica della Tragedia, che passa attraverso il filtro epico-didattico di Brecht - non è un caso che abbia scelto Brecht il quale ha studiato la tragedia di Sofocle nella versione romantica di Holderlin - versione che sostiene l’ossatura dei personaggi allucinati, poco più che fantasmi all’interno di una scena che descrive un obitorio dove vivi e morti si confrontano ed entrano in conflitto, un conflitto sorretto dalle parole di Sofocle, svuotate dal loro senso metaforico in cui i personaggi si muovono in una zona liminare, tra vita e morte. Antigone di Sofocle non è scelta testuale tout-court ma è percorso teorico e registico preciso, è riflessione sul linguaggio teatrale, al limite tra immedesimazione stanislavskiana (Antigone) e manifesto politico. Lombardi (Creonte) denuncia la sua natura di performer fin dall’inizio con una discussione teorico-politica diretta al pubblico. Per Tiezzi è ancora una volta l’occasione per affermare la sua idea di teatro, esteticamente autonomo, senza compromissioni con altre forme spettacolari e di misurarsi con un testo la cui urgenza non è solo nel contenuto ma nella sua teoria teatrale. Antigone di Sofocle è l’ennesimo superbo risultato cui il regista è arrivato, dopo un percorso teatrale lungo e tortuoso ma sempre coerente.

 SPETTACOLI

Sommario anno XIV numero 3 - marzo 2005