“L’Antigone di Tiezzi”
(Antonino Musicò) - Dopo aver debuttato il 14 aprile al
Teatro Metastasio di Prato, l’Antigone di Sofocle di Berthold
Brecht è approdata dal 1 al 11 dicembre al Teatro India di Roma per la
regia di Federico Tiezzi. Ancora una volta un testo tragico che pone
interrogativi universali e attuali allo stesso tempo, i personaggi che
popolano la tragedia si muovono all’interno dell’antica dicotomia mito -
storia; gli dei che vivono da sempre nel verbo tramandato e gli uomini che
vivono nella legge che loro stessi hanno scritto. La ragion di stato di
Creonte (Sandro Lombardi) contro la forza primigenia di Antigone, sorella
e natura, che afferma anarchicamente la propria coscienza individuale e
quella della sua stirpe, contro colui che cerca di regolare i conflitti
attraverso la legge, quella della Polis, legge disumana ma necessaria. È
il tema dello scontro diretto tra civiltà; tra istanze religiose
particolari e culture prevalenti; tra sanguinose guerre di potere e ratio
giuridica; tra Stato e famiglia.
Ed è veramente strana questa famiglia di Antigone, erede incestuosa di un
Edipo che lascia i suoi figli-fratelli alla continua ricerca dell’unità
perduta, la missione di Antigone è quella di dare degna sepoltura al
fratello Polinice, secondo la legge degli avi, nulla di più - nulla di
meno ma Creonte vi si oppone fino a quando l’ostinato diniego diventa
presagio di sventura e lo convince a superare la legge per interesse
personale. È ciò che intende far emergere Tiezzi attraverso una sua nuova
scrittura scenica della Tragedia, che passa attraverso il filtro
epico-didattico di Brecht - non è un caso che abbia scelto Brecht il quale
ha studiato la tragedia di Sofocle nella versione romantica di Holderlin -
versione che sostiene l’ossatura dei personaggi allucinati, poco più che
fantasmi all’interno di una scena che descrive un obitorio dove vivi e
morti si confrontano ed entrano in conflitto, un conflitto sorretto dalle
parole di Sofocle, svuotate dal loro senso metaforico in cui i personaggi
si muovono in una zona liminare, tra vita e morte. Antigone di
Sofocle non è scelta testuale tout-court ma è percorso teorico e
registico preciso, è riflessione sul linguaggio teatrale, al limite tra
immedesimazione stanislavskiana (Antigone) e manifesto politico. Lombardi
(Creonte) denuncia la sua natura di performer fin dall’inizio con
una discussione teorico-politica diretta al pubblico. Per Tiezzi è ancora
una volta l’occasione per affermare la sua idea di teatro, esteticamente
autonomo, senza compromissioni con altre forme spettacolari e di misurarsi
con un testo la cui urgenza non è solo nel contenuto ma nella sua teoria
teatrale. Antigone di Sofocle è l’ennesimo superbo risultato cui il
regista è arrivato, dopo un percorso teatrale lungo e tortuoso ma sempre
coerente. |