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Sommario anno XIV numero 4 - aprile 2005

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Sulla corruzione…
(Giovanna Ardesi) - Il prof . Ciaravolo, che presiede il Centro italiano di Filosofia a Monte Compatri, ha recentemente scritto sul numero di febbraio di questo giornale un articolo che ha destato perplessità fra molti affezionati lettori di “Controluce”. In esso il filosofo giustifica la tangente dell’Amministratore quale “regalia” sui lavori pubblici, purché non danneggi la collettività. Credo che la redazione non abbia sbagliato nel dare spazio all’articolo del professore, in quanto ha inteso rendere noto il pensiero filosofico di chi svolge la carica di presidente di un Centro di filosofia, unico in Italia.
Se l’analisi filosofica di Ciaravolo si fosse fermata ad analizzare il pensiero che muove il classico “amministratore tangentista”, saremmo stati tutti d’accordo ed avremmo esclamato: «Lo sapevamo già!». Invece il filosofo è andato oltre, perché ha inteso esprimere un giudizio di valore, non altrettanto condivisibile. Trovo che il contenuto di quell’articolo sia carente da diversi punti di vista: economico, giuridico e di politica amministrativa. Dal primo punto di vista la tangente nell’Amministrazione pubblica è sempre una emorragia per le casse dello Stato e quindi per le tasche del contribuente, anche quando non va direttamente ad innalzare il prezzo dell’opera, bensì va a ridurre la qualità della medesima. Dal punto di vista giuridico, poi, occorre considerare che la tangente può aprire la strada ad altri ben più gravi delitti, quali mafia ed omicidi, rispetto ai classici reati di concussione e corruzione. Infine, dal punto di vista della politica amministrativa, non è vero quanto scrive il presidente del Centro di filosofia che l’Amministratore per ripagarsi delle spese elettorali sarebbe quasi costretto all’uso della tangente. Almeno per quanto riguarda le realtà comunali è previsto, infatti, che con una semplice delibera di giunta, il sindaco e gli assessori possano variare i loro compensi da un limite minimo ad un limite massimo, secondo le tariffe fissate per legge, tanto per tenere conto delle diverse situazioni finanziarie professionali e familiari.
Bene, dunque, ha fatto l’altro filosofo Claudio Comandini, nell’articolo di replica (vedi il numero di marzo) a far capire che anche la forma è sostanza e che assegnare (anche se in via puramente speculativa) una legittimità alla tangente può portare a danni ben concreti da una pluralità di punti di vista!

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Sommario anno XIV numero 4 - aprile 2005