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Sommario anno XIV numero 4 - aprile 2005

 CULTURA E COSTUME

Lettera ad una amica
(giovanni botticelli) - Due persone nascono, crescono, vivono, poi si incontrano, ma ciò che si incontra sono due “movimenti” nel tempo, non solo due corpi, ma due storie che nel tempo molte volte hanno pensato, sognato, costruito sempre da soli ma col profondo e ignoto desiderio di essere in due; anche se può sembrare assurdo, io con una ragazza, potrei costruirci una casa: bisogna però decidere se in quella casa i corpi, i desideri, i bisogni debbano essere sempre “uno” o anche, a volte, spesso, “due”; io personalmente ho scelto “due” che condividono qualcosa si qualcosa no; costruiscono la casa per avere attorno un luogo tranquillo, sereno dove si possa vivere insieme ma anche agire da sé senza sentirsi persi. Poi però se si sceglie l’uguaglianza perenne, questo è un’altra cosa e non voglio per me un’”ombra”, ma una persona che viva e che con me condivida la sua vita sapendo che il protagonista di sé è lei per lei ed io per me.
Stare soli nella stessa casa non rende inutile la casa perché io nella solitudine ho creato tutto quello che ho espresso, ma non mi sono mai dimenticato di mio padre, mia madre o gli altri che stanno fuori dalla mia stanza, nelle altre stanze. Io non voglio una persona al guinzaglio ma se mai per mano o anche solo accanto. A me piace la “solitudine” della mia stanza mentre dipingo, ascoltando musica e pensando o emozionandomi. Lei se saprà stare anche sola potrà stare nella mia stessa stanza, ma solo se nelle altre sa vivere anche senza me presente a 10 metri in un’altra stanza. Questo perché non voglio rinunciare alla mia solitudine e perché non mi voglio illudere con la sua “vitale” presenza. Stiamo insieme, ma la vita la so vivere e la sa vivere.
È bello stare nella stessa casa, condividere momenti, ore e la tranquillità di un ambiente che è un punto di inizio per spaziare, credere, cercare senza che l’uno limiti l’altro con i propri diritti e doveri. Non voglio né un padrone né una serva ma una persona al mio livello che si senta presente e non pensa: ecco perché “un’amica”, perché con lei non ci sono obblighi né diritti né pretese ma pura condivisione e libertà. Ci possiamo, anzi ci informiamo ognuno del programma dell’altro nella giornata, in un momento o in un’ora ma, il programma ognuno se lo fà da sé e può chiedere partecipazione.
Vorrei essere / in due / a camminare accanto / ad alberi d’inverno /
e sole basso / che tramonta / così d’essere / due / infiniti movimenti d’emozioni

Libertà è fiducia, forza, volontà, solitudine ma tutto vissuto serenamente sapendo della presenza “libera” dell’altro.
Il legame tra me e lei non sta nei gesti ma nella consapevolezza della presenza altrui come essere che pensa, crea, s’emoziona senza poteri.
Il legame è di fondo, è profondo, è puro, è forte, è certo, è voluto ma non è gesti o parole, è affinità profonda, star tranquilli senza obblighi. Il gesto, il bacio, la parola, sono legami fragili e confusi; il legame è sempre “libero” perché non ha obblighi o doveri ma fraternità e vicinanza che porta rispetto e cura della tranquillità dell’altro e del suo mondo che a volte si intreccia con quello dell’altro. Il legame non ha metratura, non è un guinzaglio che prima o poi tirerà, è un abbraccio aperto e sereno, fraterno e amichevole che non stringe ma dà fiducia e libertà.
Non siamo fidanzati io e lei, siamo due persone che condividono la vita perché si sentono vicini senza bisogno di poteri o promesse. Camminiamo ma nessuno obbliga la direzione. Con lei voglio vivere tranquillo non incatenato in promesse.
Due mondi vicini che non si perdono perché sanno vivere anche soli, ma si sono chiesti compagnia fraterna e profonda oltre i gesti.

 CULTURA E COSTUME

Sommario anno XIV numero 4 - aprile 2005